Foto di gruppo alla fine dell'incontro
5 minuti per la letturaRENDE (COSENZA) – Una storia di successo all’Università della Calabria. L’ambasciatrice della Repubblica del Kosovo in Italia, Lendita Haxhitasim, ha partecipato a un incontro pubblico presso la sala stampa dell’ateneo, in occasione del quale ha portato la sua testimonianza di studentessa internazionale. La guerra in Kosovo si era conclusa da poco e l’Unical aveva messo a disposizione dieci borse di studio per accogliere gli studenti del Paese provato dal conflitto. Tra loro, Lendita Haxhitasim che, dopo aver conseguito la laurea in Relazioni internazionali, ha intrapreso la carriera diplomatica.
«Ricordo i ricevimenti con il professor D’Ignazio. Il nostro Stato non era ancora nato. Io volevo già fare la diplomatica. I sogni, a volte, possono realizzarsi», ricorda l’ambasciatrice. Ovviamente, bisogna essere aperti, flessibili, disciplinati e perseveranti. Per offrire nuove opportunità agli studenti, è stato firmato in questi giorni l’accordo tra l’Università della Calabria e l’università di Prishtina. Una collaborazione che si concretizzerà in attività formative e progetti di ricerca, nell’organizzazione di conferenze scientifiche e nella definizione di programmi di doppia laurea. L’accordo prevede anche iniziative di mobilità internazionale per promuovere lo scambio di docenti, personale e studenti tra gli atenei.
Il professor Francesco Scarcello (Prorettore e delegato del Rettore per la Didattica) ha evidenziato l’impegno dell’Unical a mantenere un filo conduttore con le persone che vi hanno studiato. Il professor Giancarlo Fortino (delegato per l’internazionalizzazione) ha sottolineato come l’Unical rientri nella fascia delle grandi università: «Si trova in tutti i ranking internazionali. Ad oggi, abbiamo poco più di 1.100 studenti internazionali. Sfioriamo il 5% sul numero totale degli iscritti, e questa è una percentuale significativa. Abbiamo stipulato tantissimi accordi di cooperazione internazionale in cui sono coinvolti circa 55 Paesi. C’è molta mobilità. Attualmente, ci sono 5 iscritti del Kosovo e 20 studenti dell’Albania».
Il dottor Gianpiero Barbuto (responsabile dell’Area di Internazionalizzazione dell’Università) ha osservato che «Dietro i numeri c’è una storia e questo fa capire di quanto impegno necessiti la funzione di accoglienza del nostro welcome office. La diversità etnica, culturale, religiosa è da considerarsi sempre una ricchezza. Non bisogna mai averne paura, bensì cercare di accoglierla per impreziosire la propria vita. Ho scoperto tante tradizioni, anche culinarie. Quanto è importante sapere come si vive dalle altre parti del mondo. L’Università della Calabria è diventata un melting pot. Siamo l’unico campus che durante la pandemia non ha chiuso per assistere gli studenti internazionali che vi alloggiavano (oltre 200). Credo che questo faccia comprendere meglio la missione del nostro Ateneo. Ringrazio tutti i ragazzi che scelgono la nostra università».
Il professor Francesco Altimari (professore ordinario di Lingua e letteratura albanese) ha chiarito che: «L’accordo con l’università di Pristina è un bel segnale. Ci auguriamo che in futuro possano crescere queste opportunità sia per valorizzare meglio i nostri giovani sia per favorire la presenza degli arbëreshë in Italia. Ci auguriamo che in futuro possano attenderci stagioni foriere di nuove pratiche su cui costruire un sistema di formazione e di crescita culturale più avanzato».
Il professor Guerino D’Ignazio (professore Ordinario di Diritto Pubblico Anglo-Americano), relatore della tesi magistrale dell’ambasciatrice, ha precisato che l’Unical si qualifica e si distingue per la sua attività internazionale: «La scelta di Lendita Haxhitasim di scrivere la tesi e discuterla in inglese è stata lungimirante per i suoi obiettivi. Ha perseguito con determinazione i suoi traguardi e li ha raggiunti brillantemente. Questo è un esempio per tutti. Per me, è una gioia constatare che gli studenti si siano affermati nella vita professionale. L’ambasciatrice sta facendo molto per il suo Paese e per la nostra comunità».
L’ambasciatrice Lendita Haxhitasim ha confessato che: «Il mio desiderio, due anni e mezzo fa, quando sono venuta in Italia, era di cominciare la mia visita ufficiale proprio dalla Calabria. Sarebbe stato un ritorno a casa. Ho sottolineato la mia riconoscenza all’Unical in tante occasioni ed è stata incoronata con la firma dell’accordo di collaborazione con l’Università di Prishtina. Io sono venuta in questo campus grazie ad un accordo simile. Non si parla solo di un percorso accademico ma anche dell’accoglienza ricevuta. Dire che ho studiato all’Unical confrontandomi con gli studenti di altre città per me era un onore. Era un mio desiderio quello di dimostrare agli altri che non deve essere necessariamente un ateneo di un certo nome a produrre delle persone ben formate con una carriera promettente. Qui, mi sono sentita a casa, ho incontrato professori vicini agli studenti. Inoltre, l’Unical offre un percorso di preparazione variegato. Credo che gli studenti abbiamo tante opportunità. Consiglio di scegliere una tesi che consenta loro di far tesoro del proprio lavoro di ricerca».
Al termine della conferenza, all’ambasciatrice è stato conferito il titolo di socia onoraria da parte dell’associazione internazionale “Amici dell’Università della Calabria” per «il suo impegno sociale, politico e umanitario nel tracciare percorsi di giustizia, di democrazia e di pace».
Il segretario portavoce dell’associazione, Franco Bartucci, ha precisato che l’ambasciatrice Lendita Haxhitasim è stata la quinta persona a cui è stato consegnato questo riconoscimento dopo Roberto Benigni (laureato Honoris Causa UniCal in Filologia), Francesco Antonio Lucifero (Presidente della Banca Popolare del Mezzogiorno), Gianni Amelio (laureato Honoris Causa UniCal in Dams), Giana Petronio Andreatta (in memoria del prof. Beniamino Andreatta, primo Rettore UniCal). L’associazione ha poi omaggiato l’ambasciatrice con i tre volumi “La storia dell’Università della Calabria, dalla legge istitutiva alla sua realizzazione” scritti da Aldo Bonifati.
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