X
<
>

L'Unical di Rende

Share
9 minuti per la lettura

L’Università della Calabria, nella visione dei padri fondatori, sarebbe dovuta essere il più potente strumento di riscatto sociale per una terra da sempre colpita non solo dalla criminalità ma anche dalla cattiva amministrazione. Da questo luogo di cultura e di socializzazione sarebbero dovuti partire i segnali delle “buone pratiche” per favorire il risveglio delle coscienze dei cittadini in direzione del bene comune, del senso civico e della legalità. Per diversi decenni l’Unical ha assolto in maniera egregia tale compito, formando generazioni di donne e di uomini che con professionalità e civismo hanno contribuito alla crescita di questo territorio. In breve tempo la nostra Università è entrata a pieno titolo nei grandi e prestigiosi atenei italiani, divenendo per il nostro popolo un simbolo di orgoglio e di speranza. In questi ultimi anni, però, il corso della storia sembra essersi invertito: la nostra Università giorno dopo giorno sta arretrando in un inesorabile declino.

LEGGI QUI L’ARTICOLO SULLA MOZIONE DI SFIDUCIA A CRISCI

 

Il quadro che si riscontra è desolante! Il numero degli iscritti è da anni ormai drammaticamente in calo, mentre il tasso di abbandono e di studenti fuoricorso è in continuo aumento. In cinque anni abbiamo perso oltre 5 mila studenti, passando dai 31.499 dell’A.A.2012/13 ai 26.324 dell’A.A.2017/18. L’offerta didattica risulta essere obsoleta e distaccata dalle esigenze del mondo del lavoro. Le attività di orientamento, soprattutto quelle post lauream, oltre ad essere inadeguate risultano anche inopportune, in quanto rivolgono la propria attenzione quasi esclusivamente al mondo dei call center. Il riscontro immediato di tutto ciò si ha nell’esiguità di risorse esterne cui l’Unical riesce ad avere accesso (in modo particolare quelle relative alla quota premiale dell’FFO) e nella perdita consistente di punti organico che testimoniano quanto scarsa sia la competitività del nostro Ateneo nel panorama nazionale. Il Rettore ha sempre sostenuto che la causa di tale situazione non fosse da attribuirsi a fattori interni, bensì, al vizioso sistema di misurazione e valutazione delle università italiane che penalizza gli atenei del sud a tutto vantaggio di quelli del nord.

Quello che vorremmo, però, è che lo stesso rettore ci spiegasse il motivo per cui altri atenei del sud nello stesso periodo siano riusciti a conseguire performance d’eccellenza. In modo particolare ci riferiamo all’Università di Salerno, comparabile con la nostra per dimensioni e tipologia, che in questi anni oltre a mantenere stabile e addirittura incrementare il numero di studenti, passando da 35.026 iscritti dell’A.A.2012/13 a 35.724 dell’A.A.2017/18 (fonte: Anagrafe dello studente MIUR), è riuscita anche ad acquisire maggiori e preziose risorse umane ed economiche (oltre 30 Milioni di incremento netto dell’ FFO in 5 anni), posizionandosi ai vertici nelle classifiche delle università italiane. Capitolo a parte va, poi, riservato al Campus che nell’intenzioni del rettore avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del suo mandato e invece oggi, purtroppo, rappresenta uno dei fallimenti più macroscopici. In questi anni ci si è spesso affannati a ostentare risultati poco significativi quali, ad esempio, alti posizionamenti nella classifica CENSIS. Quello che però la governance ha sempre cercato di mascherare, è il fatto che i parametri a cui tale classifica fa riferimento sono solo quantitativi e non qualitativi. Tra l’altro, se proprio si volesse far riferimento al CENSIS come strumento di valutazione, bisognerebbe anche ricordare che prima dell’era Crisci il nostro ateneo si posizionava su traguardi migliori. Oggi la realtà del Campus è sotto gli occhi di tutti.

Un Campus che, purtroppo, si presenta essere sempre più deserto, privo di servizi e attività sociali e sempre più in preda a fenomeni di vandalismo, randagismo e abusivismo. Anche dei servizi, introdotti ad inizio mandato, quali: bikesharing, counseling psicologico, lavanderie e navetta, dopo gli articoli e le foto di rito, rimane solo una fievole traccia di cui la navetta a pagamento rappresenta l’espressione più tangibile. Riteniamo che tale drammatica involuzione del nostro Ateneo sia da addebitarsi direttamente alla miope azione politica condotta dall’attuale amministrazione. Un’azione politica e amministrativa priva di qualsivoglia programmazione e visione strategica, improntata esclusivamente sulla gestione dell’ordinario e delle emergenze e orientata alla conservazione del potere. Una gestione segnata dal continuo aumento delle tasse universitarie, da sistematici tagli ai servizi e da irrazionali riorganizzazioni del pta che tanti disservizi hanno recato agli studenti e alla comunità accademica tutta. Una gestione in cui l’autoreferenzialità e la prevaricazione hanno prevalso sui principi della concertazione, della condivisione e del rispetto delle parti, determinando, di fatto, il periodo più conflittuale della storia del nostro Ateneo. Forse tra tutte le scelleratezze, questa rappresenta l’eredità più grave che ci lascia l’attuale amministrazione e che farà sentire i suoi effetti anche nel prossimo futuro.

Oggi l’Unical si presenta essere una realtà in cui pratiche come la legalità, la trasparenza e il rispetto delle regole e delle persone sono sempre più evanescenti. Il Prof. Crisci, nel presentarsi alla comunità accademica in occasione delle elezioni rettorali nel giugno del 2013, affermava: “La legalità, la trasparenza e la coerenza saranno, per quanto dipenderà da me, un punto fermo del nostro futuro. Un problema non secondario è quello del rispetto delle regole. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a episodi in cui alcune regole sono state forzate o si è tentato strumentalmente di “forzarle” per il raggiungimento di specifici fini, anche legittimi, ma non per questo giustificabili. Le regole si rispettano, se non sono valide si modificano con le previste procedure, mai si ignorano”. In questi cinque anni, però, il ricorso da Egli fatto all’uso di cavilli burocratici per aggirare lo statuto, i regolamenti e le leggi nazionali, al fine di condizionare i normali processi democratici della nostra università, è stato sistematico.

A tal riguardo ci tocca denunciare una diffusa e complice indifferenza di gran parte della componente docente dinanzi a gravi violazioni di carattere procedurale e democratico, visto che i nostri appelli sono rimasti sempre inascoltati. Sotto questo punto di vista, la vicenda relativa alla sospensione delle ultime elezioni studentesche è emblematica. In questa vicenda, infatti, sono molteplici gli aspetti illogici e sconcertanti. Si va dalle motivazioni addotte nel decreto di sospensione (apparse sin da subito inconsistenti), alle modalità con cui sono state ignorate le possibili azioni alternative come, ad esempio, il reintegro cautelativo della studentessa nelle liste elettorali in attesa della decisione del tribunale amministrativo. Soluzione, quest’ultima, che avrebbe garantito la salvaguardia dei principi della buona amministrazione e, contestualmente, l’interesse generale degli studenti di concorrere alle elezioni e di avere una rappresentanza pienamente legittimata e non prorogata come risulta essere quella attuale.

Inoltre, risulta difficile capire quali siano le motivazioni per le quali il Rettore, a distanza di 7 mesi dalla pubblicazione della sentenza del T.A.R., che obbliga l’Unical a riattivare le procedure elettorali, nonostante gli innumerevoli appelli e solleciti, continua a tergiversare e perdere tempo su tale punto. L’ultima lettera inviata dal Rettore al Consiglio degli Studenti per chiedere se fosse opportuno tenere le elezioni interne in concomitanza delle elezioni nazionali del CNSU (fissate dal MIUR per il 14 e 15 maggio 2019) oppure dopo le elezioni rettorali (previste per l’estate del 2019), oltre ad essere priva di buon senso e fuori luogo, a nostro avviso è anche particolarmente imbarazzante e provocatoria. In maniera palese il Prof. Crisci manifesta, ancora una volta, la propensione a non rispettare le leggi ed evidenzia, altresì, la pessima attitudine al ruolo di amministratore in quanto, non far svolgere le elezioni interne insieme a quelle nazionali, oltre ad aggravare la posizione d’illegittimità degli organi deliberanti, comporterebbe anche un ulteriore e ingiustificato esborso di risorse per la successiva realizzazione delle stesse. Inoltre, essendo l’elezione del rettore un momento cruciale per il presente e il futuro dell’ateneo, riteniamo necessario che a condividere tale scelta debbano essere gli studenti pienamente legittimati da un nuovo e forte mandato studentesco. Nel riassumere quanto finora esposto, risulta dunque evidente come il Rettore, ricorrendo a pretesti e sostituendosi sistematicamente alle commissioni elettorali (dallo stesso nominate), abbia inteso azzerare le tornate elettorali del Novembre 2015 e del Maggio 2018, al fine di condizionare l’elezione delle rappresentanze studentesche e di determinare artificiosamente la permanenza delle stesse negli organi di governo oltre il naturale mandato.

Questo ci porta direttamente ad affrontare un altro nodo cruciale, ovvero: la legittimità dell’attuale Consiglio d’Amministrazione. Il CdA dell’Unical, infatti, oltre ad operare in maniera incompleta da oltre 3 mesi, in quanto un componente di diritto è venuto meno per sopraggiunta incompatibilità, vede ben altri due membri, su dieci aventi diritto, essere in una posizione alquanto discutibile e/o illegittima. Se da una parte infatti vi è la D.ssa Gloria Tenuta che in maniera quasi sistematica non partecipa alle adunanze e in passato non ha fornito le dovute giustificazioni nei modi e nei termini che la legge prevede a pena la decadenza; dall’altra vi è il Dott. Diego Mazzitelli, espressione della rappresentanza studentesca, il quale, transitando dalla condizione di studente iscritto al corso di laurea magistrale biennale a quella di dottorando (peraltro vincendo il concorso d’ammissione al dottorato di ricerca ancor prima di conseguire la laurea magistrale stessa), continua ad esercitare il ruolo di consigliere d’amministrazione senza alcun atto ufficiale che lo insedi e dunque in maniera abusiva. A tal proposito, occorre specificare che il regolamento vigente non contiene alcuna norma che consenta il mantenimento della carica elettiva a uno studente che abbia concluso il percorso di laurea magistrale. Anzi, come più volte fatto presente ai competenti organi, i lavori della commissione inerenti alla redazione del vigente regolamento elettorale dimostrano la chiara volontà dell’allora Senato Accademico di abrogare il comma che consentiva tale possibilità. La legittimità del Consiglio d’Amministrazione non è un fatto secondario, in quanto da esso vengono deliberate tutte le più importanti decisioni riguardanti la vita del nostro Ateneo. Ci tocca, infine, evidenziare la scarsa o nulla considerazione che il Magnifico Rettore ha dimostrato in questi anni nei confronti di questo consesso, che ricordiamo essere espressione diretta della volontà studentesca e organo di questo Ateneo.

Oggi l’Unical, purtroppo, si presenta essere un posto peggiore di quello che abbiamo trovato e la sua regressione non si evince solo dai numeri ma brilla soprattutto sul piano culturale ed etico. Crediamo, pertanto, che sia arrivato il momento che le coscienze sane del nostro ateneo prendano in mano la situazione, perché la nostra Università merita una guida migliore e non un Rettore che, pur di “tirare a campare”, continua ad agire oltre le regole e il buon senso, ricorrendo, talvolta, finanche a pratiche deprecabili quali minacce, ricatti e ritorsioni nei confronti delle persone e delle strutture “disallineate” dalla sua linea politica. Per i motivi esposti, con il presente documento avanziamo formalmente la Mozione di Sfiducia nei confronti del Magnifico Rettore Prof. Gino Mirocle Crisci. Pertanto, chiediamo al Senato Accademico di esprimersi nel merito e ad ognuno dei componenti di votarla oppure declinarla a seconda della propria percezione e visione del nostro Ateneo.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE