Un momento della cerimonia di consegna della Laurea Honoris Causa a Berlusconi
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 BERLUSCONI, LA CALABRIA E L’UNICAL: LE RAGIONI DELLA LAUREA
- 2 LE POLEMICHE E LA CERIMONIA
- 3 BERLUSCONI E L’UNICAL, NESSUN CONTATTO DOPO LA LAUREA TRA L’IMPRENDITORE E L’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA
- 4 LA LECTIO DI BERLUSCONI
- 5 BERLUSCONI ALL’UNICAL: «LA CALABRIA UNA TERRA BELLISSIMA»
- 6 NEL MONDO DEL LAVORO «DOVETE ESSERE SERENI»
- 7 L’EREDITÀ ‘SCOMODA’
- 8 BERLUSCONI ALL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA, «LA ‘DAMNATIO MEMORIAE? UN ERRORE»
Berlusconi incontra la Calabria prima di scendere in politica, nel 1991 l’Unical gli conferì la laurea Honoris Causa in ingegneria gestionale
DALLA cerimonia al rinfresco, la laurea honoris causa in Ingegneria gestionale a Silvio Berlusconi, conferita dall’Unical il 27 novembre 1991, si risolse in poche ore. Il banchetto, allestito dall’azienda Bonifati nel laboratorio Grandi modelli della Facoltà di Ingegneria, era ancora in corso quando qualcuno girandosi intorno chiese se Berlusconi fosse già andato via. «Ma sai quanto costa il suo tempo? fu la battuta che arrivò in risposta» ricorda oggi Gianpaolo Iazzolino, all’epoca studente di Ingegneria gestionale e oggi docente. Perché in quell’autunno del ‘91, la discesa in campo del Cavaliere era ancora di là da venire ma lui era già ‘Sua Emittenza’, il tycoon a capo di un impero mediatico che si affiancava agli altri asset: dall’edilizia alla grande distribuzione.
«Il contributo che Silvio Berlusconi ha dato alla scienza economico-manageriale, quale archetipo dell’imprenditore innovatore shumpeteriano è straordinariamente vasto» è la motivazione contenuta nella laudatio del candidato, pronunciata da Antonio Borghesi, docente di Finanza aziendale. Borghesi che pure, nel 1995, sarebbe sceso in campo, inaugurando una carriera politica che lo vedrà per qualche anno con la Lega nord e poi con Italia dei Valori, su un fronte decisamente opposto a Forza Italia e Berlusconi.
BERLUSCONI, LA CALABRIA E L’UNICAL: LE RAGIONI DELLA LAUREA
L’idea di conferire il titolo ad honorem a Berlusconi era stata di Jacques Guenot, matematico svizzero all’Unical sin dagli albori e che negli anni ’90 ricopriva la carica di preside di Ingegneria. Nel ‘91 l’ateneo si avvicinava alla boa dei suoi primi vent’anni, ma quella era anche la stagione della nascita di Ingegneria gestionale, un corso di laurea che mosse i primi passi proprio ad Arcavacata come ‘Ingegneria delle tecnologie industriali ad indirizzo economico gestionale’. Quel corso era una scommessa, tra gli altri, di Guenot e il contatto con Berlusconi – favorito da Elio Riga, patron di VideoCalabria – rispondeva all’esigenza, avvertita dal preside, di far dialogare università e mondo dell’impresa.
«Vent’anni fa – disse Guenot nel suo intervento in apertura di cerimonia – l’Università non era stata progettata in un mondo isolato, faceva parte di una serie di iniziative, il cosiddetto pacchetto Colombo. È bene ricordare che è l’unica cosa che è stata realizzata in questo pacchetto, l’unica cosa che funziona. È venuto a mancare completamente il collegamento dell’università con l’industria, con il mondo del lavoro, perché le altre iniziative non sono partite».
LE POLEMICHE E LA CERIMONIA
Non fu, però, quella laurea una decisione condivisa da tutti. Generò divisioni e attirò polemiche: si disse, soprattutto, che l’Unical vendeva la laurea a Berlusconi. «Non abbiamo fatto nulla di questo – disse Guenot in aula, era la ‘A’ della Facoltà di Ingegneria – Si spera soltanto di riuscire a mantenere i contatti con il nostro giovane laureato. Di chiedere aiuto in alcune delle cose che possiamo fare, le possibilità di organizzare, cercando di uscire un po’ dalla logica dell’intervento straordinario, cercando di valorizzare le cose che qui in Calabria ci sono».
In quegli anni l’Unical già parlava di parco tecnologico (il rettore Frega, nella cerimonia, lo menzionò) e l’idea di Guenot – o almeno una delle possibilità vagliate – era quella di istituire un fondo per sostenere le startup, ricorda oggi Geppino De Rose, che in quegli anni collaborava con il professor Francesco Del Monte, docente di Economia e organizzazione aziendale (fu lui a curare, nella cerimonia, la presentazione del laureando). Ma non era tanto una questione di finanziamenti. «A quell’epoca i fondi in realtà c’erano, le possibilità non mancavano. Quello che si cercava – racconta De Rose – era costruire delle relazioni, confrontare delle esperienza, creare canali privilegiati».
BERLUSCONI E L’UNICAL, NESSUN CONTATTO DOPO LA LAUREA TRA L’IMPRENDITORE E L’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA
La storia che verrà non contiene tracce di contatti tra l’Unical e il neolaureato, ma a Guenot – si racconta – rimase il numero di Marinella Brambilla, la storica segretaria del Cavaliere, che gli consentiva di far arrivare i messaggi direttamente a Berlusconi. Il neolaureato Unical, del resto, in quell’occasione non promise nulla, se non una vicinanza del gruppo Fininvest all’ateneo e alla Calabria. Berlusconi ipotizzò «il mantenimento di uno stretto canale di comunicazione, sia per quanto attiene lo svolgimento dei corsi che per dare ai laureati una prospettiva immediata di lavoro in un gruppo che, io penso, sia all’avanguardia in molti settori».
LA LECTIO DI BERLUSCONI
Quella di Berlusconi non fu una vera e propria lectio. Il cavaliere esordì con una battuta – «mi dispiace che questo fatto (la laurea, ndr) abbia potuto creare un minimo di divisione, anche perché normalmente sono convinto uomo di concordia. Di solito quando arrivo io e c’è gente che litiga, li metto d’accordo» – e si offrì poi come interlocutore agli studenti. L’aula era stracolma. Diversi docenti, istituzioni, lo staff di Berlusconi (spiccavano i collaboratori e amici storici Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Marcello Dell’Utri), ma soprattutto tanti iscritti e laureandi. A fine cerimonia, l’Asig – l’associazione degli studenti di Ingegneria gestionale, fondata su input di De Rose – gli consegnò, con Iazzolino, anche la tessera di socio onorario.
«Oggi tra i ragazzi c’è la corsa a chiedere a Chiara Ferragni come si diventa influencer. All’epoca, venivamo dalla stagione dell’edonismo reaganiano, i ragazzi volevano sapere come si diventava Silvio Berlusconi» ricorda oggi De Rose.
Le domande degli studenti riguardarono il mondo dell’impresa, la sua storia, i possibili futuri rapporti con l’Unical e quelli tra Fininvest e la Calabria, la chiave del successo. «Se posso darvi un consiglio, non fatevi raccomandare – disse – Per tutti i posti di responsabilità, un’impresa privata, contrariamente a quello che magari si può pensare, sceglie sempre e soltanto il meglio, senza lasciarsi influenzare da nessuna presentazione».
BERLUSCONI ALL’UNICAL: «LA CALABRIA UNA TERRA BELLISSIMA»
Della Calabria disse «è una terra bellissima», invitando gli studenti a non essere troppo severi «verso chi può fregiarsi del titolo di calabrese». Gente «estremamente seria che ha sempre vissuto in condizioni difficili, che quando si inoltra in una professione, lo fa portandosi tutti i valori della sua terra e sono valori soltanto positivi».
Tra i suoi consigli, uno che ritornerà più volte nelle interviste: circondarsi, sul lavoro, di amici. «Ho sempre voluto trasformare i miei collaboratori in miei amici – argomentò – Non riesco a collaborare con chi non stimo. Questa è anche una ricetta che se mi consentite vi porgo; è la ricetta che può avere delle radici nella scuola, nell’università. Un segreto è circondarsi di amici, compagni di scuola. In nessun posto forse si riesce a capire gli altri come la scuola. Io ho chiamato a lavorare con me i compagni di scuola e ho avuto un successo straordinario. Anche l’ambiente di lavoro diventa più piacevole. Tanti mi dicono ‘non vai mai al bar?’. Io dico vado in ufficio, ci sono tutti i miei amici, è come andare al bar. Ecco, io vi auguro di andare al bar».
NEL MONDO DEL LAVORO «DOVETE ESSERE SERENI»
Nelle domande di tanti ragazzi la paura del mondo del lavoro. La sua ricetta è un mix di ottimismo e invito al sacrificio.
«Dovete essere sereni. Il mondo del lavoro è più semplice delle difficoltà che incontrate all’università – rispose – Vi consiglio di indirizzare bene la scelta, non solo verso una specifica azienda, ma anche verso certi settori. Inoltrandoci verso la società della comunicazione, come saranno gli anni 2000, bisogna traguardare verso quei settori per i quali si prevede maggiore sviluppo».
«Valutate anche se le aziende sono tese verso l’innovazione o verso la conservazione del passato e guardate la qualità umana dei dirigenti. Voi direte, non abbiamo tutta questa libertà di scelta. Io vi dico che il mondo del lavoro ha bisogno di gente capace e non ce n’è così tanta in giro. Se sarete coscienti della vostra forza e avrete la capacità di sacrificarvi, di lavorare mentre gli altri vanno a divertirsi, di guardare avanti e di innovare, avrete un maggior vantaggio rispetto agli altri. E anche dopo aver trovato lavoro, guardatevi sempre in giro fino ad arrivare là dove potrete realizzarvi».
Lui, disse, aveva fatto così. «Io credo di conoscere poche persone che hanno lavorato quanto ho lavorato io. Ed è una ricetta dura, ma è la ricetta che vi consiglio. Dovunque arriverete, se saprete sacrificare tempo in più rispetto agli altri avrete un vantaggio enorme. Per riuscire bisogna fare di questi sacrifici». E questa lezione gli era venuta anche dai banchi di scuola. «Ho studiato dai Salesiani – ricordò – ed è stata una grande scuola di sacrificio con alcune fortune di avere dei professori straordinari, che ci hanno insegnato a studiare, a sacrificarci, a comunicare, a guardate dentro le cose per poi dire l’essenziale, a esercitare la sintesi e a non lasciare che l’analisi prevalesse sulla sintesi».
L’EREDITÀ ‘SCOMODA’
Per l’Unical, negli anni successivi, quella laurea honoris causa a Berlusconi è apparsa spesso come una sorta di ‘scomoda’ eredità. Soprattutto dopo la discesa in politica del Cavaliere e l’affermarsi del ‘berlusconismo’, con le sue luci e le sue ombre, scattò quasi un fenomeno di rimozione. Si lanciò a un certo punto anche una raccolta firme per chiederne la revoca.
BERLUSCONI ALL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA, «LA ‘DAMNATIO MEMORIAE? UN ERRORE»
Un errore, questa damnatio memoriae, secondo Geppino De Rose. «Guenot lo scelse perché nutriva sincera ammirazione per il Berlusconi imprenditore. Quella laurea non era un do ut des: figuriamoci, non era proprio nello spirito di Guenot e di Del Monte – dice De Rose – L’obiettivo era costruire relazioni con grandi imprese e imprenditori, a vantaggio degli studenti e del territorio. Era, se vogliamo, un format di politiche attive del lavoro, attuato anche oltre Berlusconi. E con successo, direi, se guardiamo ai risultati, in termini di occupazione post laurea, che oggi può vantare il corso di laurea in Ingegneria gestionale dell’Unical».
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