Il manifesto dell'iniziativa
2 minuti per la letturaRENDE (COSENZA) – Qualcuno ha pensato ad un pesce d’aprile tardivo. L’annuncio della presenza all’Università della Calabria del senatore Antonio Razzi – giovedì 25 maggio, alle 16 e 30 presso l’aula seminari del cubo 0b – ha scatenato finora sul web soprattutto ilarità e sorpresa. Il segretario della commissione Affari esteri è stato invitato a concludere il seminario, organizzato dal movimento studentesco Democrazia culturale, sul tema “Stati Uniti e Corea del Nord: rischio di un nuovo conflitto mondiale?”.
All’incontro partecipano il rettore dell’Unical Gino Crisci, i direttori dei dipartimenti di Scienze Politiche e Scienze aziendali e giuridiche, Francesco Raniolo e Franco Rubino, i docenti Walter Greco e Luigi Caravita. Introduce Nicola Feraudo, rappresentante degli studenti di Giurisprudenza, e intervengono anche il presidente del Consiglio degli Studenti, Domenico Tulino, il presidente di “Democrazia Culturale” Pietro Domma e il responsabile politico Antonio Caterino.
Sul web si è già scatenato il dibattito. Il primo gruppo Facebook su cui è apparso il manifesto è “Unical 2020”, vivace spazio di discussione sulla vita dell’ateneo e finestra sempre aperta su quello che succede nel campus. Sul gruppo prevale al momento lo stupore, anche se uno dei relatori, Walter Greco, prova a dare un’altra lettura. «Io francamente avrei provato molto più imbarazzo a stare seduto a fianco di altri senatori. Senatori che non hanno esitato a fare macelleria sociale, senatori razzisti, senatori collusi. E tutti ossequiati. Per quanto pittoresco, Razzi mi ricorda l’epilogo del sonetto “l’omo e la scimmia” di Trilussa», scrive Greco, che in un altro passaggio invita ad uscire fuori dalle «macchiette caricaturali alla Crozza».
Al di là delle esilaranti parodie del comico genovese, il segretario della commissione Affari esteri del Senato in molti casi comunque c’ha messo del suo. Nelle ultime settimane ha fatto notizia per il selfie ridanciano con Bashar al-Assad, il presidente siriano a capo di un regime accusato di violenze, torture e sterminio, e per la sua “missione” in Corea del Nord «per tranquillizzare la situazione e calmare le acque» nei rapporti con gli Stati Uniti. Il senatore è stato più volte a Pyongyang e ha spesso vantato un rapporto «d’amicizia» con il governo nordcoreano, proponendosi come mediatore per l’Italia prima e per gli Stati Uniti ora.
«Io mi adoperei perché loro mi vogliono bene – ha detto lo scorso anno all’Huffington Post – Da quando c’è Kim, tra l’altro, vengono i giocatori coreani in Italia. E poi non è quel regime cattivo che tutti pensano, una volta si diceva che i comunisti mangiavano i bambini e invece non era così». Razzi, però, deve la propria notorietà, ancor prima che alla passione per la politica estera, al celebre fuori onda del «te lo dico da amico, fatti gli affari tuoi (l’espressione era più colorita, ndr)», in cui spiegava di aver mantenuto in sella il governo Berlusconi per maturare il vitalizio.
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