La professoressa Franca Melfi
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 FRANCA MELFI PRONTA A TORNARE A CASA A GIUDARE LA CATTEDRA DI CHIRURGIA TORACICA ALL’UNICAL
- 1.1 Professoressa Melfi, da Pisa a Cosenza e all’Unical: una scelta professionale o una scelta di vita?
- 1.2 Ritiene che altri suoi colleghi, luminari in ospedali d’Italia, possano seguire il suo esempio?
- 1.3 Contributo che non può prescindere da infrastrutture idonee e funzionali.
- 1.4 In che misura ha inciso la politica nel suo ritorno in Calabria?
- 1.5 Tra i tantissimi riconoscimenti ricevuti in Italia e nel mondo quale la ha gratificata maggiormente?
- 1.6 Uno dei motivi che la porterà a prendere servizio in Calabria solo a fine ottobre è un Congresso medico in Portogallo.
- 1.7 Nessun rimpianto a lasciare Pisa dopo 40 anni? E suo marito, Antonio Martire, medico anche lui?
- 1.8 Professoressa Melfi, la medicina a Cosenza e all’Unical potranno risollevare le sorti della sanità calabrese?
ORIOLO (COSENZA) – «Ho fatto una scelta professionale e di vita»: la professoressa Franca Melfi spiega così la scelta di tornare in Calabria e di andare a insegnare all’Unical (LEGGI LA NOTIZIA). Pioniera della robotica, che si è guadagnata la ribalta internazionale per aver trattato il tumore ai polmoni, primo medico al mondo, con l’ausilio della chirurgia robotica toracica e per aver contribuito alla realizzazione del più grande centro europeo di chirurgia robotica nella struttura pubblica, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa.
FRANCA MELFI PRONTA A TORNARE A CASA A GIUDARE LA CATTEDRA DI CHIRURGIA TORACICA ALL’UNICAL
La professoressa Franca Melfi, originaria di Oriolo, comune dell’Alto Jonio cosentino, cittadina onoraria di Trebisacce ed Oriolo è, dunque, in procinto di tornare a casa: le è stata affidata la cattedra di Chirurgia toracica del corso di laurea in medicina, chirurgia e tecnologie digitali dell’Unical e, contestualmente, assumerà la guida della relativa unità operativa complessa dell’Annunziata di Cosenza. Il tutto entro la fine di ottobre. A ottobre 2023, a margine della riunione di Vienna è stata nominata presidente della Società Europea di Chirurgia Cardiotoracica, diventando la prima donna a ricoprire questo incarico.
Precedentemente, era stata anche la prima donna a presiedere la prestigiosa Società Italiana di Endoscopia Toracica. Franca Melfi arriva all’Unical dopo essere stata pioniera della robotica di cui iniziò ad occuparsi quando ancora questa innovazione era agli albori, negli anni Novanta ha ottenuto, nel corso della sua carriera professionale, innumerevoli riconoscimenti nazionali ed internazionali e, tra questi, il “Bio WomenTech”, destinato alle donne che dedicano la propria passione e professionalità alle biotecnologie, ed il premio “Italy’s First Surgical Telementoring Network” per la sua dedizione all’impiego della telemedicina. Ultimo ma non meno prestigioso tra i suoi riconoscimenti, il premio “Medicina, ricerca e scienza”, conferitole a Roma nella Sala della Regina a Montecitorio, nel corso di “Italia, questa Repubblica Donna”, evento promosso dall’Organizzazione Italiana per la Salute (OIS). Il ritorno della professoressa Melfi in Calabria, il suo passaggio all’Unical, sono una nuova tappa di una carriera straordinaria.
Professoressa Melfi, da Pisa a Cosenza e all’Unical: una scelta professionale o una scelta di vita?
«Una scelta professionale e al contempo una scelta di vita. Dal punto di vista professionale in realtà mi ha colpito molto la prima volta che ho visitato il campus universitario di Arcavacata in occasione di un incontro con il rettore Leone.
Sinceramente lì ho pensato ad un approccio professionale, considerato che la peculiarità di questo campus universitario che è unico in Italia ma è anche uno tra i pochi, per come è ben strutturato e per le sue caratteristiche, a livello europeo; avendo consapevolezza di questa realtà anche perché di fatto a Cosenza non esisteva la facoltà di medicina chirurgica e aver visto il Campus e soprattutto il fatto che sia sorta una nuova facoltà di medicine e chirurgia di tecnologie digitali significa una facoltà assolutamente nuova, pubblica che in questo caso in Italia che inizia da poco a livello europeo, a livello mondiale, ha significato per me una spinta visto che da sempre io mi occupo di tecnologia avanzata nella robotica e ovviamente questa facoltà di medicina con le tecnologie digitali mi ha, come dire, accompagnato alla volontà di cambiare a questo punto anche vita.
Quindi certo è partita come scelta professionale anche perché il rettore Leone è una persona estremamente motivante, una persona che stimola molto e che è capace di entusiasmare, ma soprattutto ho visto il grande progetto che lui ha in mente e che sinceramente mi ha convinto moltissimo per cui ho scelto di venire in Calabria per ripartire in qualche modo da zero e questo ovviamente ha creato anche i presupposti per una scelta di vita perché non ci può essere la scelta professionale senza la scelta di vita».
Ritiene che altri suoi colleghi, luminari in ospedali d’Italia, possano seguire il suo esempio?
«Credo di sì. Ci sono già parecchi altri colleghi che hanno scelto di venire a Cosenza; per esempio, ci sono colleghi venuti dall’Umanitas di Bologna ed altri colleghi che verosimilmente verranno da altre università del Nord ma anche della stessa Roma, dal Gemelli. Credo che attorno alla parte accademica si sta concretizzando una squadra che, mi auguro, possa dare un buon contributo alla sanità calabrese in particolare».
Contributo che non può prescindere da infrastrutture idonee e funzionali.
«Ovviamente all’Annunziata certo abbiamo bisogno di nuove infrastrutture perché è tutto necessario per poter portare avanti una sanità competitiva, un’ottima sanità. Le infrastrutture sono indispensabili per poter concretizzare anche ottime cure e poter dare la possibilità ai professionisti di mettere in atto le proprie capacità, le proprie abilità professionali».
In che misura ha inciso la politica nel suo ritorno in Calabria?
«E’ solo una mia percezione, ovviamente perché ancora non ho vissuto questa realtà, ma credo che questo progetto sia merito della grande sinergia tra tre attori: il rettore Nicola Leone, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto ed il direttore generale dell’Annunziata, Vitaliano De Salazar; di fatto sono loro che possono creare i presupposti per un cambiamento radicale, oltre ovviamente a noi professionisti. Credo che ci sia una grande sinergia tra questi tre attori che, penso, sicuramente darà un grande una grande spinta alla sanità calabrese».
Tra i tantissimi riconoscimenti ricevuti in Italia e nel mondo quale la ha gratificata maggiormente?
«Sicuramente e ovviamente, il riconoscimento più grande è quello da parte del mondo accademico e quindi diventare un’accademica e quindi una professoressa universitaria di chirurgia toracica, ma questo fa parte del mio percorso e del mio profilo professionale; diciamo che forse quello più prestigioso è anche l’essere diventata presidente della Società cardio – toracica europea ed essere stata poi la prima donna a ricoprire questo ruolo; la società cardio-toracica europea è la più grande al mondo in termini di membri iscritti e sicuramente questo è uno dei riconoscimenti più prestigiosi soprattutto per una chirurga toracica. Essere la presidentessa di oltre 6000 membri a livello europeo non nascondo che mi inorgoglisce».
Uno dei motivi che la porterà a prendere servizio in Calabria solo a fine ottobre è un Congresso medico in Portogallo.
«Sì, esatto perché l’undici di ottobre si concretizzerà come dire questa Presidenza europea a Lisbona dove terrò una lettura magistrale ed è una indicazione, un indirizzo che il Presidente della Società cardio – toracica dà a tutti i suoi membri e, in quell’occasione, come detto, il Congresso accoglierà oltre 6000 presenze. Quindi questo è uno dei motivi per cui arriverò a Cosenza alla fine di ottobre».
Nessun rimpianto a lasciare Pisa dopo 40 anni? E suo marito, Antonio Martire, medico anche lui?
«Rimpianti no perché comunque abbiamo fatto questa scelta insieme. Devo dire che non abbiamo avuto grandi ripensamenti perché già dal primo colloquio che ho avuto con il rettore Leone, ho avuto come dire una scarica di entusiasmo che mi ha trasferito. Rimpianto certamente per Pisa; per me Pisa e la Toscana rappresentano 40 anni della mia vita. Io mi sono formata qui e Pisa mi ha dato grandissime opportunità.
Forse l’unica cosa su cui ho riflettuto parecchio è il fatto che a Pisa ho costruito una bellissima realtà con il Centro Multidisciplinare di Robotica con un gruppo straordinario dei collaboratori; ho pensato a loro quando ho preso la decisione di tornare in Calabria. Ho parlato con il mio team e siccome sono in grado di portare avanti tutto quello che abbiamo costruito insieme e sono in grado di farlo da soli; però c’è ovviamente un pochino di impianto di lasciare questa bellissima realtà ma sono altrettanto convinta che noi (Cosenza e Pisa, ndc) avremo la possibilità di collaborare perché la mia aspirazione sarebbe quella di avere una collaborazione, un’integrazione tra queste due realtà, una assente e l’altra consolidata, che sicuramente potranno dare un grandissimo contributo a tutti i pazienti».
Professoressa Melfi, la medicina a Cosenza e all’Unical potranno risollevare le sorti della sanità calabrese?
«Io sono fermamente convinta che la sanità possa giovarsi dell’Accademia, cioè, sono convinta che l’integrazione con l’Università possa in qualche modo integrarsi e creare i presupposti per una sanità sempre più ottimale, ovviamente sempre più competitiva. A Cosenza si sta verificando questo: è stata voluta e creata un’Azienda ospedaliera universitaria, quindi, secondo me, sarà la chiave di volta per poter immaginare un miglioramento della sanità calabrese. L’esperienza in Toscana e a Pisa in particolare, mi ha consentito di capire che attraverso l’integrazione di questi due mondi si può arrivare ad ottimi risultati».
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