L'intervento di Mattarella all'Unical
9 minuti per la letturaCOSENZA – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato all’Unical dove parteciperà alla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno accademico. Il Capo dello Stato è accompagnato dai ministri dell’Interno Marco Minniti e della Pubblica istruzione Valeria Fedeli, dal sottosegretario all’Economia Tonino Gentile e dalla presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi.
IL PROGRAMMA E LE CURIOSITA’ SULLA VISITA
Quando il Presidente Mattarella è entrato nella sala dell’Ateneo, il coro dell’Università della Calabria ha intonato l’Inno di Mameli.
Mattarella ricorda Nino Andreatta
Nel suo intervento (GUARDA IL VIDEO) il Presidente Mattarella ha ricordato Beniamino Andreatta, padre fondatore e primo rettore dell’Unical, di cui ricorrono i dieci anni dalla scomparsa. Andreatta e Mattarella sono stati legati dalla comune militanza nella sinistra Dc: «Ringrazio il rettore, perché posso rivolgere un saluto in questa aula dedicata a Nino Andreatta. Pensavo a lui durante la lectio del professor Nicola Leone sul l’intelligenza artificiale. Nino – ha aggiunto il Capo dello Stato – era una delle persone più intelligenti che io abbia conosciuto. La sua lectio, professore Leone, ci fa riflettere sull’unicità del sapere e dell’intelligenza umana. Non è il computer che batte Kasparov, nella sfida che ci ha ricordato, ma chi ha programmato quel computer».
LE REAZIONI DI STUDENTI, PERSONALE E MINISTRI
Mattarella ha aggiunto: «Andreatta aveva una propensione eclettica, complessiva di approccio nei confronti della cultura. La sua intuizione, il suo impegno nei confronti di questa università è il segno di questa apertura. Era un uomo del nord Andreatta, ma si è impegnato attivamente e in concreto per la nascita di questo ateneo».
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Mattarella: la crisi e Aleppo
Mattarella ha fatto anche riferimento al discorso di Bashar, alla presenza degli studenti stranieri, alla città di Aleppo, «simbolo di convivenza, oggi purtroppo devestata dall’intolleranza». Un passaggio è stato dedicato ai problemi che vivono le università, evocati negli interventi che lo hanno preceduto, e alla crisi economica «ancora più dura al Sud». Tuttavia, dice il presidente, «bisogna pensare ai risultati conseguiti e a quello che rappresenta questo ateneo».
VIDEO: L’INNO DI MAMELI PER IL PRESIDENTE MATTARELLA
Mattarella e la cultura della legalità
«Dalla cultura, da cui deriva non soltanto la spinta, le capacità per impegnarsi nella vita sociale, deriva – ha proseguito Mattarella – anche una grande concezione rigorosa di legalità e anche la possibilità di immaginare, progettare, suggerire indicazioni anche generali di comportamento alle istituzioni». Piccolo fuoriprogramma, nel silenzio del’aula, il rumore del microfono che cade. «È la tecnologia» commenta il capo dello Stato, suscitando il sorriso della sala.
All’Unical in fuga dalla guerra
Bashar Swaid, giovane dottorando di ricerca originario di Aleppo e in Calabria dal 2013, nella sua testimonianza ha ripercorso la sua storia: «Più di tre anni fa ho dovuto lasciare Aleppo, una delle città più belle e antiche del mondo. La mia città d’origine. Ma volevo continuare la mia ricerca all’estero Non dimenticherò mai gli sforzi fatti per me dal Settore Relazioni internazionali e dal Centro residenziale dell’Unical, per aiutarmi ad arrivare in Italia».
Bashar Swaid, rappresentante degli studenti internazionali, è un dottorando di ricerca siriano, arrivato in Calabria nel 2013, in fuga dalla Siria in guerra. Oggi Bashar e sua moglie Hadya frequentano il corso di dottorato di ricerca in Scienze e Ingegneria dell’ambiente, delle costruzioni e dell’energia e hanno riunito la propria famiglia ad Arcavacata. I loro bambini frequentano le scuole di Rende, insieme ai compagni italiani.
Nel suo lavoro di ricerca Bashar sta mettendo a punto un sistema generativo per la ricostruzione di Paesi distrutti dalla guerra, in via di brevettazione. «Ora, a tre anni dall’inizio di questo percorso, io guardo alla possibilità di tornare ad Aleppo – dice Bashar – per contribuire alla ricostruzione di ciò che è stato distrutto dalla guerra, e di cominciare la seconda fase di questo cammino, che potrebbe non finire. E quando sarò sulla colina di Aleppo guarderò a nord ovest, verso la Calabria è L’Italia, dove avrò speso parte della mia vita e della mia famiglia, guardando ad un Paese amico e generoso, che porterò sempre nel cuore. Grazie presidente, grazie Italia».
«L’Unical per lo sviluppo della Calabria»
Il rettore dell’Università della Calabria, Gino Crisci, ha sottolineato il ruolo delle università in Calabria: «La Calabria, prima della nascita delle sue attuali tre università, ed in particolare di questo ateneo, rappresentava una regione che potremmo paragonare ad un terreno desertico, dove non cresceva nulla per mancanza di un suolo fertile. Era necessario preparare il terreno per la semina, per offrire ai giovani la possibilità di crescere in un ambiente produttivo».
Crisci ha ripercorso la storia dell’ateneo ed «il suo ruolo attivo nel processo di sviluppo della Calabria e del Meridione. Un presidio culturale che ha consentito di accedere al sapere anche ai giovani delle famiglie di ceto medio-basso, in una fase storica in cui lo studio era legato al censo, come ripeteva più volte il primo rettore, Beniamino Andreatta, del quale – ha ricordato Crisci – ricorrono i dieci anni dalla scomparsa ed al quale è dedicata l’Aula magna che ci ospita. Molto si è investito nella internazionalizzazione del nostro ateneo e abbiamo assistito ad un aumento del numero di iscritti stranieri che conferma il trend costantemente positivo degli ultimi anni. Le domande di ammissione sono passate da 440 a 585, in prevalenza in arrivo dall’Asia e dall’Africa, ma anche dall’America e dall’Europa. Al di là dei numeri ognuno di questi ragazzi rappresenta una testimonianza di vita che ci arricchisce, favorendo la nostra stessa propensione allo scambio culturale».
Il Rettore ha ricordato il bando realizzato insieme al Ministero degli Interni ed alla Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, per mettere a disposizione 10 borse di studio per studenti con asilo politico o protezione sussidiaria.
«L’Unical non è un’isola – ha sostenuto Crisci – anche nel rapporto con gli enti pubblici. E’ stato recentemente sottoscritto un accordo di programma con la Regione Calabria per un progetto strategico di alta formazione, con un investimento complessivo di 128 milioni di euro di risorse del Por Calabria 2014/2020». In chiusura il rettore ha richiamato l’attenzione del Capo dello Stato sul taglio del Fondo di Finanziamento ordinario e sulle modalità di ripartizione delle risorse che penalizzano, a suo giudizio, le università meridionali.
«Una parte significativa del fondo – ha detto Crisci – continua ad essere assegnata non tanto guardando alle esigenze delle università o alla qualità della didattica e della ricerca, ma su una base ‘storicà rispetto alla quale gli atenei più giovani, come il nostro, risultano sistematicamente penalizzati. Non ci fa paura la competitività, né la sfida con gli altri atenei, ma una gara si fa partendo tutti dalla stessa linea e non 50 metri dietro rispetto agli altri».
La protesta per le tasse
Un gruppo di persone, appartenenti all’associazione Gop-Gruppo Op.Panetta e che lamentano la distanza tra istituzioni e cittadini, ha protestato questa mattina all’Università della Calabria al passaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Uno dei contestatori si è presentato in boxer e con una scritta sul torace: «Io non pago il pizzo allo Stato».
L’intervento degli studenti
“Siamo giovani tenaci e volenterosi. Abbiamo bisogno solo di tornare a credere nello Stato, in uno Stato presente che garantisca equità e giustizia”. È la richiesta degli studenti dell’Università della Calabria al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, stamattina in visita all’ateneo per l’inaugurazione del 45mo anno accademico. Al capo dello Stato i ragazzi si affidano, dice il presidente del Consiglio degli studenti Domenico Tulino, confidando nella sua volontà “di sollecitare la politica e le istituzioni a fare fino in fondo il proprio dovere, come lei ha detto nel suo messaggio di fine anno”. E c’è un tema in particolare su cui Tulino stimola il governo centrale: il diritto allo studio. “La nostra Costituzione riconosce e garantisce il diritto allo studio. I padri costituenti, incastonandolo tra i primi articoli della nostra carta fondamentale, hanno assegnato a questo diritto un ruolo di primarie importanza per lo sviluppo e la crescita socio-culturale del Paese”, ricorda Tulino. I dati dicono che il diritto allo studio non è garantito in egual misura in Italia. Ci sono Regioni – è il caso della Lombardia o della Toscana – che garantiscono la copertura totale delle borse di studio, mentre in altre, come la Calabria, le percentuali dei beneficiari scendono sotto il 50. Per tutti gli altri, c’è l’etichetta dell’idoneo non beneficiario. “Una figura inaccettabile – dice Tulino – da abolire definitivamente”. Non mancano le stilettate per la governance dell’Unical, che, seduta a pochi metri di distanza, non sembra tradire particolari emozioni. “In questo caso, purtroppo, è doveroso denunciare per l’ennesima volta l’incapacità e l’inadeguatezza della governance del nostro ateneo, che in questi anni ha attuato una politica di gestione dettata da mere logiche di bilancio”, ha detto Tulino. Denso di rivendicazioni sindacali – dal contratto collettivo nazionale non rinnovato al blocco del turn over – l’intervento della rappresentante del personale tecnico e amministrativo, Paola Dodaro che in chiusura ha sollecitato una rivisitazione del funzionamento degli organi dell’Unical, “al fine di un maggior coinvolgimento di tutte le componenti dell’ateneo”.
La lectio magistralis di Nicola Leone
I COMPUTER possono pensare come gli esseri umani? La domanda è mal posta, spiega Nicola Leone nella lectio magistralis per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Unical. Il tema scelto è l’intelligenza artificiale e non è un caso, visti i risultati raggiunti dalla ricerca dell’Unical in questo campo. Studi iniziati negli anni Ottanta con il professor Domenico Saccà, oggi prorettore dell’ateneo, e proseguiti dal gruppo di intelligenza artificiale del dipartimento di Matematica e informatica, diretto dal professor Leone. Ricerche che hanno portato alla definizione del sistema di intelligenza artificiale Dlv, utilizzato in università e centri di ricerca in tutto il mondo, fino al Cern di Ginevra e alla Nasa. La domanda, si diceva, è mal posta. E non solo perché, come dimostrò già Alan Turing nel 1936, esistono problemi che nessun calcolatore, neanche il più potente, riuscirà a risolvere. I computer “non hanno emozioni” e la domanda, spiega Leone, diventa allora un’altra: “I computer possono essere intelligenti anche senza provare emozioni?”. L’intelligenza artificiale, che è diventata ormai parte della nostra vita quotidiana, “risolve i problemi in modo razionale, anche se non necessariamente come farebbe un uomo. L’efficacia dei suoi comportamenti, però, talvolta supera perfino quella dell’uomo”. L’esempio classico è la sfida del 1997, tra il computer Deep Blue e il campione di scacchi Garry Kasparov: Deep Blue vince, ma risulta determinante la sua capacità di valutare 200 milioni di mosse al secondo. Ma l’intelligenza artificiale non va vissuta come un’antagonista. “L’intelligenza artificiale non deve produrre distorsioni o mostri, come nei film di fantascienza, ma aiutare l’uomo a dispiegare proficuamente le sue facoltà e capacità – dice Leone – coadiuvandolo o sostituendolo, in particolare nei compiti più umili e degradanti, per arrivare a un mondo migliore, in cui ingiustizie e disuguaglianze siano quanto più possibile ridotte e, auspicabilmente, eliminate”. Leone giudica positivo, in tal senso, l’introduzione a scuola dell’insegnamento del pensiero computazionale. “Ma serve a poco se non è sostenuta e accompagnata – conclude il professore – da un significativo investimento in risorse umane che punti sugli insegnanti, principali artefici dell’istruzione dei giovani”.
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