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Il planetario di Cosenza

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COSENZA – Il Planetario di via Sant’Antonio dell’Orto resta mestamente chiuso e rischia di essere annoverato nella lunga e ingloriosa lista nera delle incompiute calabresi. Intitolato all’astronomo “Giovan Battista Amico” e inaugurato nell’aprile del 2019, il Planetario sarebbe dovuto essere un fiore all’occhiello dal punto di vista tecnologico e culturale.

Mostre, visite guidate, convegni, percorsi didattici per scolaresche avrebbero dovuto animare quotidianamente la struttura dando un contributo fondamentale alla riqualificazione di Gergeri. Ma allo stato attuale mancano totalmente i visitatori e abbondano invece gli inesorabili segni dell’incuria con le erbacce e le sterpaglie che fanno da poco edificante cornice.

A distanza di pochi mesi dall’apertura venne la pandemia che con le conseguenti restrizioni e divieti fiaccò inevitabilmente le attività del Planetario. Fu poi la volta del caro energia che ha rappresentato un ulteriore freno per le speranze di rilancio. Resta poi il nodo delle attrezzature interne e la verifica delle condizioni dopo il periodo di inattività.

La commissione Cultura, presieduta da Mimmo Frammartino, ha “attenzionato” con puntiglio le vicende del Planetario. Agli atti ci sono state diverse riunioni sulla questione con un pressing “sacchiano” sul Comune per trovare una soluzione e rendere fruibile la struttura in tempi brevi. Il consigliere delegato all’Istruzione Aldo Trecroci ha formulato una serie di proposte al sindaco Franz Caruso per sbrogliare la matassa.

«Occorrerebbe una ricognizione complessiva dei costi di gestione e un’analisi approfondita delle spese per il riavvio delle attività», ha spiegato Trecroci evidenziando la necessità di puntare con decisione sull’efficientamento energetico della struttura in ossequio alla sostenibilità economica. Ma non è tutto. Il consigliere delegato spiega che in futuro alla gestione esterna del Planetario (in attesa di capire quello che accadrà con l’ attuale società) potrebbe essere affiancata l’Università della Calabria che curerebbe (a titolo gratuito) il coordinamento tecnico-scientifico.

«L’Unical non avrebbe ovviamente compiti gestionali (per intenderci nessuna spesa, ndr) ma la sinergia con l’Ateneo di Arcavacata garantirebbe al Planetario elevate competenze e indiscussa autorevolezza». L’idea, sottolinea Trecroci,  è di vagliare un bando «di ampio respiro» per far rivivere il Planetario. Insomma a Palazzo dei Bruzi qualcosa si muove ma allo stato attuale i cancelli restano chiusi. Da registrare poi che, nell’ambito della recente rimodulazione degli incarichi dirigenziali, il Planetario rientrerà nel Settore 15 (insieme a Patrimonio, Strutture Sportive e Ricreative) affidato ad Alessia Loise.

 In estate, com’è noto, ci fu l’interessamento di Franco Piperno che ha ideato e progettato la struttura. In un colloquio tra quest’ultimo e il sindaco Franz Caruso nello scorso giugno fu chiara la volontà di riaprire il Planetario (anche nell’immediato) puntando ovviamente su un piano di rilancio complessivo attraverso una sinergia operativa con l’Unical. Dal confronto emerse, inoltre, l’idea di coinvolgere il Centro Internazionale di Studi Telesiani Bruniani e Campanelliani. Nella dinamica commissione Cultura ci fu, sempre a giugno, l’audizione dei docenti dell’Unical Francesco Valentini e di Alfredo Garro, rispettivamente del dipartimento di Fisica e di Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica dell’Ateneo di Arcavacata. Sempre in un sussulto estivo emerse l’informale proposta dell’amministrazione comunale di intitolare uno spazio del Planetario al compianto Piero Angela.

C’è poi da archiviare l’occasione mancata del bando regionale “Esplorando lo spazio celeste” di 60mila euro aggiudicato dal Comune di Cosenza che avrebbe potuto dare nuova linfa alla struttura, sebbene con simili cifre è evidente che non si andrebbe oltre una semplice boccata d’ossigeno (fermo restando che i fondi sarebero stati destinati ad attività ed eventi culturali e non per lavori sulla struttura). Nel frattempo aumentano con insistenza le sollecitazioni per la ripresa delle attività affinché venga esorcizzato l’incubo dell’ennesima “cattedrale nel deserto”.

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