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ROSSANO (CS) – Le parole chiave, al suo arrivo, sono state “umanità” e “umiltà”, la visita d’esordio l’ha riservata ai carcerati prima ancora del bagno di folla e della presa di possesso della cattedrale. A Rossano è il giorno dell’insediamento del nuovo arcivescovo Giuseppe Satriano, 55 anni, che arriva dalla Puglia dove è stato ordinato sacerdote nel 1985 e dove è stato parroco a Mesagne, in provincia di Brindisi.

Il 3 ottobre scorso, proprio a Brindisi, ha ricevuto l’ordinazione episcopale per mano del cardinale Salvatore De Giorgi, ora arriva il momento di iniziare il suo ministero episcopale nella diocesi di Rossano Cariati, dove la cattedra era vacante dieci mesi fa per la nomina di Santo Marcianò ad ordinario militare.

IL BACIO DELLA TERRA CALABRESE – Il viaggio di Satriano verso la sua nuova sede è iniziato in mattinata in auto. E in corrispondenza della prima chiesa diocesana, a Torricella di Corigliano, il presule si è fermato e ha baciato la terra: «Un bacio rivolto a ognuno di voi calabresi», ha commentato. Poi, dopo un momento di preghiera nella chiesa, ha salutato la gente presente: «Humus, cioè terra, ha la stessa radice in latino delle parole umiltà e umanità: gli spazi esistenziali ci parlano già di questi due termini che devono essere l’impronta del nostro atteggiamento».

IL SALUTO AI CARCERATI – Satriano ha poi raggiunto la casa circondariale di Rossano, accolto dal direttore Giuseppe Carrà. I detenuti hanno consegnato al nuovo arcivescovo un’immagine di padre Pio che hanno realizzato nella falegnameria dell’istituto. E uno di loro, a nome di tutta la comunità dei carcerati, ha preso la parola raccontando la difficoltà e i disagi del vivere quotidiano in cella. I detenuti si affidano al nuovo arcivescovo definendosi «Figli di Dio umili ed abbandonati». 

Satriano parla scendendo in platea, racconta di Cristo morto sulla croce da innocente e dice: «Bisogna rompere le catene che tengono schiavo il nostro cuore, perché solo così potrete essere liberi anche dentro un carcere». Tra gli intervenuti un ergastolano che ha invocato l’aiuto e la preghiera del Presule per sopportare una condanna senza rieducazione definendola: «una pena di morte mascherata», con le parole usate da papa Francesco nei giorni scorsi. Prima di andare via l’arcivescovo ha donato ad ogni detenuto un pezzo di Pane in segno di condivisione e ha assicurato: «Cercherò di essere presene e vicino nelle vostre sofferenze».

LA GRANDE FESTA DI ROSSANO – La grande festa nel centro storico di Rossano parte invece dalle 15,45 con l’ingresso in città fino alla cattedrale dove c’è il bacio del crocifisso, l’aspersione dei fedeli e poi la cerimonia solenne, con il saluto del vicario diocesano e la consegna del pastorale da parte dell’arcivescovo metropolita di Cosenza, Salvatore Nunnari. Allo scambio della pace, l’abbraccio con tutti i sacerdoti diocesani. Quindi il messaggio di saluto da parte della Consulta delle aggregazioni laicali e l’omaggio all’immagine della Madonna Achiropita, patrona della diocesi. Come ricordo finale, Satriano ha voluto che a tutti i presenti venisse distribuito un pezzo di pane, come «segno di condivisione della vita del pastore con le pecore a lui affidate».

UNA “CHIESA CREDIBILE” – Nella sua prima omelia, il neo arcivescovo a invitato tutti a collaborare per edificare una «Chiesa credibile nell’amore, lontana da risentimenti e vendette, scevra da superficialità e mediocrità, protesa con gioia a volare alto per le vette inebrianti della comunione, della condivisione, della solidarietà». Satriano ha invitato a mettere al centro «la persona con le sue esigenze e i suoi bisogni» e a porre «come riferimento ultimo Dio e il suo amore per l’uomo» uin quello che ha definito “umanesimo teocentrico”.

 

(ha collaborato Stefania Schiavelli)

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