Il taglio del nastro al parco di SIbari
2 minuti per la letturaCASSANO ALLO IONIO (COSENZA) – Dopo più di quattro anni è stata riaperta al pubblico l’area archeologica di Sibari, interdetta dopo l’esondazione del fiume Crati il 18 gennaio 2013. Il taglio del nastro è avvenuto all’interno dell’area museale, alla presenza del sottosegretario di Stato ai Beni culturali, Dorina Bianchi. Erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, il vescovo della Diocesi di Cassano, monsignor Francesco Savino, il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, e la responsabile dell’area archeologica sibarita e del museo nazionale archeologico della sibaritide, Adele Bonofiglio.
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Dopo circa 1500 giorni, finalmente, le bellezze archeologiche custodite nel “Parco del Cavallo” potranno essere nuovamente ammirate dal mondo intero.
Il Parco è stato inaugurato dopo che sono stati eseguiti una serie di lavori – costati 18 mln con fondi Pon – per pulire, riqualificare e valorizzare l’intera area che ospita reperti di età romana e magnogreca e il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide.
«Sono molto orgogliosa – ha detto il sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali Dorina Bianchi – della restituzione di questo importantissimo sito. E’ un sito unico di cui usufruiranno turisti non solo calabresi ma provenienti dall’Italia e dal mondo. La cultura, insieme al turismo, può creare un solido sviluppo non solo culturale ma soprattutto economico. Ed è questo quello su cui il Mibac sta puntando».
«Qui – ha detto il presidente della Regione Mario Oliverio – c’è un patrimonio culturale che merita di essere valorizzato perché la nostra terra, attraverso realtà che hanno una proiezione internazionale, può diventare più attrattiva».
Nel sito, tuttora oggetto di ricerca, sono presenti i resti di tre città, realizzate una sopra l’altra. Ciò che è visibile risale alla città romana di Copiae, che fu presto cambiato in Thurii, nome della città greca sulle cui rovine fu fondata. Nello strato ancora inferiore, invece, si trovano le rovine di Sybaris, città magno-greca. Di quest’ultimo insediamento sono venuti alla luce – proprio durante le operazioni di ripristino del sito – due reperti del VI secolo avanti Cristo andati ad arricchire la collezione di reperti presenti nel museo.
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