Il rettore Gino Crisci
5 minuti per la letturaRENDE (COSENZA) – VIRTUOSI come lo scorso anno (anzi, anche un po’ di più), ma penalizzati sul fronte delle nuove assunzioni. La ripartizione dei punti organico – l’unità di misura su cui si basa la programmazione delle assunzioni degli atenei – è andata così per l’Università della Calabria: il suo bilancio rispetta i parametri imposti dal ministero, ma l’ateneo dovrà accontentarsi di un turn over all’80 per cento. Ovvero, nel corso del 2018 ha visto congedarsi docenti e dipendenti per un totale di 31,45 punti organico liberati (un punto organico corrisponde alla retribuzione annua di un docente ordinario), ma per rimpiazzarli potrà “spendere” solo 25,11 punti organico. Una perdita di 6,3 punti organico, solo parzialmente “compensata” dai 2,5 punti organico straordinari ottenuti dal riparto delle risorse previste dalla Finanziaria. «Si continua a sfruttare le debolezze territoriali con algoritmi che penalizzano soprattutto gli atenei meridionali. Noi perdiamo meno di altri, ma comunque perdiamo. La verità è che si continua a penalizzare chi tassa meno gli studenti» sbotta il rettore dell’Unical Gino Crisci.
Facciamo un passo indietro per spiegare come viene stimata dal ministero la virtuosità o meno di un ateneo, ovvero la solidità del suo bilancio, e come vengono quindi ripartiti i punti organico. Un’università è virtuosa se l’indicatore spese personale è sotto l’80 per cento e se l’Isef (indicatore di sostenibilità economica e finanziaria) è sopra l’1. Nel complesso il calcolo tiene conto dell’impatto delle spese ordinarie (spese del personale, oneri, fitti) sulle entrate fisse che sono rappresentate dal fondo di finanziamento statale e dalle tasse degli studenti. Un dato, il secondo, che ovviamente è migliore negli atenei settentrionali, dove si incassa di più perché maggiore è il gettito fiscale – potendo contare su famiglie mediamente più ricche e con un Isee più alto – e minore l’impatto della no tax area introdotta dal governo Renzi (all’Unical interessa i due terzi degli studenti).
L’Università della Calabria, ad ogni modo, rispetta i parametri di virtuosità del ministero (l’indicatore spese per il personale è al 72,9 per cento, mentre l’Isef è all’1,12): non potrà, tuttavia, contare su tutto il budget di punti organico che le spetterebbe sulla base dei pensionamenti dello scorso anno. Lo scorso anno, e con un costo del personale leggermente superiore, l’Unical aveva ottenuto invece un turn over al 96 per cento. Se c’è chi perde (l’Unical, ma anche e soprattutto Roma Sapienza, Palermo e Federico II di Napoli), c’è anche chi guadagna. E sono soprattutto le università del Nord che assorbono i punti organico sottratti ad atenei del Centro e del Sud. In particolare – se guardiamo agli atenei con popolazione studentesca superiore ai 10mila abitanti – quelle del Veneto, della Lombardia e del Piemonte. Al Politecnico di Milano è garantito, ad esempio, un turn over del 237 per cento, con 42,8 punti organico in più, “prelevati” dagli altri atenei. Per la Statale, invece, un turn over del 121 per cento, con 17,5 punti organico in aggiunta a quelli liberati dai suoi pensionati. E sono solo alcuni esempi: «È come se, da un anno all’altro, l’equivalente di 280 ricercatori dovessero abbandonare gli atenei meridionali per essere trasferiti nelle più ricche università settentrionali», ha scritto Beniamino Cappelletti Montano sul blog dell’associazione Roars.
Le due università milanesi, si dirà, sono però economicamente più virtuose dell’Unical. Sì, come più “virtuosa” è la “Magna Graecia” di Catanzaro, comunque più piccola dell’Unical. Tuttavia, se si guardano i dati, si nota che la dote di punti organico non viene ridotta o rimpinguata in funzione della minore o maggiore virtuosità degli atenei. La Mediterranea di Reggio Calabria e l’università della Basilicata sono meno virtuose dell’Unical, ma registrano un pur lieve incremento dei punti organico. La Federico II di Napoli – nell’esempio riportato da Roars – è più virtuosa di Udine, ma è la seconda a essere premiata. «Il travaso di punti organico dagli atenei del Centro Sud verso quelli del Nord era iniziato già con i governi precedenti – ricorda il rettore, che sul tema (il drenaggio di risorse dal Sud verso il Nord) era tornato anche in un’intervista dello scorso novembre (LEGGI) – È stato l’esecutivo Monti a introdurre la possibilità che i pensionamenti registrati in un ateneo si traducessero in possibilità di nuove assunzioni in un altro. I suoi successori hanno confermato questo meccanismo, introducendo solo delle clausole di salvaguardia, limitando il guadagno massimo rispetto al turn over nazionale. Quest’anno, però, questo limite è saltato, tanto da trovarsi atenei con un guadagno anche del 600 per cento. Ma soprattutto è stato modificato l’algoritmo con cui si calcolano e distribuiscono i punti organico. In che modo lo hanno modificato? Non è dato saperlo – dice Crisci, che nei giorni scorsi ha anche scritto al viceministro Lorenzo Fioramonti – Quello che però sappiamo è che finché tra gli indicatori di virtuosità compariranno gli introiti delle tasse, il risultato sarà sempre scontato».
Lo scrivevano anche i Cinque Stelle nel 2013, in un ordine del giorno presentato in Senato: il livello di tassazione degli studenti «non può essere assunto come il principale parametro di sostenibilità economica e finanziaria, dal momento che è correlato ai contesti sociali e territoriali di riferimento degli atenei». Il criterio fiscale continua però a essere preso in considerazione e rischia di condizionare anche il riparto delle future risorse promesse dal governo. Replicando al Mattino di Napoli nei giorni scorsi l’ufficio stampa del Miur ha negato che ci sia la volontà di danneggiare il Sud, spiegando che il riparto tiene conto delle disponibilità di bilancio degli atenei e della sostenibilità della spesa del personale. «L’Unical è perfettamente in grado di garantire un turn over al 100 per cento, dunque di “spendere” tutti i suoi punti organico. Il nostro bilancio è solido, pur non disponendo delle entrate fiscali di altri atenei, in altre regioni d’Italia» dice Crisci.
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