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L’AVVICENDAMENTO tra Gino Crisci e Nicola Leone al timone dell’Università della Calabria è un passaggio di consegne tra due generazioni. Quella dei ragazzi degli anni ’70 – per riprendere le parole di uno dei decani dell’ateneo, Giuseppe Chidichimo, stamani moderatore della cerimonia che ha sancito la transizione al nuovo sessennio – e quella degli allievi dell’ateneo. Nicola Leone, dal primo novembre rettore dell’Unical, è infatti il primo laureato del campus di Arcavacata ad assumerne la guida.
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Gino Crisci, invece, all’Unical è arrivato da Pisa negli anni ’70, giovane geologo fresco di laurea chiamato nel nascente ateneo calabrese che si era dotato di un macchinario per l’analisi a raggi X delle rocce utilizzato ancora da pochi in Italia. «Era nuovo di zecca, ancora avvolto nel cellophane – ha raccontato Crisci quest’estate in un’intervista al Quotidiano – la misi in funzione, ma la luce andava e veniva. Non riuscivo a capirne il motivo, finché un giorno non scoprii che condividevamo la corrente elettrica (il laboratorio era a Quattromiglia, ndr) con un lunapark. Ho iniziato così, in un laboratorio senza luce e senz’acqua. Oggi posso dire di aver messo su invece uno dei più importanti laboratori di ricerca per i beni culturali».
Inverso il percorso di Nicola Leone che dopo la laurea in Matematica all’Unical e alcuni anni di ricerca tra l’ex Crai di Rende e il Cnr – anni in cui è avvenuta la sua conversione all’informatica – si è trasferito a Vienna, al Politecnico, dov’è diventato professore universitario. È rimasto lì cinque anni per rientrare poi in Italia – e all’Università della Calabria – alla prima occasione utile. Ha vinto un concorso da ordinario bandito dall’Università di Torino ed è stato poi chiamato dall’allora Facoltà di Scienze dell’Unical per avviare il corso di laurea in Informatica. «Li ricordo bene i miei anni da studente. Mi sono immatricolato nel 1981, abitavo alle Maisonettes, blocco 3. Mai avrei pensato che sarei diventato professore, figuriamoci rettore» dice Leone. L’aula magna è gremita per la cerimonia voluta da Crisci. In sala ci sono gli sfidanti di luglio, Raffaele Perrelli e Luigi Palopoli, gli arcivescovi di Cosenza e Catanzaro, Francesco Nolè e Vincenzo Bertolone, il sindaco di Rende Marcello Manna e il collega di Montalto Pietro Caracciolo, il vice di Castrolibero Angelo Gangi, il presidente della Regione Mario Oliverio – arrivato puntualissimo – il presidente di Confindustria Calabria Natale Mazzuca e quello di Cosenza Fortunato Amarelli, il presidente della Camera di Commercio Klaus Algieri, il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, il rettore di Catanzaro Giovanbattista De Sarro, il prorettore vicario di Reggio Pasquale Catanoso, il magnifico della “Dante Alighieri” Salvatore Berlingò. In apertura Gino Crisci tira fuori il video sull’Unical girato per la visita del presidente della Repubblica due anni fa e riproposto da lì in poi per tutti gli eventi. «Mi scuso con chi l’ha già visto, ma dovrà vederlo di nuovo» scherza, mentre dalla platea si alza, tra il serio e il divertito, un coro di “noooo”. Strappa l’applauso poi quando ricorda che nel suo sessennio è stata trovata e garantita copertura per tutte le borse di studio, abolendo la figura dell’idoneo non beneficiario.
«Merito della Regione, che ha investito più di risorse, e di chi (il riferimento è al prorettore delegato al Centro residenziale Luigi Filice, nda) si è battuto perché cambiassero i criteri di riparto del fondo statale, rendendoli più aderenti al fabbisogno degli atenei» ricorda. L’ottimo rapporto con la Regione instaurato in questi anni ha fruttato in tutto all’ateneo 72 milioni di euro (11 sono in arrivo) destinati non solo al diritto allo studio, ma anche ai giovani ricercatori, al potenziamento delle attrezzature didattiche, al restyling del campus. Tra i punti di forza del mandato, dice ancora Crisci, l’impegno sul trasferimento tecnologico, lo sforzo progettuale («un dato per tutti: siamo passati dai 6 Prin vinti del 2014 ai 35 dell’ultimo anno»), il dialogo con i partner industriali «che vogliono venire a lavorare e a investire qui». Chiede scusa al personale tecnico amministrativo, per non aver potuto completare le progressioni di carriera quest’anno, pur avendo trovato le risorse, e ringrazia tutti. «Anche quelli che mi hanno fatto la guerra. Ne ho sofferto molto, ma almeno hanno impedito che mi adagiassi in questi anni» conclude.
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Il sessennio di Nicola Leone partirà con la call per nominare il nuovo direttore generale e il CdA, la proposta agli organi per l’istituzione del fondo di rotazione destinato a quelle aree che fanno più fatica ad accedere ai fondi di ricerca (idea accolta dal programma di Palopoli), il rafforzamento della struttura che affiancherà i dipartimenti nella progettazione. «Dobbiamo ambire a vincere anche i bandi Erc (European research council)» avverte il neo rettore. Ai futuri candidati alla Regione chiede di impegnarsi a portare in discussione e approvare – accogliendo uno spunto del suo programma – una legge sull’università e il diritto allo studio, per rendere stabili le risorse erogate agli atenei. La sua squadra sarà annunciata a novembre. «Sarà ampia e con molte donne, anche in posizioni apicali» annuncia. Una di loro potrebbe essere Patrizia Piro, ordinario di ingegneria idraulica, che è in predicato di ricoprire l’incarico di prorettore con delega al Centro residenziale.
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