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Il Gbu fa un passo indietro sui social e chiede scusa. E sta per arrivare il progetto “Courage”
DEFINISCE l’omosessualità «un circolo vizioso che può essere spezzato con coraggio e impegno», dando credito alle cosiddette teorie “riparative” o di riorientamento sessuale. È l’opuscolo che fino a pochi giorni fa era esposto nel banco libri del Gbu (Gruppo biblico universitario) di Cosenza, un’associazione che risulta tra quelle accreditate all’Università della Calabria.
Il volumetto, che cita in maniera piuttosto libera anche studi datati e controversi come quelli di Kinsey, considera l’omosessualità una fantasia o una debolezza che può essere «controllata» dalla responsabilità personale e dalla volontà.
«Le persone con una tale possibile predisposizione non sarebbero obbligate a diventare omosessuali. Alcuni scienziati – si legge nell’opuscolo – credono per esempio che ci siano persone nate con influenze biologiche che le spingono all’alcolismo, alla tossicodipendenza, a comportamenti criminali e persino al divorzio. Ciò significa forse che queste persone debbano necessariamente diventare e rimanere tossicodipendenti o criminali?».
La sociologa Giovanna Vingelli, direttrice del Centro di Women’s Study “Milly Villa” e Gaetano Fazari di Eos Arcigay hanno segnalato vicenda e associazione al Comitato unico di garanzia dell’Università della Calabria, contestando la diffusione – tanto più grave per Vingelli e Fazari visto il contesto – di messaggi omofobi.
Sul caso interviene anche la Cgil Giovani Cosenza. «Ci duole assistere nel 2017 a fatti di questo tipo, soprattutto se avvengono all’interno di una università, centro della cultura, del pensiero e del rispetto dell’identità e delle libertà dell’individuo. Condividiamo pienamente la denuncia di Gaetano Fazari e di Giovanna Vingelli e come Cgil Giovani ci uniamo all’appello affinché vengano presi tempestivi provvedimenti nei confronti della suddetta associazione studentesca».
Gbu Cosenza, da parte sua, sui social network fa un passo indietro. «Chiediamo scusa agli omosessuali che si sono sentiti offesi dal contenuto di un trattato, di cui precisiamo di non essere gli autori e che non abbiamo mai distribuito (era all’interno di un banco libri). Non è mai stata intenzione nostra – si legge sulla pagina Facebook del gruppo – offendere qualcuno. Il desiderio del nostro gruppo è di condividere il messaggio cristiano e promuovere la conoscenza biblica».
E ORA ARRIVA COURAGE – Sempre in questi giorni si segnala all’Unical l’attivismo del progetto “Courage”, impegnato in attività di volantinaggio rivolto a chi «prova un’attrazione omosessuale e cerca risposte». Di cosa si tratta? Courage, leggiamo sul suo sito, è «un apostolato della Chiesa Cattolica che offre accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso e ai loro cari».
Fondato a New York e presente da alcuni anni in Italia con momenti di preghiera a Roma, Torino e Reggio Emilia, l’apostolato Courage predica la castità, come mezzo per «andare oltre i confini dell’identità omosessuale verso una più completa unione in Cristo». Negli incontri di gruppo usa il metodo dei 12 passi, mutuato dallo schema degli alcolisti anonimi. Tanto per capire di cosa parliamo, il quinto passo ad esempio recita: «Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano la natura esatta dei nostri torti». Due anni fa, al centro di una forte polemica, Courage si affrettò a precisare che nel suo progetto non c’è alcuna terapia di guarigione, ma solo un “programma spirituale”.
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