L'interno della sede di Cosenza del Grande Oriente d'Italia
6 minuti per la letturaCOSENZA- «Che bello» dice il signore accaldato passando davanti al palazzo della ex Banca di Calabria, in via Trento a 40 passi da Palazzo dei bruzi. La nuova sede del Grande Oriente d’Italia svetta nella sua bella ristrutturazione. Ieri alle 17.30 è stata inaugurata alla presenza del Gran Maestro Stefano Bisi alla presenza di personalità autorevoli, non solo massoniche.
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Ho avuto il privilegio di visitare in anticipo la nuova sede e soprattutto di poter intervistare il Gran Maestro Aggiunto Antonio Seminario, 64 anni, rossanese, gran figura della Massoneria calabrese lato Goi, estremamente riservato, quindi molto “understatement” che per la prima volta parla con un giornalista. Questione di riservatezza ma non segretezza. Una cifra massonica che accompagnerà la visita guidata e il nostro colloquio molto franco e leale.
Salendo le scale la memoria va indietro agli anni Ottanta. Una rapina alla Banca di Calabria fa accorrere le pantere della Polizia nella zona che circondano l’edificio. Uno dei banditi sarà ucciso in un agguato di mafia, si nasconde dietro una tenda. Con passo normale prende l’uscita mani in tasca. «È lui», si ode tra la folla e il breve inseguimento si conclude con le manette ai polsi.
È ben diversa l’atmosfera in questo inizio di luglio 2022, fratelli in grisaglia sfaccendano per il loro gran giorno. Tutto è pronto per l’inaugurazione. L’edificio fu costruito nel 1912. Uno stile sobrio di marca coloniale come la dirimpettaia sede della Banca d’Italia si rispecchiava anche nell’architettura verde del giardino con splendide palme. Palazzo con vincolo della Soprintendenza che ha concordato con i nuovi acquirenti lavori e ristrutturazione. Un parallelepipedo gradevole si staglia dietro cipressi in una nuova architettura che dona molto al quartiere dei Rivocati ridando antico splendore ad una bellezza chiusa da troppo tempo.
Arriva il Gran Maestro Seminario. Gentile nei modi e colto nell’eloquio lo circondano e lo accompagnano Vincenzo Gaito, maestro Oratore, colui che veglia sul rito della loggia, l’avvocato Gianluca Serravalle discepolo di obbedienza e Diritto di Ernesto d’Ippolito con ruolo nel Consiglio dell’Ordine e Giancarlo Filippelli presidente dei 15 Maestri venerabili che guidano le logge cosentine del Goi. Gerarchie che si tramandano dai tempi delle cospirazioni e che costituiscono una tradizione che si sposa con il tempo cambiato del nostro presente.
Ho davanti un gruppo di buoni borghesi riservati e non segreti, animati dai principi della Rivoluzione francese che senza segretezza praticano obbedienza laica che ha tradizione antica nella Cosenza dei Salfi e dei fratelli Bandiera, e che anche in Calabria ha radici antiche come testimonia la Loggia di Girifalco. Un numero alto di associati al Goi. Sono 600 gli iscritti a Cosenza, diverse migliaia in Calabria cui vanno sommati i fratelli di altre obbedienze. Rispetto alla popolazione residente sono tanti. Una delle concentrazioni più alte d’Italia, seconda solo alla Toscana.
La nuova sede cosentina si caratterizza per la sua porta aperta alla città e all’area urbana (il Goi si è portato avanti rispetto alle amministrazioni avendo già da tempo unificato le logge di Cosenza e Rende). Qui anche i profani potranno venire per partecipare a incontri culturali nei magnifici spazi riadattati con stile sobrio ma elegante e accedere alla meravigliosa biblioteca che ha acquisito i lasciti librari di Gran Maestri che hanno segnato la cultura italiana e locale. I diversi templi resteranno riservati alle riunioni degli aderenti con riti e consuetudini antiche.
Camminiamo nei grandi spazi vuoti. Armadi e teche con i nomi delle logge, sette spade in una custodia, tempi piccolo e grande con il fascinoso significato allegorico di uno spazio filosofico ben definito. Le sette fiammelle che ardono in modo elettrico, il candelabro simile a quello ebraico, il tempio grande con lampadari di cristallo a luce multicolore, il gabinetto di riflessione dove si accoglie il nuovo adepto. C’è anche una cucina. Il vecchio enorme caveau della banca è stato modificato per costruire un sistema di scale esterne, l’antica scala a chiocciola che porta al piano inferiore è stato mantenuto e da chi si richiama alla “libera muratoria universale”, e anche questo sembra essere un raccordo materiale con il passato immateriale.
Il Goi ha investito nell’acquisto di nuove sedi visibili e aperte in diverse parti d’Italia. A Pescara il Villino Bucco, splendido esemplare di liberty costruito dalla famiglia di D’Annunzio, a Bologna è in corso un’acquisizione simile a quella di Cosenza. Investimenti trasparenti con i soldi delle quote decise con la Fondazione che governa la sorte del Goi.
Discutiamo oltre un’ora con il Gran Maestro Seminario abile conversatore, riservato di carattere, ma aperto a ogni tema. Non ci sono segreti a suo dire tra cieli stellati di kantiana memoria disegnati su una volta. «È l’attualità di sempre» mi dice Seminario. «Ignorano la nostra storia, tutti ricordano Nathan grande sindaco di Roma, si tace sempre che era massone». Parole di sprezzo verso la P2 «che abbiamo contribuito a svelare nei suoi disegni eversivi» ma quel luogo comune che nella vulgata corrente continua a vedere qualcosa di losco e che in Calabria fa tremare spesso i polsi con quella massomafia che affligge la nostra terra non scompone il Gran Maestro. «Ci credo che dobbiamo difendere la nostra vera natura. Se uno va su un motore di ricerca e digita Massoneria prevale quella deviata che noi avversiamo. Lo stesso Gratteri se nota non parla mai di Massoneria. Poi ragioni sui fatti. A Reggio Calabria ben 5 inchieste sulle deviazioni hanno visto un solo fratello indagato e poi assolto. Se arrestano un carabiniere non si espone a ludibrio tutta l’Arma, se arrestano un sacerdote non si mette alla berlina l’intera Chiesa». Ah la Chiesa di Roma. Chiedo se sono ancora anticlericali: «La Chiesa di oggi è molto cambiata. Il nostro libero pensiero non è dogmatico».
Mi vengono spiegate architetture gerarchiche precise, come funziona l’accettazione del nuovo adepto, la giustizia interna a quanto pare implacabile con chi sbaglia. Le collaborazioni del Goi con l’Archivio di Stato e con il Fai, la contesa legale con lo Stato italiano per la storica sede nazionale di Palazzo Giustiniani da cui furono sfrattati da Mussolini nel 1926 e in cui Giovanni Spadolini voleva far sorgere il Museo storico della Massoneria italiana.
Una porta aperta da oggi ai profani in via Trento a Cosenza. Prima di andare via faccio notare che al Goi a differenza di altre obbedienze non si affiliano le donne. «In trecento anni di storia non abbiamo mai cambiato le nostre tradizioni» mi risponde garbato Seminario. Come la Chiesa e la sua storia millenaria mi viene da pensare. Magari se ne tornerà a parlare nella nuova sede cosentina del Grande Oriente d’Italia. Una sede con porta aperta a tutti. E ingresso riservato per fratelli che tengono ancora viva una filantropia carbonara che affermano essere l’opposto di chi cerca affari e interessi; e che davanti a studio intenso e conversazioni colte preferisce andarsene in sonno rimanendo deluso dalla frequentazione di loggia dove non ha trovato quello che cercava.
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