X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

CASSANO JONIO (Cosenza) – Un gemellaggio tra Sibari e Pompei. Lo ha proposto, con una lettera, il sindaco di Cassano All’Ionio, Gianni Papasso. L’idea è rivolta al collega della cittadina della Campania, Claudio D’Alessio. Il gemellaggio tra le due importanti realtà, ha scritto Papasso, «aprirebbe, sicuramente, la porta alla nascita di iniziative volte a creare rapporti di reciproca collaborazione e di interscambio, per favorire con maggiore efficacia la conoscenza, sul piano internazionale, delle ricchezze storico-archeologiche esistenti, per esaltarne la valenza culturale e anche per attirare l’attenzione di imprenditori e turisti, con grande beneficio per le comunità di riferimento». 

«Ho anch’io la fortuna di amministrare una realtà territoriale ricca di storia e di cultura – ha evidenziato il sindaco di Cassano – ove la natura e l’opera dell’uomo antico hanno tratteggiato un paesaggio straordinario e ove, grazie al Mare Jonio, che ha unito terre lontane, si sono incontrati popoli e civiltà diverse, che si sono contaminate e fuse, lasciando in ogni angolo i segni tangibili della loro presenza. Nella mia città, ha aggiunto Gianni Papasso, ovunque si respira la storia: nelle grotte carsiche di Sant’Angelo, rifugio dell’uomo preistorico, negli angoli del centro storico, che racconta la civiltà di Cassano prima di Sibari, nella sconfinata Piana, in riva al mare, ove nacque e si sviluppò l’epopea magno greca di Sybaris, la più famosa, opulenta e importante Polis del mondo antico». La presenza degli Scavi e del Museo Archeologico di Sibari, ha argomentato, inoltre, il sindaco di Cassano, «avvicina culturalmente le due città», da qui l’iniziativa di avanzare la proposta di gemellare le due realtà, accomunate da un immenso patrimonio archeologico, dalla storia importante e anche da un passato di funesta distruzione: Pompei, sepolta dalla furia del Vesuvio; Sybaris, cancellata dalla forza devastatrice dell’esercito dell’antagonista Crotone, che giunse a deviare il corso del fiume Crati perchè le rovine fossero sommerse dall’acqua e della potente polis non restasse traccia. Le diverse campagne di scavo, condotte negli anni nella Piana di Sibari, hanno consentito di esplorare una superficie fittamente interessata dallo sviluppo urbano del centro arcaico di Sibari e dai successivi centri di Thurii e Copia, evidenziando una complessa stratigrafia archeologica e la lunga vita del sito, che dall’ultimo ventennio dell’VIII secolo a.C. arriva fino al VI-VII sec. d.C. «Un patrimonio archeologico straordinario – ha sottolineato Papasso – tesoro dell’umanità intera, al pari di Pompei, che merita di essere valorizzato e incentivato, come ogni altro sito che racconta la storia dei popoli e delle civiltà che hanno reso unica e grande l’immagine dell’Italia nel mondo».
Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE