L'ultimo addio a Nuccio Ordine
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Tanta commozione all’Unical per l’addio al professore Nuccio Ordine scomparso improvvisamente negli scorsi giorni
COSENZA – All’anagrafe Nuccio Ordine era Diamante Nuccio Ordine. Portava il nome del paese in cui era nato sessantaquattro anni fa il professore dell’Università della Calabria con esperienze nei poli della Ivy League, ma anche quello del protagonista del meraviglioso libro di Melania G. Mazzucco, “Vita” (Einaudi; Premio Strega 2003).
«La storia di una famiglia senza storia è la sua leggenda. La leggenda che di generazione in generazione si arricchisce di particolari, nomi, episodi. La leggenda tramandata nella distratta indifferenza dell’infanzia – poi ritrovata troppo tardi, quando nessuno può rispondere alle domande più semplici, necessarie e assillanti, quelle di sempre – chi sei, da dove vieni, di quale destino sei l’ultimo anello», scrive Mazzucco nel suo romanzo.
Parole che fanno tornare alla mente quelle di Ordine. Neanche troppo tempo fa, il professore disse, in un’intervista a questo giornale, che veniva da una «famiglia umile», che si era fatto da solo, che lo studio e il sacrificio sulle sudate carte erano stati il suo «ascensore sociale». Chi, del resto, l’intellettuale e studioso di Giordano Bruno lo ricorda giovane liceale racconta di quanto fosse «bravo, bravissimo». Ma anche quanto fosse «bello, tanto che durante le estati sulla costa tirrenica tutti si giravano a guardarlo».
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L’ADDIO A NUCCIO ORDINE
E ieri pomeriggio, negli spazi dell’University Club dell’ateneo di Arcavacata, ancora una volta – istituzioni, colleghi, amici, familiari -, si sono girati a guardarlo il professore Ordine. «Io non ce la faccio a chiamarlo professore, per me è sempre stato e sempre sarà Nuccio», dice una vecchia compagna di classe di Scalea del docente. La donna in borsa ha una foto di classe in bianco e nero, quando la estrae e la fissa per un attimo la commozione è totale. Commossi sono anche gli studenti presenti alla commemorazione del loro maestro. Persino l’autostazione di Cosenza alle 14 di una domenica di quasi estate è piena di giovani che attendono il bus che li porterà a dare l’ultimo saluto. L’addio.
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«ERA UNA PERSONA CHE AMAVA QUELLO CHE FACEVA»
«Era una persona che amava quello che faceva, le sue lezioni erano affollatissime, frequentate anche da ex studenti», spiega una ragazza. «Sono una sua collega, ma sono stata anche una sua compagna di studi qui all’Unical – dice la professoressa Alessandra Romeo – Quando Nuccio si laureò, io andai a sentirlo discutere: non potevo perdermi quel momento».
Gli aneddoti sono moltissimi, snocciolati davanti ai tanti accorsi in ateneo, istituzioni, come si diceva, comprese. C’è l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio; c’è, sempre nelle prime ore del pomeriggio, l’ex deputato Massimo Misiti.
C’è, ancora, ad accogliere il feretro, il sindaco di Diamante Ernesto Magorno, che annuncia che oggi, nel borgo tirrenico, verrà «allestita la camera ardente, dalle 10 alle 15, per l’ultimo abbraccio a Nuccio Ordine» e che, più in particolare, alle 13 «si terrà una cerimonia commemorativa per esprimere vicinanza e partecipazione al dolore dei familiari e testimoniare la gratitudine e l’affetto di un’intera comunità a chi ha saputo portare in alto il nome di Diamante, divenendo figura di spicco della cultura mondiale e distinguendosi al contempo per le sue doti di profonda umanità. Dunque, il caro Nuccio – conclude Magorno – torna nella sua Diamante, vicino a quel mare e a quei luoghi che amava tanto, e che immaginiamo, erano di ispirazione alla sua impareggiabile capacità di descrivere la bellezza del mondo e dell’arte».
L’ADDIO A NUCCIO ORDINE DEL RETTORE NICOLA LEONE
Infine, il ricordo personale, intimo, bellissimo del rettore Nicola Leone. «Anche io, come Nuccio, sono di Diamante. Abbiamo vissuto a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, per me sua madre è sempre stata zia Margherita – racconta Leone -. Siamo cresciuti facendo, insieme, lunghe passeggiate sul nostro lungomare. Abbiamo sempre discusso e avuto conversazioni arricchenti. Nonostante la differenza tra le nostre posizioni, lui dall’indole radicale e io dallo spirito moderato, siamo sempre stati accomunati dalla volontà di tornare qui in Calabria e restituire ciò che da questa terra avevamo e abbiamo ricevuto. Nuccio ha d’altronde sempre sostenuto – conclude il rettore – che se non ci fosse stata l’Unical forse non si sarebbe potuto laureare. Ed è all’Unical che ha formato tantissimi giovani, indicandogli la strada: continuerà a farlo, ad insegnare, attraverso i suoi libri».
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