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Scrittori, Santi, meraviglie della natura e giochi popolari, senza tralasciare i suoni e le visioni: fino al 4 settembre torna il tradizionale appuntamento per chi ama la cultura calabrese
UN appuntamento per chi ama la cultura calabrese a 360 gradi. Quella che spazia dagli scrittori, ai Santi, alle meraviglie della natura e ai giochi popolari, senza tralasciare i suoni e le visioni. Tutto questo e molto altro è La settimana della cultura calabrese, un evento storicizzato che si tiene a fine agosto da domenica a domenica e che quest’anno abbraccerà anche i primi giorni di settembre (28 agosto – 4 settembre). Abbiamo incontrato l’organizzatore dell’evento, Demetrio Guzzardi, editore.
Qual è la caratterizzazione di questa settima edizione?
«Ogni anno cerchiamo di sottolineare un tema o di guardare con attenzione gli anniversari. Per la settima edizione abbiamo pensato di soffermarci su una frase di Corrado Alvaro, di cui quest’anno ricordiamo i 60 anni della morte. Alvaro è il “calabrese che ci raccontò” ed in questa sua espressione ebbe a dire che “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”. Frase che dovremmo scrivere a caratteri cubitali in molti luoghi pubblici».
Secondo alcuni la Settimana della cultura calabrese è un “piccolo” Meeting di Rimini…
«In età giovanile ho frequentato il Meeting di Rimini e devo dire che forse oltre me, ha influenzato molti organizzatori di eventi culturali. Una kermesse dove la cultura la fa da padrona non può non amare la libertà, la verità, ma soprattutto la bellezza. Fare la Settimana vuol dire avere in testa cosa si vuol presentare, e da un anno all’altro cerco di raccontare gli incontri, le persone, i libri che in quel periodo vado pubblicando, naturalmente senza alcuna rinchiudersi in nessun tipo di steccato ideologico».
Ma cosa c’entra lo strummulu con gli studi storici o i libri di poesia e narrativa?
«C’entra. C’entra eccome. Già dalla prima edizione abbiamo avuto chiaro cosa volevamo fare e quale cultura volevamo presentare: ogni anno all’inaugurazione proponiamo la “cultura del ricordo”, in questa edizione oltre Alvaro ricorderemo un prete-editore, don Domenico Bellissimo, che in un piccolo paese del reggino, Giffone, fonderà una casa editrice, dal nome augurale: “Alziamo le vele”. Poi la “cultura del gioco”, ed ecco le tante iniziative curate dall’Accademia dei giochi tradizionali, capitanata da Pietro Turano che, ogni pomeriggio nella piazzetta di Camigliatello, coinvolge non solo i più piccoli, ma anche i nonni, che cercano di insegnare ai nipotini il fascino di far girare la trottola. La “cultura della solidarietà” nel raccontare esperienze dove oltre al cervello c’è tanto cuore; la “cultura del riconoscimento” con i premi in memoria di chi prima di noi ha lasciato un segno duratura, ma soprattutto la “cultura del territorio”: incontrare i luoghi, con visite guidate, per entrare in empatia con i locali. Sabato 3 settembre alle 16.30 appuntamento con il sesto torneo nazionale dello strummulu, resta imbattuto il record stabilito nel 2014 di 2’43”87».
Passeggiate silane, giochi tradizionali, presentazioni di libri, serate di suoni e visioni… e poi le mostre e le esposizioni…
«Le mostre e le esposizioni sono ormai una caratteristica della Settimana della cultura calabrese. Si parte con Antiquando il mercatino del modernariato e poi lo stand della Comunità “don Milani” di Acri, che presenta i propri prodotti, molti dei quali ricavati dall’allevamento del baco da seta e poi il “librodivino” l’accoppiata volumi e vino calabrese per “brindare alle buone letture. Per quanto riguarda le mostre di quest’anno, oltre quella su Alvaro, segnalerei quella sulla “papessa” la carta dei tarocchi che ha a che fare con la profezia gioachimita di una Chiesa guidata da un “papa angelico”, che poteva essere anche una donna; l’esposizione sulle cartoline di Camigliatello Silano, che racconta di turisti, villeggianti ed albergatori e poi i reportage fotografici di Mario Greco per raccontare la gente di Calabria».
Come ogni anno la Settimana della cultura calabrese si conclude con la consegna del Premio Cassiodoro…
«Il Premio nasce nel 2003, siamo alla XIV edizione ed è un riconoscimento dato a quei calabresi che vivono ed operano in Calabria. I premi andranno alla Comunità “Il Delfino” per la solidarietà, a monsignor Ignazio Schinella per gli studi teologici, a Michele Albanese per il giornalismo, a Carlo Tansi per l’impegno nelle istituzioni, a Pasquale Lopetrone per gli studi storico-architettonici, Riccardo Barberi per gli studi scientifici, Rosa Oliverio per la narrativa, Aurelio Morrone per l’ambientalismo, Salvatore Bellio per la musica popolare – Compagnia “I Pagliacci” per il teatro come impegno sociale».
Ma l’edizione di quest’anno però ha anche per lei un po’ di amarcord…
«Sono trenta anni che insieme a mia moglie, l’architetto Albamaria Frontino, abbiamo iniziato questa avventura nel mondo dei libri. La sigla “Editoriale progetto 2000” nasce nel 1986, con il desiderio di raccontare con amore e passione la nostra terra e in questi lunghi 30 anni abbiamo edito quasi 700 titoli, incontrato tanta gente, ma soprattutto tanta umanità. Festeggeremo con i nostri autori e lettori domenica 28 agosto e nella festa non mancherà certamente la torta».
Quali sono le iniziative da non perdere?
«Il programma è molto ricco: negli 8 giorni, 37 sono gli eventi programmati, 11 i libri che presentiamo, 13 i premiati, 7 le mostre, oltre 100 le personalità invitate a parlare tra intellettuali, scrittori, poeti, politici, vescovi ed uomini di Chiesa. Non perderei: mercoledì 31 agosto la serata jazz con Amedeo Furfaro e Raffaele Borretti; sabato 3 settembre “Insieme sotto le stelle della Sila” con il prof. Riccardo Barberi, una passeggiata notturna a Croce di Magara, dedicata a fra Paolo Antonio Foscarini, lo scienziato montaltese, di cui ricorrono i 400 anni dalla morte che fu un antesignano galileiano ed infine domenica 4 settembre, la presentazione del libro di mons. Ignazio Schinella su “Memoria, perdono e misericordia” sui temi del giubileo cari a papa Francesco».
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