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UNA svolta epocale. Come lo fu quella del passaggio dal muto al sonoro o dal bianco e nero al colore. Il cinema vive la sua terza evoluzione storica con la digitalizzazione che, tra poco più di un mese, manderà definitivamente in cantina le vecchie pellicole. Una botta per i nostalgici del “nuovo cinema Paradiso”, ma è il progresso, “bellezza, e tu non puoi farci niente”. Chi si adegua, va avanti. Gli altri non hanno futuro. In Calabria la situazione della sale che sono già passate al digitale è piuttosto buona. Sono oltre il 60%, su una media nazionale in linea. Ma non per questo la situazione è rosea. Basta perdere anche solo una delle sale calabresi per infliggere un altro colpo, letale, alla cultura. Spesso, infatti, sono proprio i cinema di periferia i luoghi di aggregazione più importanti e speciali, rispetto all’intrattenimento che offrono le grandi città, e il posto dove passa quello che spesso è l’unico ambiente dove respirare arte. Perché il cinema è, innanzitutto, arte.
A correre questo rischio sono una ventina di sale calabresi, tutte storiche, in una regione dove l’impresa cinematografica e la passione per questo mestiere si tramanda di padre in figlio, come fosse un tesoro di famiglia. Le sale non ancora adeguate all’arrivo del digitale sono “La sirenetta” di Acquappesa, “Gatto” a Trebisacce, L’Odeon di Paola, altri 5 cinema della provincia di Reggio Calabria, mentre Crotone e Vibo stanno già provvedendo al passaggio e i cinema The Space di Catanzaro Lido e Lamezia, ovviamente, sono già pronti. Nel centro città di Catanzaro resta solo il Comunale ancora da adeguare, mentre il Masciari, nonostante abbia già una tecnologia adeguata, è chiuso. Il problema, manco a dirlo, sono gli investimenti. Ne abbiamo parlato con il presidente Anec Calabria, Pino Citrigno, che ha già adeguato le sue quattro sale di Cosenza alla fruizione attraverso la nuova tecnologia.
Gli investimenti sono notevoli, si tratta di 100.000 euro a sala, e altri 25.000 per chi vuole aggiungere anche il 3D. Inoltre in molti stanno addirittura bypassando anche la distribuzion del film in digitale, aprendo contratti con Open Sky, la piattaforma satellitare che consente di avere il film nel proprio cinema scaricandolo direttamente dal satellite. In questo caso si parla di 5.000 euro per il solo contratto e 500 euro annuali per il noleggio”.Cifre astronomiche, se si pensa agli incassi di un piccolo cinema di provincia, che non vanno oltre i 150.000 euro all’anno. Proprio per andare incontro a loro, molte Regioni italiane hanno stanziato dei finanziamenti per aiutare gli esercenti. Cosa non avvenuta in Calabria. O almeno non ancora.
«Abbiamo invitato la Regione, interessando l’assessore alla Cultura Mario Caligiuri – rivela ancora il presidente regionale dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema – a mettere a disposizione dei contributi per chi non ha la possibilità di fare un simile investimento, con il 50% delle somme da pagare e, per chi lo ha già fatto, di poter usufruire di un parziale rimborso. In cambio abbiamo proposto alla Regione di offrire, in tutti i cinema, degli spettacoli gratis per i cittadini, come l’opera in diretta, balletti e altri veneti. L’assessore si è detto interessato, ma ha precisato di non avere abbastanza fondi per coprire le nostre richieste».
Si tratterebbe di una cifra di 750.000 euro in tre anni, ma per ora è tutto fermo.L’unico incentivo di cui attualmente anche gli esercenti calabresi possono godere è uno sgravio fiscale per le spese sostenute del 30%, grazie alla tax credit digitale voluta dal Governo. Ben poco rispetto all’esborso che ogni cinema è chiamato a fare in un momento in cui gli incassi (Zalone a parte) non sono certo incoraggianti.Per i nostalgici del rullìo della pellicola e degli ambienti chiaroscurati dei vecchi cinema di provincia, un brutto colpo. Capitava, seduti nelle ultime file, di intravedere gli operatori al lavoro nella cabina con le loro gigantesche “pizze”. Ora, con il digitale, un paio di tecnici al pc basterano per gestire anche diverse sale.
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