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Lo svelamento della statua di Alarico a Cosenza

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Si è svolta a Cosenza la cerimonia di inaugurazione della statua di Alarico realizzata dall’artista Paolo Grassino

COSENZA – Si è svolta a Cosenza la cerimonia di inaugurazione della statua di Alarico (LEGGI LA NOTIZIA SUL POSIZIONAMENTO DELLA STATUA) realizzata dall’artista Paolo Grassino nell’ambito delle iniziative volte a sostenere Cosenza quale capitale della Cultura per l’anno 2018 e nell’ambito della cerimonia a dare il suo w endorsement alla politica del comune di Cosenza e del sindaco Mario Occhiuto sulla ricerca della tomba del condottiero barbaro è stata il sottosegretario ai Beni e alle attività culturali Dorina Bianchi.

Per l’esponente politico del governo di Matteo Renzi «la storia di Alarico, ricca di fascino, che si dice sia stato seppellito con tutti i suoi tesori alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, deve innescare un meccanismo di valorizzazione e promozione turistica non solo della città di Cosenza, ma di tutto l’hinterland attraverso una rete di percorsi turistici che guardino a tutte le peculiarità che questo territorio ha da offrire».

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REALIZZATA SU ALARICO A COSENZA

Per la Bianchi «la ricerca della tomba di Alarico è un’indagine complessa che deve diventare un progetto sperimentale e innovativo per l’analisi capillare del territorio e per mettere a sistema connessioni tra paesaggio e archeologia. Un progetto di ricerca che deve privilegiare il nostro know how e guardare alle competenze espresse dalla vicina Università della Calabria, dove ci sono studiosi riconosciuti a livello nazionale e tecnologie all’avanguardia nel campo».

Per quanto riguarda poi la candidatura di Cosenza a capitale della cultura 2018, il sottosegretario ha garantito che «le luci su Cosenza sono accese. Anche l’evento di è oggi è un tassello di un percorso importante in cui la Calabria ed il sud devono essere più protagonisti e consapevoli delle straordinarie bellezze culturali che custodiscono».

Il sindaco Occhiuto: «Puntiamo a promuovere lo sviluppo della città» 

Dal canto suo il primo cittadino di Cosenza, Mario Occhiuto ha precisato che «non siamo qui per celebrare un personaggio che alcuni considerano un guerriero sanguinario. Siamo qui per promuovere ulteriormente lo sviluppo della città e la sua attuale candidatura a Capitale della Cultura 2018. La Storia si racconta, la Storia non si nasconde».

All’iniziativa hanno presenziato cittadini, autorità civili, militari e religiose, sindaci dell’area urbana e numerosi amministratori di palazzo dei Bruzi e dei Comuni della Provincia, di Associazioni culturali e, naturalmente, del Comitato tecnico-scientifico fondato proprio per favorire gli studi e i progetti sul re dei Goti. Presente anche Marina Mattei, curatrice archeologa dei Musei capitolini di Roma e sponsor della prima ora del progetto culturale di Occhiuto e l’artista che ha realizzato la scultura bronzea finanziata dalla Fondazione Carical, Paolo Grassino. Occhiuto si è soffermato sulla valenza di posizionare una scultura dedicata ad Alarico alla confluenza dei due fiumi. «Questo evento – ha aggiunto – consolida una modalità di storytelling del territorio che sta alimentando un nuovo turismo per Cosenza. Serve a raccontare una storia e ad impiegarla come strategia di comunicazione persuasiva. Risponde al tentativo di aumentare le presenze in città portando maggiore ricchezza per il territorio, più occupazione e più posti di lavoro per i giovani».

«Il re guerriero è in piedi – ha chiarito l’autore dell’opera Paolo Grassino – e con i piedi rimane collegato al suo destriero, non si abbandonano, hanno un comune destino. La figura riemerge dall’acqua e ci interroga dopo secoli. Uno scarto temporale. Forse il mito come la scultura rimane in quel limbo senza tempo dove tutto è cristallizzato. La fusione del metallo ferma l’idea, una resistente impresa donata ai secoli».

MA SU ALARICO CI SONO I DUBBI DI UNA GRANDE FETTA DI UNIVERSITARI ITALIANI E NON SOLO

Ma se il sottosegretario Bianchi pone Alarico e la ricerca della sua tomba e dei suoi presunti tesori ad emblema di un progetto di valorizzazione e promozione della Calabria, la vicenda del re dei Goti non appassiona il mondo dell’Archeologia che piuttosto vede tutto come una grande operazione mediatica ma senza grandi fondamenti archeologici.

A mettere in luce queste perplessita è un nutrito gruppo di docenti univesitari, archeologi e alti dirigenti del mondo culturale italiano e non solo (LEGGI QUI IL LORO APPELLO AL MINISTRO FRANCESCHINI IN VERSIONE INTEGRALE). Nel testo si evidenzia come l’intera operazione sia una sorta di falso storico e come piuttosto si possa parlare di una ricerca «non solo priva di domande storiografiche metodologicamente corrette, ma paragonabile soltanto alle ricerche che conducono, nei film e nei fumetti, improbabili ricercatori alla ricerca di ancor più improbabili tesori». Aggiungono poi che l’attenzione attuale andrebbe piuttosto indirizzata verso «il restauro complessivo e capillare della Cosenza storica, che l’attuale sindaco vorrebbe, sellettivamente, addirittura abbattere perché pericolante, potrebbe mettere in moto un meccanismo virtuoso nel quale la “redditività” del patrimonio culturale cosentino e calabrese non risiederebbe solo nella sua commercializzazione e nel turismo che esso potrebbe produrre, ma in quel profondo ed indispensabile senza di appartenenza e di cittadinanza ispirato dalla propria storia».

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