Marcello Walter Bruno
4 minuti per la letturaGiovedì a causa di un malore improvviso è venuto a mancare il Prof. Marcello Walter Bruno (LEGGI). Per chi lo ha conosciuto e ha avuto modo di condividere con lui esperienze scientifiche e di vita perde un collega brillante e scrupoloso e un amico di serate liete e conviviali.
Nato a Cosenza il 23 settembre 1952, si era laureato in filosofia all’Università di Bologna negli anni ‘70 con una tesi di Filosofia della scienza diretta dal professor Pasquinelli. Tra i suoi maestri ha avuto Umberto Eco di cui aveva frequentato – spesso lo raccontava con orgoglio suscitando l’invidia di amici e colleghi – la casa-biblioteca di Milano.
Dopo l’esperienza di lavoro in banca (chi lascerebbe un lavoro in banca…?), prima di intraprendere la carriera accademica, negli anni ‘80 ha lavorato come regista per la RAI producendo diversi cortometraggi e brevi servizi; molti cortometraggi hanno al centro la valorizzazione della Calabria, delle sue ricchezze storico-artistiche e del territorio. In questi lavori di regia non mancano certo gli elementi di riflessione sulla società, sfruttando quella sua capacità unica di giocare con le parole per spingere il lettore a riflettere sulle sottigliezze della lingua come specchio del sociale.
Negli anni ‘90 si è avvicinato all’insegnamento, dapprima come docente in corsi di formazione professionale presso università e istituti professionali. Ma i novanta sono stati anche gli anni de La Cosa, l’agenzia di comunicazione che fonda insieme a Massimo Celani, Aldo Presta e Claudio Alagia, un’avventura particolare, tra impresa (poco imprenditoriale), laboratorio artigianale del fare comunicazione e centro sperimentale di creatività. Un’esperienza decennale, durante la quale sarà il copy geniale di molte campagne di comunicazione di istituzioni pubbliche e private. Claim come “lezioni di Campus”, per l’UniCal e “compagni di bancomat” per la Carical, frutto di uno sperimentale lavoro sul linguaggio, sulla sua struttura e sulle sui suoi meccanismi combinatori (che Bruno maneggiava con una brillantezza sorprendente), sono rimasti esemplari negli anni.
Le molteplici esperienze professionali lasciano un segno, che si ritrova nell’insegnamento universitario presso l’ateneo di Arcavacata. Inizia negli anni ‘90, dapprima come docente a contratto presso le Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze politiche, poi, dopo un breve periodo come ricercatore, diventa professore associato titolare della cattedra di istituzioni di linguaggio cinematografico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (oggi Dipartimento di Studi Umanistici) per il corso di laurea in DAMS.
Nel corso degli anni i suoi insegnamenti sono caratterizzati da una forte base semiotica ancorata ai mezzi di comunicazioni di massa più diversi: dalla semiotica del testo alla fotografia degli ultimi anni, passando per il cinema, la comunicazione turistica e gli audiovisivi.
La sua produzione scientifica conta numerosi saggi pubblicati in riviste e in opere collettanee, caratterizzate da uno stile unico in cui il rigore scientifico si sposa con elementi più prossimi alla letteratura o alla saggistica più brillante. La monografia sul cinema di Kubrick, ristampata nel 2017 (Gremese), è uno dei riferimenti internazionali sul cinema del regista inglese. Alle pubblicazioni scientifiche si affiancano l’edizione di sceneggiature per la Rai e drammaturgie teatrali da ultimo La fuga di Pitagora lungo il percorso del sole (Erranti, 2021).
Marcello è stato prima di tutto, e per almeno quattro generazioni di studenti dell’Unical, un grande insegnante, capace di trasmettere la passione e la curiosità intellettuale anzitutto perché era incapace di nasconderla. Chi ha avuto libri in dono da lui (e ne ha regalati molti – ma ne comprava moltissimi…) conosce il corpo a corpo con essi che le annotazioni (rigorosamente a penna, sicché ogni libro passato da Marcello diventava una piccola opera di action painting) testimoniano. Negli insegnamenti e nelle collaborazioni scientifiche aveva la capacità di passare dalle questioni teoriche più elevante della semiotica alle semiotiche speciali, al cinema, alla cultura pop (il suo ultimo progetto – per cui aveva contattato alcuni di noi – era un volume collettaneo sui Peanuts), sempre con uno sguardo generale e ampio, filosofico, e un tono lieve spiritoso e ironico. La stessa brillantezza della sua scrittura (e in certi casi un’acutezza ancora maggiore) sgorgava senza risparmio in ogni conversazione, o nelle chat di tutti i giorni. Molti di noi conservano gelosamente alcune di queste, e le riguardano per sorridere quando si affaccia la malinconia.
Ciao Marcello, se potessi tornare con noi, con una battuta fulminante e un gioco spericolato di parole, sapresti raccontarci cosa hai trovato dall’altra parte.
Gli amici e i colleghi
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