Uno scorcio degli scavi
2 minuti per la letturaBISIGNANO (COSENZA) – Una scoperta senza dubbio di grande importanza archeologica quella realizzata a Bisignano in provincia di Cosenza. Una villa romana databile tra il II secolo a. C. e il II secolo d. C., infatti, è venuta alla luce aprendo nuovi scenari non solo nel campo dell’archeologia.
La scoperta, infatti, secondo gli amministratori locali e i responsabili della soprintendenza avrà ricadute economiche, culturali e storiche per l’intero territorio.
In particolare, il soprintendente archeologico, belle arti e paesaggio di Catanzaro, Cosenza e Crotone, Mario Pagano, e il sindaco, Francesco Lo Giudice, hanno illustrato i risultati preliminari delle indagini condotte dall’archeologa Giovanna Verbicaro.
Il sindaco Lo Giudice dopo aver sottolineato la portata storica della scoperta, ha sottolineato come sia urgente il reperimento dei fondi necessario alla prosecuzione della campagna di scavi: «Bisogna – ha spiegato il sindaco – cambiare verso allo stato delle cose attraverso azioni politiche mirate a promuovere il nostro territorio tutelando, preservando e valorizzando il nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Conoscere la propria storia è azione propedeutica alla sviluppo futuro ricordando che siamo stati grandi e che possiamo ritornare ad esserlo ancora».
Pagano, inoltre, rilevando come «a due anni dal mio insediamento siamo riusciti a costruire da zero l’ambito archeologico della provincia di Cosenza», ha affermato che «la scoperta ci inorgoglisce e ci ripaga del lavoro svolto in questi mesi. Si sono rilevate fondamentali le indagini geologiche effettuate nell’area che ci hanno permesso di avere notizie aggiuntive. La portata di questo rinvenimento avrà sicuramente una ricaduta in diversi ambiti non ultimo quello della agricoltura».
L’archeologa Giovanna Verbicaro ha infine esposto i risultati preliminari delle indagini svolte: «I reperti – ha detto – dimostrano la lunga vita della struttura che constatava sia di una parte padronale che di una parte produttiva. Nel settore produttivo è stato rinvenuto una pavimentazione in opus spicatum risalente all’età imperiale oltre a un blocco di calcare che potrebbe essere il resto di un torchio utilizzato per la lavorazione delle olive. Tra i resti spicca una ceramica a vernice nera, fondo di Assside, una sorta di portagioie, databile tra la metà del II secolo a. C. e la metà del I secolo a. C. che risulta al momento essere il reperto più antico rinvenuto. Inoltre, è da segnalare un orlo di coppa sigillata italica di prima età augustea e una terra sigillata africana che risulta essere il reperto più moderno vista la datazione tra la metà del II secolo d. C e gli inizi del III secolo d. C.. Emerge, dunque, come la domus, che conserva ancora l’intonaco rosso parietale, sia patrimonio da tutelare e valorizzare non soltanto da un punto di vista archeologico, ma anche da un punto di vista restaurativo».
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