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ORA è il caso di dire che il riconoscimento Unesco i calabresi possono solo guardarlo da lontano. Sono due i nuovi siti italiani inseriti nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’Unesco: uno è costituito dalle meraviglie rinascimentali di 12 ville e due giardini medicei della Toscana; l’altro è il vulcano Etna, che spicca sull’orizzonte della Calabria.
A livello mondiale, fa la sua comparsa anche il monte Fuji, la montagna giapponese di 3.776 metri a perfetta forma di cono, uno dei simboli del Sol Levante. Ultimi ingressi di una lista che contiene circa mille siti sparsi in oltre 150 nazioni, ma con l’Italia che spicca al primo posto, seguita da Spagna e Cina. Una vetrina mondiale alla quale la Calabria da anni aspira ad accedere, ma senza risultati concreti. Dallo Stretto di Scilla e Cariddi alla Sibaritide, passando per i parchi calabresi e i complessi basiliano-bizantini che puntellano la regione: tanti i siti calabresi che si sono candidati.
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Il nuovo orientamento Unesco è quello di aprire la “World heritage List” non più a singoli siti ma a “reti” di beni che abbiano caratteristiche comuni ha indotto a rimodulare, le proposte avanzate negli anni. E a presentare proposte come la cultura grecanica e il quasi scomparso Lago Costantino nel parco d’Aspromonte, tradizioni e paesaggi della Calabria, culti e riti.
Un “caso nel caso” è quello dello Stretto che, qualche anno fa, fu al centro di un intenso fervore per l’ingresso nell’Unesco. Una candidatura “particolare” perché l’obiettivo non era solo quello di ottenere il prestigioso riconoscimento ma di bloccare l’incombente realizzazione del Ponte. A lanciare un vero e proprio “Appello all’Unesco” era oltre dieci anni fa Osvaldo Pieroni, docente di Sociologia dell’Ambiente presso il Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica dell’Università della Calabria. Non se ne fece nulla, ma di recente se ne sta tornando a parlare. Restano in piedi poi le altre candidature: Gerace, la Sibaritide, la Cattolica di Stilo, San Giovanni Therestis a Bivongi, Santa Maria della Roccella di Borgia, il Battistero di Santa Severina a Crotone, Santa Maria del Pathirion e la Chiesa di San Marco di Rossano, il prezioso Codex Purpureus Rossanensis, le minoranze linguistiche, il rito della Varia di Palmi. Quest’ultima è forse una delle candidature che in questo momento è più forte, vista l’associazione con altre manifestazioni della tradizione secolare delle macchine a spalla: i Gigli di Nola, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo.
Cosenza, invece, che aveva avanzato la proposta di iscrivere il proprio centro storico, ha ottenuto almento un riconoscimento per la propria cattedrale, inserita nell’elenco dei siti “testimoni di una cultura di pace”.
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