Il piatto ricordo dell’Accademia della Cucina allo chef Antonio Biafora
3 minuti per la letturaCosenza e Crotone, unite dall’autunno silano spesso di pioggerellina e nebbia, si ritrovano accanto al camino scoppiettante del Biafora Resort e della cucina stellare (e si spera stellata) di Antonio Biafora.
È lo chef di Hyle, l’antico nome greco della Sila, a San Giovanni in Fiore, tra pascoli e foreste che di questi tempi regalano uno spettacolare foliage con il colpo d’occhio dei sempreverde che sfuma verso il giallo dei pioppi, il rosso vivo degli aceri e il marrone dei faggi.
Chi arriva alla reception in anticipo può ascoltare le telefonate che si susseguono ininterrotte al bureau che chiedono informazioni per il Capodanno del 2022. Niente da fare, tutto esaurito. Sold out per il baccanale in questo ristoro del corpo e del gusto.
L’occasione è la conviviale ecumenica delle due delegazioni provinciali dell’Accademia italiana della cucina, l’istituzione culturale fondata nel 1953 da Orio Vergani.
A fare gli onori di casa Rosario Branda, delegato di Cosenza, e Vincenzo Cizza, della delegazione di Crotone in sostituzione di Sergio D’Ippolito. Funghi, tartufi, castagne, noci e nocciole alla base di un menù che ha deliziato gli accademici e gli ospiti e che lo stesso Biafora ha raccontato in sala mentre nei calici si cominciava a versare Rosaneto, lo spumante brut rosé delle cantine Librandi.
Un’esperienza sensoriale che ha centrato l’obiettivo prefissato di restituire l’odorosa fragranza che accoglie la camminata del bosco. Clima conviviale, look prevalentemente sportivo, da segnare anche diversi giovani partecipi della discussione con gli adulti.
La tradizionale campanella ha dato inizio alla conviviale con un menù pieno di senso di terra e profumi del territorio, finocchio, finocchietto, ginepro passati tra crudo di podolica, finto sushi di maiale, risotto, ravioli di ricotta e un agnello da dieci e lode e forse più.
Stare a tavola per stare insieme
Stare a tavola per stare insieme e ascoltare delle storie di Calabria, storie di tradizioni e di sfide innovative, come quella di due marcatori identitari del crotonese, una delizia ascoltare Nicodemo Librandi e le narrazioni del magliocco del suo Magno Megonio, e Gerardo Sacco, l’orafo che ha realizzato la sua ultima collezione durante il lockdown e recente autore di un libro, ma anche di aperture in tempo di crisi di due nuovi negozi a Roma e Milano.
Tra i commensali anche il neosocio dell’accademia avvocato Oreste Morcavallo, grande conoscitore ed esperto di ristoranti della Penisola come ha dimostrato durante la conviviale, ricevendo l’invito di molti a scrivere una guida dedicata.
Gino Arone, invece, lavorava all’Azienda ospedaliera di Cosenza. Oggi è in pensione. Fotografo bravissimo.
A Campora San Giovanni si dedica alla valorizzazione della cipolla definita di Tropea ma nata da quelle parti. Delle fortunate signore ricevono in omaggio delle bottiglie di prezioso olio biologico. Se ne riparlerà alla prossima Conviviale quando i cosentini andranno a Casa Librandi in tempo di spillatura. Che bella e che buona la Calabria gastronomica di qualità che delizia menti e palati creando aggregazione culturale.
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