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Sarà presentato oggi a Cosenza “Redemption Song” della regista calabrese Cristina Mantis che racconta la storia di un immigrato che va a raccontare ai suoi fratelli i rischi dell’emigrazione

COSENZA – Nell’ambito della giornata del rifugiato 206, oggi alle Officine Babilonia di Cosenza, sarà proiettato “Redemption Song” di Cristina Mantis, un documentario girato tra Guinea, Senegal, Brasile e Italia, che racconta la storia del rifugiato africano Aboubacar Cissoko che, supportato dai suoi amici artisti e dal ricordo vivo di Thomas Sankara, va ad allertare i suoi fratelli in Africa sui rischi dell’emigrazione con l’obiettivo di dare un contributo ad arginare la perdita umana dell’Africa.

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Il brano Redemption song di Bob Marley è un inno: alla resistenza; alla resilienza e cioè alla capacità di adattarsi in ambienti ostili; alla lotta per l’emancipazione da una condizioni di subalternità. Per questo dà il titolo e fa da sottofondo al nuovo documentario di Cristina Mantis, la regista calabrese che ha vinto il premio “Rai Cinema” nell’ambito del festival internazionale Visioni dal Mondo 2015 che si è svolto a Milano lo scorso inverno.

Il documentario della regista calabrese – prodotto da Lago Film, Movimento Film e Solaria Film – racconta il sogno di redenzione che Cissoko, il protagonista africano, invoca per la sua gente e la sua terra. Cissoko è un profugo di guerra che arriva in Italia provando in prima persona l’estrema precarietà di coloro che fuggono verso l’Europa con il miraggio di una vita migliore. La voglia di contribuire al risveglio della sua gente lo spinge a filmare con una piccola telecamera i risvolti poco allettanti di un mondo occidentale in crisi dove spesso le condizioni dei suoi fratelli sono drammaticamente vicine alla schiavitù. Il suo ritorno in Africa, in Guinea, per proiettare le immagini nelle scuole e nei villaggi, sarà un costante invito alla cessazione dei conflitti interni e all’affrancamento di se stessi e della propria terra. Virtualmente accompagnato nel suo viaggio da artisti che rafforzano il sound emotivo e dal ricordo di Thomas Sankara, dal Senegal di Ilee de Gorée, l’isola della tratta, Cissoko parte per il Brasile, per i quilombi, a rendere omaggio ai discendenti degli schiavi che continuano a lottare per i propri diritti e a mantenere vive le loro origini africane, grazie alla loro unione.

«Alla base del documentario – ha spiegato la regista Cristina Mantis – c’è il desiderio forte di empatia con l’universo nero che ci circonda, quello a noi vicino, e quello lontano che spesso giunge a noi sulle barche della disperazione. Attraverso il viaggio a ritroso di Cissoko, il protagonista Africano, sbarcato profugo a Lampedusa, è interessante comprendere meglio della difficile realtà da cui partono molti migranti, cosa li muove, le prospettive. E contemporaneamente c’è la voglia di contribuire a far luce sui falsi paradisi che spesso attendono migliaia di giovani, al di là delle frontiere sbarrate. Spero che il suo canto di redenzione venga ascoltato».

«C’è bisogno di una presa di coscienza – ha detto il protagonista, Cissoko Aboubacar – da ambo le parti: perché l’Europa ha un problema se l’Africa si svuota inseguendo il falso mito dell’Occidente ricco. La terra d’Africa, meravigliosa, contiene in sé tutte le risorse che noi africani, uniti, possiamo far fruttare, ma è necessario prima liberare le nostre menti, giungendo ad una nuova presa di coscienza. E se i paesi europei vogliono davvero aiutarci – dice – smettano di inviarci armi e ci diano trattori, e la possibilità di raggiungere l’autosufficienza alimentare. Africa ed Europa devono unirsi per salvare i ragazzi africani che muoiono notte e giorno». Il documentario di 64 minuti è stato coprodotto dalla giovane casa di produzione cinematografica di Cosenza, la Lago Film, che lo ha realizzato insieme alla Solaria Film, ed è distribuito dalla Movimento Film. Il premio dimostra che il cinema ha bisogno più di buone idee, di buone storie e produttori motivati che di grandi strutture produttive e budget milionari.

 

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