"L'Abisso del Bifurto"
2 minuti per la letturaIl Buco a Venezia. Palcoscenico naturale in cui è stato girato “Il Buco” film di Michelangelo Frammartino, regista calabrese come il suo aiuto, in gara alla Mostra del Cinema di Venezia, è l’incantato scenario del Pollino in cui ricade l’Abisso del Bifurto, la grotta carsica più profonda d’Europa, protagonista del film.
Palcoscenico naturale il Pollino e l’Abisso del Bifurto, palcoscenico virtuale la Mostra del Cinema per scoprire, promuovere e valorizzare i borghi dell’Alto Jonio cosentino, diamanti di bellezza incastonati sui monti del Pollino come San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria, Alessandria del Carretto.
“Il Buco”, girato interamente sul Pollino, racconta una storia, bella e vera, profondamente legata alle straordinarie bellezze paesaggistiche in gran parte nascoste e inesplorate del Parco e al talento dei giovani calabresi Michelangelo Frammartino, regista, figlio di emigrati a Milano e di Angelo Urbano originario di Albidona già autore di diversi cortometraggi e documentari, che ne ha condiviso il progetto come aiuto alla regia di uno dei cinque film italiani in gara alla Mostra del Cinema di Venezia.
LA TRAMA
Durante il boom economico degli anni 60, l’edificio più alto d’Europa (il Pirellone) viene costruito a Milano, nel prospero Nord-Italia. All’altra estremità del Paese, nell’agosto del 1961 un gruppo di giovani speleologi, già esploratori di tutte le cavità del Nord-Italia, cambiano rotta e puntano al Sud, con l’intenzione di esplorare altre grotte sconosciute all’uomo.
Con tale intento, si immergono nelle viscere dell’altopiano calabrese del Pollino e il suo incontaminato entroterra esplorando il sottosuolo di un Meridione angosciato anche allora da mille problemi e che tutti, soprattutto i giovani, continuano ad abbandonare.
Scoprono così, con i suoi 700 metri di profondità, una delle grotte più profonde del mondo: l’Abisso del Bifurto, al confine tra i comuni di San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, in pieno Parco del Pollino. Testimone di quella scoperta fantastica, un vecchio pastore dallo sguardo fiero, unico e severo custode di un territorio incontaminato. Questo film è la storia della straordinaria impresa di questi giovani piemontesi.
Angelo Urbano riferisce quanto affermato dal direttore artistico Alberto Barbera: “C’è voluto tantissimo per fare quest’opera che ricostruisce, con grande rigore, l’impresa di questo gruppo di speleologi piemontesi valorizzata dalle straordinarie immagini di Renato Berta”.
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