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Luca Passafaro

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CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Potremmo definirlo un calabrese alla corte di ZeroCalcare, ma in realtà Luca Passafaro, classe ’95, catanzarese, è molto di più. Sulla sua carta d’identità, alla voce professione troviamo una definizione abbastanza anomala: animatore 2D.

Un mestiere, quello dell’animatore, frutto di una lunga gavetta, di tanto studio e impegno che hanno portato la giovane eccellenza calabrese ad entrare come stagista nello studio Doghead, e dare il suo piccolo grande contribuito ad uno dei più importanti successi creativi di quest’anno, “Strappare lungo i bordi” la serie trasmessa da Netflix, scritta e ideata da ZeroCalcare.

Passafaro sarà ospite, il 17 e il 18 dicembre, di “IMAGO – La Calabria tra le nuvole”, festival del fumetto presentato dall’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano in collaborazione con la cooperativa Cluster e l’associazione Gommalacca, nell’ambito delle manifestazioni del cartellone di Natale della cittadina della zona della Sibaritide. Abbiamo intervistato Luca Passafaro per farci raccontare le dinamiche del suo lavoro.

Qual è stato il tuo ruolo all’interno della produzione di “Strappare lungo i bordi”?

«Il mio ruolo è stato quello di animatore Cutout. Sono tecniche di animazione che riprendono sempre un sistema artigianale. Ci abbiamo lavorato in tanti. Io sono stato una piccola parte del tutto. Il mio ruolo è stato breve, ma molto intenso. Ho collaborato infatti al primo episodio. Il vero cuore pulsante di tutta la produzione, è stato lo studio DogHead che fa parte di Movimenti, realtà che ha creato un networking tra diverse aziende italiane. DogHead ne è il cuore pulsante. Sono entrato nello studio a febbraio. È stato un percorso molto intenso, iniziato appena finiti gli studi. Mi sono subito trovato catapultato in questa importante realtà italiana, a cui si deve anche la creazione della serie di Topo Gigio. Ma non solo. Sempre DogHead ha realizzato il video della canzone M%n opera del rapper e produttore discografico tha Supreme, al quale ho collaborato anche io». 

Il tuo percorso di studio qual è stato?

«Fin da piccolo sono stato appassionato di disegno. Rivedendo oggi le “opere” di allora, soprattutto copie delle cover di Topolino, mi sono reso conto che è sempre esistita una certa propensione naturale in me al solid drawing, cioè la capacità di conferire solidità fisica ai personaggi. Ciò è stato notato da mio padre che è un appassionato di disegno e mi ha aiutato molto. Inizialmente ho frequentato la scuola di pittura del Maestro Angela Procopio a Catanzaro Lido. Questa esperienza mi ha fatto comprendere che ciò che mi interessava era la costruzione del movimento, di una vera e propria recitazione. Avrà avuto influenza in ciò la mia passione per il teatro coltivata da ragazzo. Poi c’è stato un anno di esperienza alla Scuola Internazionale di Comics di Torino. Il mio desiderio di potenziare il mio percorso mi ha portato al blasonato Centro sperimentale di Cinematografia, nel dipartimento di Animazione, dove sono stato ammesso».

Si tratta di una specie di università dell’animazione?

«Si, dall’anno di corso successivo al mio c’è stata l’equiparazione del diploma che si consegue al termine del percorso con la laurea intesa in senso classico. È tuttavia una realtà per chi ha già intrapreso un percorso e non per chi è all’inizio dello stesso».

Cosa ti è piaciuto di più del lavoro posto in essere per la serie Strappare lungo i bordi?

«Si dice che gli animatori sono in parte anche attori, perché bisogno imprimere un certo acting ai personaggi che si vanno ad animare. L’impresa più bella che è stata realizzata in studio è stata ricreare, senza bisogno di inventarlo, quell’atteggiamento che poi ha davvero ZeroCalcare nella vita reale. Tralasciando il contenuto, non per minore importanza, ma proprio perché ZeroCalcare come prodotto autore è una garanzia…»

Qual è lo stato dell’arte dell’animazione in Calabria?

«Quando torno in Calabria da Firenze, dico sempre a chi è in macchina con me “Ricordami tu la strada, perché io non me la ricordo”. È una battuta per dire che sono un po’ lontano da casa per potere rispondere con compiutezza. Posso dire sicuramente però che ci sono tanti amici e colleghi calabresi che si fanno valere nel settore dell’animazione, in Italia e nel mondo, tra cui appunto Andrea Mannino, regista che mi ha introdotto al mondo dei videoclip dello Zecchino d’oro. Non so quanto si facciano valere in Calabria, perché credo per ora siamo molto lontano da un’idea di una scuola o uno studio di animazione qui da noi. Mi dispiace perché c’è un grande potenziale, non per me, ma perché ci sono tanti ragazzi calabresi che hanno talento. Ma il talento non basta, ci vuole l’applicazione. Se non hai mezzi per farlo, le strutture, la possibilità, non ce la puoi fare. Io sono dovuto andare a Torino perché la Calabria queste possibilità non me l’ha date. Lo dico anche un po’ di rabbia. Se avessi potuto avere questa possibilità di crescita e di sviluppo in Calabria sarebbe stato il massimo». 

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