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CASTROVILLARI – La visita di Papa Francesco in Calabria, parte dal carcere di Castrovillari dove una volta arrivato è stato accolto da un folla festante. Sceso dall’elicottero si è spostato al carcere a piedi assieme a monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano e segretario generale della Cei. Il Santo Padre ha incontrato i detenuti e i dipendenti del penitenziario per «esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo». Nell’affidare carcerati, dipendenti e loro famiglie alla protezione della Madonna, Francesco ha rimarcato la necessità di mantenere alta l’attenzione riguardo il rispetto dei diritti fondamentali dei carcerati ed ha aggiunto come tuttavia ciò non basti se manca «un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società» perché «quando questa finalità viene trascurata l’esecuzione della pena degrada a strumento di sola punizione e ritorsione sociale» e si rivela «dannoso per l’individuo e la società». Nel reinserimento, poi, diventa fondamentale, per il pontefice, «l’incontro con Dio» perché «il signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende, a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare». 

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L’INCONTRO CON I FAMILIARI DI COCO’ CAMPOLONGO – Mentre era al carcere papa Bergoglio ha incontrato, in un ambiente riservato del carcere di Castrovillari, il padre ed altri familiari, tra cui le due nonne, di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato e ucciso a Cassano allo Jonio (SCOPRI I CONTENUTI SULLA STRAGE DI CASSANO IN CUI MORÌ COCÓ CAMPOLONGO). Durante l’incontro con le due donne, caratterizzato da una forte commozione dei familiari del piccolo, ha detto: «Mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze. Mai più vittime della ‘ndrangheta. Non deve mai succedere una cosa del genere nella società. Prego continuamente per lui, e per tutti i bambini vittima di questa sofferenza, non disperate». 
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