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CASSANO ALLO JONIO (COSENZA) – «Se il Signore mi ha chiamato vuol dire che mi darà anche quella sua grazia di cui ho sempre avuto bisogno e grazie alla quale continuerò l’opera già iniziata dai miei predecessori, in modo particolare quella di mons. Nunzio Galantino. Il verbo pesare non mi piace». 

Lo ha detto il nuovo Vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Francesco Savino, incontrando gli operatori dell’informazione prima di insediarsi nella Diocesi guidata fino a pochi mesi addietro dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Galantino. Mons. Savino, 60 anni, di Bitonto, è prete dal 1978 (LEGGI IL SUO PROFILO) ed è stato prima, della nomina episcopale da parte del Pontefice (LEGGI LA NOTIZIA SULLA DECISIONE DEL PAPA), parroco e rettore del santuario dei Santi medici Cosma e Damiano di Bari. E’ stato ordinato Vescovo lo scorso 2 maggio nella Cattedrale della sua città (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ORDINAZIONE DI MONSIGNOR SAVINO). 

Nel corso dell’incontro con la stampa il neo vescovo ha aggiunto di essere molto grato «a monsignor Galantino e insieme al popolo cassanese pregheremo per lui. Io sono profondamente convinto che quando nella vita c’è una chiamata e la chiamata da parte dello Spirito che ha suggerito a chi ha segnalato il mio nome, sono convinto che attraverso di me il Signore, con tutto il Popolo cassanese, farà grandi cose e con Maria voglio cantare con il mio popolo il Magnificat». 

«Voglio essere – ha aggiunto mons. Savino – un vescovo del popolo. Vorrò camminare e rapportarmi con il popolo. Starò in mezzo al popolo. Sono onorato di essere uno di voi. Sarò sempre accanto a quelle persone che vivono ai margini e che purtroppo aumentano sempre di più. Sono loro, i rifiuti, gli avanzi della società, che devono diventare le pietre angolari per la costruzione della Chiesa di Dio».

«La mia sarà una Chiesa inclusiva – ha aggiunto mons. Savino – nel senso che nel cuore della mia Chiesa, nel cuore di me vescovo, tutte le persone fragili, tutte le persone troveranno sempre ascolto accoglienza, vicinanza, prossimità, accompagnamento. La chiesa che proporrò, ma che sono convinto che è già iniziata con i vescovi miei predecessori, sarà una chiesa in uscita, del dialogo, del confronto una chiesa che metterà insieme l’aula liturgica, vangelo, strada, piazza. Sarà una Pastorale, la mia, che metterà insieme Cielo e Terra, giornale e storia. Non sarò un funzionario, né un burocrate. Vorrò essere un vescovo credibile che dirà solo quelle cose che poi farà. Cercherò di mettere insieme le ragioni della regione e le ragioni del cuore». 

Prima di concludere, poi, Savino ha spiegato la sua decisione di incontrare subito la stampa «perché è giusto comunicare e noi dobbiamo saper comunicare la verità, il Vangelo, ma soprattutto la bellezza che c’è nella vita. Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Ebbene i giornalisti, a mio parere, dovrebbero comunicare la foresta che cresce. Ai giornalisti è demandato un grosso compito, comunicare la verità. Dovrebbero comunicare il bene che si fa in questa terra straordinaria dei cuori generosi dei calabresi. Partiamo dal positivo. Io vorrei invitare tutta la mia Diocesi a scoprire il bello e il buono che il popolo cassanese è e gli appartiene». 

Parlando dei giovani monsignor Savino ha sostenuto che «noi adulti dobbiamo chiedere perdono ai giovani perché gli abbiamo tolto il futuro e non possiamo continuarlo a fare. Bisogna convertire le nostre esistenze e le politiche di ogni tipo perché i giovani abbiano un futuro. I giovani saranno il tema dei temi della mia pastorale. Mettiamo al centro il lavoro. Diciamo basta a una economia del selvaggio liberismo che non ha al centro la persona ma solo interesse. Io sono per una economia reale. La mia Chiesa sarà disponibile a collaborare con tutti – ha concluso – per creare lavoro pulito».

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