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CASSANO – «Lasciate che crollino le chiese e i saloni, ma non chiedete soldi ai politici in campagna elettorale». Più chiaro di così non poteva essere, il messaggio che il vescovo di Cassano e segretario generale Cei, Nunzio Galantino, rivolge leggendo una lettera ai suoi preti radunati per l’annuncio della nomina episcopale del vicario della diocesi (LEGGI). Ed è lui stesso a dare l’esempio. Poco prima del monito ai sacerdoti, Galantino ha infatti ribadito che per il viaggio che papa Francesco compirà in città il 21 giugno, la curia non ha intenzione di «chiedere né accettare contributi in denaro da istituzioni pubbliche». Una dichiarazione che si aggiunge a quanto già indicato: eventuali interventi, era stato detto, non devono essere finalizzati solo «a rendere la città ed il percorso presentabili agli occhi del Papa» ma siano «strutturali e duraturi».
«Spero – ha auspicato ieri il presule – che con l’impegno di tutti e con le offerte liberali di presbiteri, laici e realtà ecclesiali si possa far fronte alle inevitabili spese che comporterà l’evento». Questo non significa, però, che si dovrà pagare per ottenere i pass d’accesso all’area che ospiterà il raduno con il pontefice. Il contributo, semmai, deve arrivare liberamente da parrocchie, associazioni, movimenti e gruppi cattolici e sarà, nelle intenzioni del vescovo, un modo per responsabilizzare i fedeli e per evitare che un evento di Chiesa diventi una voce di spesa pubblica e, magari, un’occasione di scontro.
Proprio nei giorni scorsi, in effetti, era infuriata a livello nazionale la polemica sui costi per lo Stato italiano della cerimonia di canonizzazione dei due papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. «Noi cristiani, sacerdoti e laici – dice ora il segretario Cei parlando alla sua diocesi – dobbiamo dare un forte contributo per evitare gli eccessi, le divisioni, i rancori nelle nostre comunità e tra le famiglie». E questo vale a maggior ragione nell’imminenza di una tornata elettorale: «Spero di non essere costretto – spiega il presule ai preti di Cassano – e soprattutto spero che non siano costretti i fedeli ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, con partiti o movimenti politici». Galantino è esplicito nel mettere al bando le contiguità: ricorda «una volte per tutte» che chiunque vede il vescovo o un sacerdote «impegnarsi nell’orientare o influenzare il voto, ipotizza una sola cosa: l’interesse personale o la ricerca di favoritismi di varia natura».
Da qui l’appello, che richiama le parole di Paolo VI: «Aiutiamo e formiamo i nostri laici – dice il vescovo di Cassano – a considerare la politica come la “forma più alta di carità”». E se questo significa rinunciare a nuovi luoghi di culto o alla ristrutturazione di quelli esistenti, non importa: «Preferisco che non si realizzino opere ex novo o che non si sistemino strutture se questo deve essere la contropartita diretta o indiretta di un impegno di noi sacerdoti durante le elezioni».
L’intesa con papa Francesco, su questo punto, sembra essere perfetta. Proprio ieri, nel corso dell’omelia mattutina nella cappella di casa Santa Marta, il pontefice ha messo in guardia dalla «voglia di soldi» che, ha detto, caratterizza tanti uomini di Chiesa impegnati a cercare «di approfittare economicamente della parrocchia, della diocesi, della comunità cristiana, dell’ospedale, del collegio».
«Questa tentazione – ha ricordato Bergoglio – c’è stata dall’inizio, e abbiamo conosciuto tanti buoni cattolici, buoni cristiani, amici, benefattori della Chiesa, anche con onorificenze varie … tanti! Che poi si è scoperto che hanno fatto negozi un po’ bui: erano veri affaristi, e hanno fatto tanti soldi». E non sempre ha aggiunto, quei soldi «sono puliti».
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