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La testimonianza di Ida Lanzino

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Calabresi nel mondo: come eravamo, storie di emigrati

RENDE – Un’iniziativa per raccontare l’emigrazione italiana in Francia. Storie di famiglie, di cambiamenti e di integrazione. Il progetto dell’esposizione itinerante “Ciao Italia!” realizzata dal Musée National de l’Historie de l’immigration patrocinata dalla città di Cannes ha registrato l’adesione di molti istituti scolastici.

Nella regione della Costa Azzura (Dipartimento Alpes Maritimes) la comunità italiana (in particolare calabrese) è molto radicata. Un originale percorso didattico che ha permesso agli insegnanti di far conoscere e comprendere il fenomeno dell’emigrazione italiana agli studenti. Non le “solite” lezioni ma un viaggio a ritroso nel tempo grazie ai contenuti della mostra e alle testimonianze di chi l’emigrazione l’ha vissuta sulla propria pelle.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo molte famiglie calabresi lasciarono la loro terra natìa per cercare una vita migliore in Francia. Tra le scuole che hanno aderito all’iniziativa c’è stato il Lycée Audiberti di Antibes dove l’insegnante Roberto Filippone (entrambi i genitori sono emigrati da giovani in Francia, il padre Domenico era nativo di Palmi mentre la madre Ida Lanzino è originaria di Luzzi ed emigrò da Rende nel 1964) ha coinvolto i suoi studenti in questa importante iniziativa.

CALABRESI NEL MONDO: LA STORIA DI IDA LANZINO

A tenere la “lezione” è stata proprio la mamma del docente, la signora Ida, che ha raccontato con dovizia di particolari la sua storia e quella della sua famiglia. L’Italia era uscita con le ossa rotta dalla Seconda guerra mondiale, la ricostruzione fu lunga e difficile. Venne poi il miracolo economico che se, da una parte, modernizzò la nazione da un punto di vista industriale, economico e sociale dall’altra andò a depauperare l’Italia delle campagne e delle periferie accentuando in alcuni casi gli squilibri e favorendo l’emigrazione.

La signora Ida ha quindi spiegato ai ragazzi, rapiti dalla sua testimonianza, le speranze, le paure e le inevitabili difficoltà del processo d’integrazione. Il lungo viaggio in treno, l’arrivo in un Paese sconosciuto e le ovvie difficoltà iniziali con la lingua. Non mancarono gli episodi spiacevoli da addebitare all’intolleranza di alcuni ma, fortunatamente, la maggior parte dei francesi accolse i cugini d’Oltralpe.

Questi ultimi si rimboccarono le maniche e, in ossequio alla tradizione calabrese, lavorarono sodo dando un contributo produttivo alla nazione che li aveva benevolmente accolti. Sempre con l’Italia e la Calabria nel cuore.

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