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COSENZA – Giunge alla sua ottava edizione il Premio Sila ‘49, che ieri pomeriggio ha ufficialmente dato il via alle cerimonie di premiazione. Nei saloni di palazzo Arnone, la prima giornata della kermesse ha visto come protagonista Luigi Ferrajoli, giurista, magistrato, docente universitario e filosofo del diritto, con il suo volume “Manifesto per l’uguaglianza”, vincitore del Premio per la sezione economia e società. «Ferrajoli è un maestro della filosofia e del diritto». Ad affermarlo è il magistrato Renato Greco, uno dei giurati del Premio, che racconta come le opere di Ferrajoli siano conosciute in tutto il mondo e tradotte in diverse lingue.

Dal profilo dello scrittore, tracciato da Greco, emerge l’importanza della sua figura, che lo ha portato a ricevere più di 30 lauree ad honorem dalle università del mondo. «A lui devo il modo in cui ho fatto il magistrato» continua Greco, che descrive a grandi linee anche l’opera premiata. «Il “Manifesto per l’uguaglianza” è un’opera che si caratterizza per le specifiche qualità dell’autore: l’altissima e raffinata cultura giuridica e la sua sempre presente passione» che gli consentono di scrivere testi specifici per gli addetti ai lavori ma al contempo semplici e comprensibili a tutti. «In questo volume l’autore mette in evidenza il concetto di uguaglianza, che rende fiera la nostra costituzione», evidenzia i diritti e i valori e al contempo il disvalore che si accompagna alle diseguaglianze, ad esempio quelle economiche. In seguito, scorre gli argomenti che in questo momento rendono inefficace l’uguaglianza: i fattori economici, le discriminazioni, le violazioni dei diritti umani, la mancata tutela di questi. In fine, dopo un’attenta analisi, propone un progetto universale di uguaglianza. Qualcosa a cui tutti dovremmo far riferimento in una società che – sottolinea Greco – «non solo non persegue l’uguaglianza, ma fa della diseguaglianza un vanto».

È un rapporto invertito quello che si è prodotto tra politica ed economia. «A differenza di quanto avveniva, non è più la politica che detta le regole all’economia, bensì il contrario». Lo rimarca lo stesso Ferrajoli durante il suo dibattito con Piero Bevilacqua, storico dell’università La Sapienza e membro della giuria del Premio. «La logica del profitto e dell’arricchimento individuale produce una forte diseguaglianza. Anche i diritti sociali (alla salute, all’istruzione, alla sussistenza) sono ora considerati un lusso, mentre la storia ci dimostra che sono l’investimento primario, senza questi non esiste nessun tipo di sviluppo economico».

Bevilacqua sottolinea come Ferrajoli si concentri anche sulla violazione dei diritti umani e pone l’attenzione sull’origine del pensiero razzista. I pensieri razzisti – spiega Ferrajoli – esistono perché sono stati teorizzati. Ruolo fondamentale ha avuto anche la legittimazione della conquista. Nella storia del pensiero, dopo il diritto soggettivo, fa la sua comparsa la questione del diritto fondamentale; il più antico è il diritto a emigrare, universale che è rimasto nel diritto internazionale per cinque secoli perchè alla base delle colonizzazioni. «Il diritto a emigrare è stato inserito nella dichiarazione universale del ‘48, nei patti del ‘66, nella costituzione italiana (art. 35). Solo che quando i flussi migratori si sono ribaltati e i migranti tentano di penetrare nei nostri paradisi democratici, questo diritto si è trasformato in delitto».

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