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Il senatore Antonio Razzi

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RENDE  (COSENZA) – Si dicono sorpresi dal dibattito scatenato e anche dai toni. Nonché «dagli insulti, le minacce e gli atteggiamenti poco decorosi di alcuni».

Gli studenti di “Democrazia culturale”, il movimento che ha organizzato il seminario su Usa e Corea del Nord in programma giovedì all’Unical (LEGGI LA NOTIZIA), spiegano che il loro impegno «è stato sempre volto alla difesa dei diritti degli studenti ed alla diffusione della buona politica, assumendo spesso posizioni molto forti per far valere i diritti dei più deboli e promuovere il cambiamento a livello locale e non solo».

Poi raccontano com’è nato il seminario e come si è arrivati alla presenza del senatore Antonio Razzi all’Unical. Non hanno invitato direttamente Razzi, spiegano, ma hanno contattato la commissione Esteri.

«Cercando un contatto con la Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica – scrivono – abbiamo ricevuto circa una settimana fa la disponibilità del senatore Antonio Razzi a venire in Calabria per dire la sua su tale argomento. Stupiti dalla presenza dell’ormai conosciutissimo senatore non potevamo certo rifiutare, visto il ruolo ricoperto dallo stesso: segretario Commissione Affari Esteri del Senato. Non è in dubbio la serietà e l’impegno profusi per realizzare l’evento che oltre ad informare sui rapporti Usa-Corea voleva essere per noi l’occasione di condanna, la più vera e forte, contro la guerra, contro le tensioni internazionali spinte da interessi economici e la corsa al riarmo. Il nostro pensiero non coincide con quello espresso dal senatore, così come tanti altri cittadini. È necessario piuttosto riflettere su come la politica si pone al cospetto di temi così delicati, delegando tale commissione ad alcuni rappresentanti, ricordiamo, eletti dal popolo. Non abbiamo colpe se nel 2017 il Senato della Repubblica Italiana sceglie di demandare tali mansioni al senatore Razzi, siamo semplici cittadini che rispettano e amano il proprio Paese, non i politici che lo rappresentano».

Insomma, gli organizzatori non hanno chiesto espressamente la presenza di Razzi, né si dichiarano suoi estimatori. Dicono però anche che i problemi sono altri: «Tra le tante dita puntate contro l’evento penso sia giusto riservarne alcune contro i rappresentanti politici mafiosi, corrotti epregiudicati che ancora oggi troppo spesso, acquisiscono consenso e seguito a difesa di chissà quali interessi e molto spesso al centro di iniziative pubbliche».

Non è esclusa, però, una variazione di programma. «Certi di aver fatto il possibile e di onorare sempre la nostra Università ci riserviamo di comunicare al più presto disposizioni circa l’evento in programma», concludono.

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