Antimafia, il dibattito all'Unical
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Il collettivo dell’Aula studio Liberata dell’Università della Calabria, ha organizzato una tavola rotonda di confronto e di discussione sulle pratiche dell’antimafia fra trasformazione culturale ed attivismo
NEL ricordo di tutti coloro che sono morti per mano della mafia, giovedì 20 marzo 2025 pomeriggio, il collettivo dell’Aula studio Liberata dell’Università della Calabria, a Cosenza, ha organizzato una tavola rotonda di confronto e di discussione sulle pratiche dell’antimafia fra trasformazione culturale ed attivismo, un modo per far comprendere quanto in mezzo ai giovani non ci sia né indifferenza, né omertà.
ANTIMAFIA, LA TAVOLA ROTONDA ALL’UNICAL
«Abbiamo sentito l’esigenza di creare un’occasione per riflettere su quali siano i reali strumenti di contrasto alla mafia sempre più insidiosa, sulla direzione verso cui deve andare il processo di cambiamento. Siamo promotori di una rivoluzione dal basso», riferisce Ilary Zito alla quale si accoda Giada De Cesare che con parole puntuali spiega quanto sia ancora viva la dicotomia stato-mafia: «Oggi l’attuale Presidente del Consiglio si pone contro la mafia partecipando simbolicamente a tutte le commemorazioni, di fatto, i provvedimenti governativi presi, si muovono in una direzione che è del tutto opposta, facilitando in primis evasione fiscale e riciclo di denaro sporco». Un collettivo quindi, sostenitore dell’educazione antimafia, della lotta rivoluzionaria, di un’azione repressiva che arrivi dall’attivismo comunitario aggregativo, per generare controinformazione e cambiare la narrazione dominante.
COSTABILE: «L’ANTIMAFIA È CULTURA D’ESERCIZIO»
A tal proposito, sono intervenuti Giancarlo Costabile, Docente Unical di pedagogia dell’antimafia e Ari Anello, militante tfq. formatrice ed attivista antindrangheta, due modus operandi che vanno nella stessa direzione: la lotta quotidiana attraverso la cultura ed il fare memoria. «L’antimafia è cultura d’esercizio, è raccontare storie di resistenza per sviluppare pensiero riflessivo, coscienza», sottolinea il Professore Costabile; «Siamo noi a decidere da che parte stare. Con voi ho speranza che si possa costruire un’identità solidale, attuare una ribellione culturale contro un sistema oppressivo», continua, «No alla rassegnazione, bisogna difendere la dignità di tutti, la libertà, percorrendo un’idea di educazione fatta di valori, sentimenti, progetti sul campo, di una ri-territorializzazione; educare quindi all’antimafia con la responsabilità del fare».
LA NECESSITÀ DI FARE RETE
Per Costabile il contrasto è costruzione sotto il profilo etico, politico, civile che si traduce nel fare rete; «Condivisione e collaborazione crea un collettivo possibile», conclude, rifacendosi al concetto di pedagogia trasformativa: «Si impara ad essere anti mafiosi solo stando dalla stessa parte con un linguaggio comune».
LA COMUNICAZIONE STRUMENTO DI PREVENZIONE
La presenza dell’attivista, porta la concretezza del fare nel dibattito, una storia di chi ha deciso di fare la guerra alla mafia, nelle scuole e nelle piazze. Con lei si è parlato di patriarcato, di dinamiche mafiose, di comunicazione come strumento di prevenzione: «Raccontare momenti significativi della storia cittadina, non è pura ricostruzione storica, ma un modo per maturare consapevolezza collettiva», riferisce. Durante il dibattito, tanti gli interrogativi e le tematiche affrontate, mette tutti d’accordo l’andare verso una direzione: un’educazione militante e liberatrice, un io che diventa un noi per non accettare più un compromesso, una pacifica convivenza con la mafia di oggi perbenista.«
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