2 minuti per la lettura
PAOLA (CS) – Migliaia di persone, anche quest’anno, hanno seguito il suggestivo rito della processione a mare che rinnova la devozione dei calabresi per il loro patrono san Francesco di Paola. I giorni dall’1 al 4 maggio, in memoria della data di canonizzazione del frate – avvenuta l’1 maggio 1519 ma appresa dai suoi concittadini solo tre giorni dopo – sono tornati a proporre un calendario tradizionale che ha un seguito immenso anche tra i calabresi emigrati, che sul sito del santuario (www.santuariopaola.it) assistono in dretta streaming a tutti gli eventi della festa. Migliaia i contatti registrati ieri, quando il mantello con il quale il santo attraversò lo Stretto di Messina è stato imbarcato a Cetraro e ha poi percorso in mare il tratto fino a Paola, salutato dalle barche e dai fedeli su tutta la costa.
A testimoniare la solennità dell’evento, la presenza alle celebrazioni del cardinale Giuseppe Bertello, il presidente del Governatorato della Città del Vaticano e l’unico italiano tra gli otto saggi nominati da papa Francesco per assisterlo nella riforma della Chiesa. Insieme a lui, nella giornata di ieri, anche il vescovo di San Marco Argentano-Scalea, Leonardo Bonanno, e quello di Cassano, Nunzio Galantino. E per oggi è attesa anche la presenza dell’arcivescovo di Rossano, Santo Marcianò. Per la conclusione dei festeggiamenti, il programma prevede la liturgia solenne, presieduta dal cardinale, e la processione per le vie della città con la consegna simbolica delle chiavi da parte del sindaco.
Saranno gli ultimi atti di una festa che ha visto rinnovare la visita del reliquiario all’ospedale ma che prima ancora è iniziata con giovedì con l’accensione della lampada votiva da parte del presidente della Regione Scopelliti, nel corso di una funzione presieduta dal vescovo di Mileto, Luigi Renzo. Un’occasione nella quale il rettore del santuario e superiore provinciale dei frati minimi ha invitato a superare il vittimismo tipico della Calabria ma anche ad affrontare l’attuale fase storica nella consapevolezza che san Francesco «come fece lungo tutta la sua vita, non esiterebbe a riproporci quelli che sono stati i cardini della sua riforma spirituale: la sobrietà e la rettitudine nell’agire»: «La sobrietà – ha detto – come antidoto contro il mito di un benessere economico sfrenato: ogni essere vivente, per sua vocazione, è chiamato a progredire e ad emanciparsi, ma deve anche usufruire del frutto del suo lavoro, non essere continuamente bombardato da nuovi falsi bisogni che, oltre a sfasciare le nostre famiglie, stanno sempre più avvelenando il nostro stare insieme. Da questo punto di vista Francesco non è stato mai chiuso al progresso, anche lui si serviva delle nuove tecnologie, pensiamo alla stampa, ma queste restavano sempre un mezzo e non un fine, onde il primato della persona, l’incontro personale, l’accoglienza, l’ospitalità, restavano sempre prioritari rispetto alle urgenze del momento».
Redazione web
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA