Raffaele Perrelli
2 minuti per la letturaIl commosso ricordo di Nuccio Ordine morto a 64 anni di Raffaele Perrelli durante la commemorazione all’Unical
COSENZA – «Ho conosciuto Nuccio Ordine nel 1989, qui all’Unical, durante una lezione di Giulio Ferroni che ieri mi ha chiamato, costernato e sinceramente dispiaciuto per questa nostra perdita. Il tratto costante di Nuccio è sempre stata la voce, con la quale, dalla prima volta che l’ho incontrato a oggi, prevaleva su tutti. Gli scontri dialettici, la sua naturale disposizione alla polemica, il temperamento estroverso e soprattutto la sua capacità di comunicare con gli studenti sono ciò che mi piace ricordare», dice Raffaele Perrelli, direttore del dipartimento di Studi umanistici all’Università della Calabria, nel corso della commemorazione del professore scomparso prematuramente.
Negli spazi dell’University Club, Perrelli continua: «Nuccio è sempre stato attentissimo alle situazioni estreme di disagio; di disagio psichico, cognitivo e sociale. Motivo per cui era capace di dialogare con studenti provenienti da realtà difficilissime. Probabilmente – continua il direttore del Disu – nel disagio identificava il nucleo forte della sua origine personale e storica. Poi, viveva con grande occhio critico il disegno a matrice confindustriale e liberistica della didattica universitaria: col sistema del “tre più due”, con quello dei crediti e con l’altro relativo alle valutazione non riusciva a fare pace. Questo sarebbe stato il suo primo anno con due corsi, centoventi ore. È riuscito a non farle – scherza Perrelli – Anche stavolta ha vinto lui».
E poi un ricordo personale: «Aveva tantissima vita Nuccio Ordine, possedeva un’energia di origine sconosciuta che lui stesso, a chiederglielo, attribuiva alla sua natura da “topo di campagna”. Era affamato, appunto, di vita. Muore a sessanta quattro anni, alla stessa età di Ortensio. E di Ortensio, Cicerone diceva che la vecchiaia non gli si addiceva. Probabilmente anche a Nuccio la vecchiaia non si addiceva. Spero che questo ci consoli di più».
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