Pasqualino Serra
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CASALI DEL MANCO (COSENZA) – Tastiera, martelletti, cordiera, ponticelli, tavola armonica, pedali e il profumo del legno laccato. Come si costruisce un pianoforte dalla prima vite all’ultimo tasto? Lo sa bene Pasqualino Serra, 64 anni, imprenditore calabrese che ha deciso di scommettere su questa passione dopo un incontro che può definirsi fatale.
Il maestro, originario di Spezzano Sila e residente a Macchia, nel comune di Casali del Manco, negli anni Ottanta ha messo su una piccola fabbrica che attualmente è l’unica in Calabria e una delle poche in Italia a realizzare l’affascinante strumento musicale, utilizzato nel tempo in diversi stili e generi.
Basti pensare alle famose e secolari composizioni e ai virtuosi pianisti che scandiscono la storia della musica: da Mozart a Beethoven, da Schubert a Chopin, piuttosto che Schumann o Liszt fino a Lang Lang e Yuja Wang.
La sede operativa dell’imprenditore presilano si trova a pochi passi da Cosenza, più precisamente nel comune di Luzzi, ma la sapienza del maestro ha varcato i confini regionali ed è arrivata dall’altra parte del mondo scavalcando addirittura la Grande Muraglia e conquistando Lai Zhiqiang, un imprenditore di Changsha, nel Sud della Cina, che è il proprietario della Carod musical instrument.
LA STORIA DEL MAESTRO
Ma procediamo con ordine. Pasqualino Serra nasce come musicista e si diploma in tromba presso il Conservatorio di Cosenza. Tuttavia, è proprio mentre suona nelle orchestre in giro per l’Italia che incontrerà un accordatore di piano. L’episodio infiamma l’animo del giovane e fa scoccare la scintilla: da qui la volontà di realizzare pianoforti.
Inciampando su quello che apparentemente sembrava essere il suo destino di trombettista, Serra cambia rotta puntando su qualcosa di innovativo per la Calabria. Comincia così ad imparare il mestiere da autodidatta e apprende i segreti e le tecniche all’interno dei vari laboratori artigianali (ne cita uno in particolare nella città di Torino).
La specializzazione, però, “viene conseguita” a Vienna, nella storica fabbrica Bösendorfer dove gli artigiani «mettevano il cuore in tutto ciò che facevano». Ammaliato e ormai sedotto dall’esperienza vissuta in Austria Serra torna in Italia carico e pieno di idee. Inizia da quel momento a restaurare pianoforti e nell’89 ne costruisce uno verticale ma «a rilento perché non c’erano gli strumenti tecnologici di oggi».
Si getta quindi in una nuova avventura che in un primo momento sembra gratificarlo. Intorno alla metà degli anni Novanta, però, le spese erano considerevoli, le istituzioni musicali sul territorio poche e nelle fiere non c’era più lo stesso riscontro; infatti, nel mentre, Serra intraprende anche un’altra attività che gli consente di sostenere quella di falegnameria. Alla fine l’imprenditore decide di accantonare la sua passione e soffocare quel sogno per qualche anno.
IL PIANOFORTE “A CUCCHIAIO”
Nel 2013 un secondo incontro ribalta però la situazione e rimette il maestro sui binari giusti, quelli di un destino che questa volta si palesa in tutto il suo splendore.
Il matematico svizzero Jacques Guenot, tra i fondatori dell’Università della Calabria, preside della facoltà di ingegneria e pianista per passione lo incoraggia a riprendere. “Mi trasmetteva grande entusiasmo e mi spingeva a realizzare insieme qualcosa di innovativo. Io in realtà avevo già in mente qualche idea e poi la sviluppai”.
Il maestro costruisce un pianoforte verticale “a cucchiaio”, detto Spoon, con fianchi bombati in grado di mescolare il suono della cassa armonica con quello della tastiera e di amplificarlo. Jaques purtroppo muore ma continua a vivere nelle opere che il maestro realizza.
“Decisi di brevettare la mia invenzione, poi ho cercato di pubblicizzare il pianoforte ma è difficile acquistare uno strumento che non si conosce – spiega – Così ho contattato anche imprese all’estero e tra queste un’azienda cinese ha manifestato interesse, con l’intento di perfezionare i suoi prodotti”.
SERRA SBARCA IN CINA
Da allora è nata una collaborazione con la Carod che ha consentito al maestro di avere maggiori possibilità economiche e realizzare un pianoforte a coda: “Ho investito il denaro ricevuto nella costruzione di quest’ultimo strumento realizzato anche grazie al sostegno di un amico architetto”. In Cina la proprietà “ha chiesto la sua collaborazione e la sua guida”.
Serra forma gli operai, le vendite subiscono un incremento e nel 2020 all’esposizione musicale di Shanghai ha l’occasione di promuovere i suoi pianoforti su scala mondiale perché l’evento, si sa, è un’importante vetrina. “C’erano incontri e accordi che si dovevano concretizzare ma il covid ha impedito la programmazione”, racconta.
Oggi dalla Cina comincia ad intravedersi uno spiraglio di luce dopo questi anni di pandemia e a chi potrebbe contestargli di guardare ancora all’Oriente risponde: “Non è questione di prediligere l’imprenditore cinese che ormai è un amico, per me va bene qualsiasi collaborazione che possa consentire alla mia attività di proseguire”.
La sua piccola fabbrica, un diamante incastonato tra i capannoni della contrada di Luzzi è bellezza, memoria e tradizione. Lì è racchiusa gran parte della vita del maestro e la sapienza di un’arte che è patrimonio, un patrimonio da non disperdere e forse da valorizzare maggiormente. Nessuno dovrebbe essere profeta fuori patria, men che meno in questa terra che ha tanto bisogno di coraggio e spirito di iniziativa.
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