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COSENZA – C’è un modo diverso per affrontare il cambio stagione in tempi di crisi. Che, come sempre, attinge alle buone pratiche del passato: il riciclaggio. Nelle famiglie e nelle parentele è un uso abituale che si tramanda da fratello maggiore a minore, da un cuginetto all’altro.
Ma per chi non può contare su un vasto parentado si può ricorrere agli abiti riciclati. Una necessità, più che una tendenza, messa in pratica in tempi di ristrettezze economiche. A Cosenza il Ri – vestiti è un negozietto discreto che si trova in centro città, messo su dalla cooperativa Le Serre che si occupa di raccogliere i capi di abbigliamento dimessi, in appositi contenitori gialli, di selezionarli e rimetterli in vendita. Il risultato è un notevole risparmio per l’acquisto del guardaroba, per chi non ha esigenze legate alla moda o per chi, semplicemente, non ha altra scelta.
Non si tratta, infatti, di capi “vintage” per i quali, in altre realtà territoriali, si è addirittura disposti a spendere più della cifra d’acquisto originario, ma di vestiti dismessi che si possono portare via con un paio di euro.
Il negozio non è molto affollato: un po’ per pudore un po’ per scetticismo non sono molte le famiglie cosentine che vanno oltre allo sguardo in vetrina anche se, ci spiega una delle responsabili de Le Serre Laura Lombardo «quelle del quartiere fanno molti acquisti. Non sono certo le famiglie delle classi medie che, invece, in altre città scelgono l’usato come scelta etica, preferendolo ad altri negozi. In pratica, da noi viene gente che ha un bisogno, che vuole fare un acquisto poco dispendioso, in un modo “dignitoso”, se vogliamo, cioè senza andare ai mercatini».
Da Ri Vestiti i vestiti, le scarpe, le borse vanno da 2 euro ad un massimo di 30, ma solo per capi straordinari (cappotti o piumini di un certo tipo). Non si tratta, comunque, di compravendita, quindi non accettano abiti da privati che portano roba da vendere. Tutto il materiale deriva dalla raccolta, e poi dalla lavorazione e dallo smistamento che si fa la sede della cooperativa.
In coerenza con gli scopi generali della cooperativa, Le Serre, inoltre, ha ideato un sistema di sostegno per soggetti fortemente indigenti che prevede la consegna di blocchetti di ticket di euro 5 alla Caritas diocesana ed agli uffici dei servizi sociali dei paesi in cui la cooperativa effettua la raccolta degli indumenti. Le persone che, secondo le valutazioni della Caritas e dei servizi sociali vivono in condizione di povertà, possono spendere i ticket presso le bancarelle della cooperativa, facendo degli acquisti in un modo che non lede la loro dignità personale. Un’altra parte degli indumenti derivanti dalla raccolta differenziata è destinata, poi, al recupero delle fibre tessili. Si è partiti da una situazione in cui gli indumenti dismessi non determinavano nessuna percentuale di raccolta e costituivano, quindi, in tutto e per tutto un rifiuto (fino al 2002), ad una situazione in cui – grazie alla raccolta effettuata dalla cooperativa – si recuperano 160 quintali di indumenti dismessi (nel 2010, in circa 30 comuni della provincia), fino ad arrivare ai giorni nostri (2012), che vedono circa 300 quintali al mese di indumenti recuperati da circa 55 comuni della provincia, e quindi tolti dal circuito dei rifiuti perché per la maggior parte destinati al recupero delle fibre tessili, e per un’altra parte valorizzati. Se non recuperati, tutti questi abiti sarebbero diventati immondizia destinata ad ingrossare le discariche.
Ma esistono anche nuove forme di risparmio adottate da franchising e negozi “ufficiali”: c’è chi offre sconti in cambio del vecchio reggiseno o del costume da bagno, ci sono le ormai indispensabili carte punti e decine di siti dedicati allo shopping on line a prezzi superscontati. Unico neo non poter misurare i capi. Ma tutti garantiscono la possibilità di restituzione. C’è anche chi, infine, usa internet come bacheca virtuale per il suo appello. Capita ormai sempre più spesso di leggere, anche su Ebay, di persone indigenti che chiedono in regalo vestiti usati. Un modo nuovo di essere solidali.
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