INDICE DEI CONTENUTI
- 1 CORSO DI PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA: IL CONTRASTO EDUCATIVO ALLA CULTURA DELLA VIOLENZA
- 2 I FATTORI DETERMINANTI ALLA BASE DELLA VIOLENZA
- 3 L’EFFETTO DEI SOCIAL MEDIA SULLE DINAMICHE SOCIALI
- 4 VIOLENZA: FORME E DINAMICHE
- 5 CODICE ROSSO E IL RUOLO DELL’ARMA
- 6 PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA, UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA E FORZE DELL’ORDINE UNITE PER UN FUTURO SENZA VIOLENZA
Corso di Pedagogia dell’Antimafia, Università della Calabria e forze dell’ordine unite per un futuro senza violenza.
ARCAVACATA (COSENZA) – Un impegno concreto contro la violenza e per la costruzione di una società fondata su valori etici: questo il cuore del nuovo appuntamento del corso di Pedagogia dell’Antimafia, che ieri, 29 novembre 2024, ha riunito accademici, studenti e forze dell’ordine nella Sala Stampa del Centro Congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria (Unical). L’evento, intitolato “Il contrasto educativo alla cultura della violenza per una pedagogia delle scelte responsabili”, non si è limitato a sensibilizzare sulle molteplici forme di violenza che affliggono la società contemporanea, ma ha messo al centro il ruolo cruciale dell’educazione come strumento di prevenzione e cambiamento. L’obiettivo è promuovere un’educazione che, partendo dalla scuola e dalle famiglie, sia capace di arginare le devianze e alimentare un autentico senso di responsabilità collettiva.
La giornata, introdotta dai saluti istituzionali del prorettore Francesco Scarcello e della professoressa di Sociologia Politica Maria Mirabelli (delegata dal direttore DICES Unical Roberto Guarasci e consigliera di amministrazione dell’Ateneo), ha visto la partecipazione del comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, Andrea Mommo, offrendo importanti spunti di riflessione. L’incontro è stato introdotto dagli interventi di Rossana Adele Rossi (coordinatrice del Corso di Scienze dell’Educazione) e da Ines Crispini (presidente del Comitato Unico di Garanzia).
CORSO DI PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA: IL CONTRASTO EDUCATIVO ALLA CULTURA DELLA VIOLENZA
A coordinare i lavori è stato il professor Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia, che ha aperto il dibattito sottolineando l’importanza della testimonianza e della coerenza nel messaggio educativo: «Avere una coscienza morale significa avere comportamenti esemplari. La pedagogia, per essere credibile, deve diventare testimone attiva del messaggio che porta. Quando non si è capaci di essere testimoni non si è credibili e di conseguenza di non si è capaci di educare. Si diventa dunque portatori di un alfabeto che, a queste latitudini, negli anni, ha prodotto rassegnazioni, lamentazioni, piagnistei e una morale della convenienza».
Il comandante Mommo ha esaminato le varie forme di violenza — fisica, psicologica, socioeconomica e sessuale — descrivendo l’impatto devastante sulle vittime. Ha definito la violenza psicologica come “subdola e invasiva” e la violenza sessuale come “la più devastante”, soprattutto quando colpisce i minori.
I FATTORI DETERMINANTI ALLA BASE DELLA VIOLENZA
Il comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza Andrea Mommo ha esplorato i fattori determinanti alla base della violenza, identificando l’educazione e il contesto sociale come fattori chiave. Il comandante ha evidenziato come, accanto al ruolo cruciale dell’educazione, il contesto sociale ed economico influisca profondamente sulla formazione e sul comportamento dei giovani. Il contesto sociale, infatti, rappresenta il terreno in cui si sviluppano relazioni, si interiorizzano modelli di riferimento e si affrontano eventuali difficoltà. I quartieri e le comunità in cui i ragazzi crescono possono generare malesseri legati a fattori come la mancanza di spazi adeguati, l’assenza di figure positive e l’influenza di dinamiche problematiche. Tuttavia, emerge un confronto con le generazioni passate, che pur vivendo in condizioni più semplici e con minori risorse, non manifestavano il livello di disagio osservato oggi.
L’EFFETTO DEI SOCIAL MEDIA SULLE DINAMICHE SOCIALI
Un aspetto particolarmente attuale affrontato dal comandante è stato l’effetto dei social media sulle dinamiche sociali e sui comportamenti giovanili. «Oggi, molti giovani vivono in piazze virtuali, dove il confronto diretto è sostituito da interazioni filtrate e spesso distorte. Questo isolamento facilita derive comportamentali che, senza un’educazione incisiva e valori forti, possono sfociare nella criminalità».
La formazione e la cultura vengono identificate come pilastri fondamentali per contrastare tali problematiche. Secondo il comandante, è indispensabile un approccio integrato che coinvolga famiglia, scuola, servizi sanitari, forze dell’ordine e altri attori sociali. Solo con una sinergia efficace tra queste realtà si può intervenire sulle radici delle devianze, costruendo una società più solida e coesa.
VIOLENZA: FORME E DINAMICHE
Nel dettaglio delle forme di violenza, il comandante distingue tra violenza fisica, psicologica, socioeconomica e sessuale, analizzandone l’impatto devastante:
- la violenza fisica si manifesta attraverso l’uso della forza per affermare il proprio potere, con gravi conseguenze che vanno dalle percosse fino agli omicidi;
- la violenza psicologica è subdola e insidiosa, mina l’autostima della vittima attraverso manipolazioni verbali e non verbali. È spesso accompagnata da svalutazione, controllo assoluto e comportamenti distruttivi, come la rivalsa sui figli. La vittima, ridotta a “oggetto”, fatica a denunciare a causa di paure legate alla propria sopravvivenza economica ed emotiva;
- la violenza socioeconomica, mirata a negare l’accesso alle risorse economiche. Questa forma di sopruso è particolarmente invasiva, privando la vittima dell’autonomia e della dignità;
- la violenza domestica comprende una combinazione delle altre forme di violenza e si sviluppa in un contesto familiare. Spesso le vittime, dopo anni di soprusi, perdono la capacità di reagire e di pensare in modo indipendente, rimanendo soggiogate da partner manipolatori;
- la violenza sessuale, definita come la più devastante, può includere atti consumati o tentati e viene riconosciuta anche in casi apparentemente “minori” come molestie. Le conseguenze sulla vittima, specialmente se minore, sono spesso irreversibili e compromettono profondamente lo sviluppo personale.
CODICE ROSSO E IL RUOLO DELL’ARMA
Il comandante Andrea Mommo ha richiamato l’importanza del Codice Rosso, strumento legislativo fondamentale per la tutela delle vittime. Tuttavia, ha ribadito che la protezione deve andare oltre l’intervento immediato: è necessario un sostegno continuativo attraverso reti di supporto come servizi sociali, centri antiviolenza e case rifugio.
PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA, UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA E FORZE DELL’ORDINE UNITE PER UN FUTURO SENZA VIOLENZA
L’incontro si è concluso con la proiezione del cortometraggio “Piccole cose di valore non quantificabile”, che ha mostrato un approccio empatico e rispettoso dell’Arma dei Carabinieri verso le vittime.
Il messaggio finale è chiaro: la scuola e la famiglia, affiancate da istituzioni e forze dell’ordine, devono diventare baluardi di una formazione etica e civica che argini il vuoto valoriale in cui la violenza trova terreno fertile. La Pedagogia dell’Antimafia si conferma così un laboratorio di idee e pratiche concrete, in grado di unire università e istituzioni nella lotta per un futuro più giusto e rispettoso dei diritti umani.
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