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MONTALTO UFFUGO (CS) – «DON Gaetano Mauro è stato il profeta di Dio» e di questo profeta calabrese, così definito da monsignor Salvatore Nunnari, ieri la chiesa cosentina ha consegnato alla Congregazione per la causa dei Santi gli atti della fase diocesana del processo di canonizzazione. Una cerimonia emozionante nel duomo della Madonna della Serra a Montalto Uffugo dove si sono riuniti i padri della congregazione dei Pii operai catechisti rurali fondata nel 1928 da don Mauro insieme a tantissimi fedeli giunti da varie parti d’Italia e del mondo e alle istituzioni politiche e militari. Un grande calore nell’abbraccio simbolico a un uomo che da piccolo parroco di paese è riuscito a trasmettere il suo messaggio di amore per i giovani e per la gente rurale. «Un sacerdote – ha detto ancora l’arcivescovo di Cosenza durante la celebrazione – che attraverso la sua opera e la Congregazione di cui è stato fondatore ha riscattato materialmente e moralmente la gente dei campi». 

 

Ieri sono stati posti i sigilli sui pacchi che racchiudono tutti i documenti e le testimonianze che serviranno a verificare la “Fama di santità” di don Gaetano Mauro. Il postulatore padre Francesco Ricci li consegnerà personalmente a Roma ai membri della Congregazione per la causa dei Santi. Da questo momento si aprirà una nuova fase del processo di canonizzazione che potrebbe proclamare in un primo momento il Servo di Dio don Gaetano Mauro Venerabile. Per prima cosa la Congregazione per le Cause dei Santi controllerà che la raccolta del materiale sia avvenuta in modo corretto, e  nominerà un relatore della Causa che guiderà l’organizzazione del materiale nella “Positio super virtutibus” del Servo di Dio Gaetano Mauro. La Positio non è altro che un dossier dove si esprimono  in maniera ragionata le presunte virtù eroiche, e vengono usate le testimonianze e i documenti raccolti durante l’inchiesta diocesana. A questo punto si organizza una commissione di 9 teologi, detta Congresso dei Teologi, per l’esame della “Positio” del postulatore. Se questi danno parere favorevole allora si riuniscono i cardinali e i vescovi della Congregazione dei Santi, terminata la quale il Papa autorizza la lettura del Decreto ufficiale sull’eroicità delle virtù del Servo di Dio. Questi d’ora in poi viene chiamato “venerabile”. 

 

Il processo di canonizzazione non si ferma qui la fase successiva è la dichiarazione di beatificazione, per arrivare alla quale deve essere riconosciuto un miracolo attribuito all’intercessione del venerabile. Qualcuno deve aver pregato la persona e questa deve aver “risposto” venendo in soccorso con un evento inspiegabile e “prodigioso”, il venerabile fa da tramite tra l’uomo e Dio: questo viene ritenuto dalla Chiesa un segno inequivocabile che la persona è in Paradiso e di là può e vuole soccorrere i vivi. La cautela in questa fase diventa ancora maggiore. Perché un miracolo venga preso in considerazione dalla Congregazione dei Santi occorre una nuova Inchiesta Diocesana che andrà consegnata alla Congregazione dei Santi.

 

Tra gli episodi a cui la Chiesa cattolica più frequentemente attribuisce carattere miracoloso vi sono: l’incorruttibilità del corpo dopo la morte, come per Santa Caterina da Siena, il cui corpo è ancora integro dopo quasi 650 anni dalla morte; la “liquefazione del sangue” durante occasioni particolari, come san Gennaro; “l’Odore di Santità”: il corpo emanerebbe profumo di fiori, anziché il consueto odore di morte, come nel caso di santa Teresa d’Avila. Tuttavia il miracolo che si verificherebbe più spesso è quasi sempre una guarigione da malattia grave. Questa deve essere istantanea, senza alcuna spiegazione medica plausibile, definitiva e totale.

 

La Positio sul miracolo viene quindi esaminata da 5 medici: se questi dichiarano di non sapere dare spiegazione razionale e scientifica dell’avvenimento, si configura la possibilità di ritenerla miracolo. Il fatto viene valutato da 7 teologi, quindi da vescovi e cardinali. Terminate queste riunioni il Papa proclama il venerabile beato in una Messa solenne, quindi stabilisce una data della memoria nel calendario liturgico locale o della famiglia religiosa cui la persona apparteneva. Il 14 settembre scorso abbiamo assistito alla proclamazione a beata di suor Elena Aiella che ha molto in comune con don Mauro, il sacerdote è stato il suo parroco e il suo confessore quando la Monaca santa abitava a Montalto Uffugo.

 

L’iter del processo di canonizzazione si conclude con l’elezione a santo se viene riconosciuto un altro miracolo, a seguito di una valutazione che ha lo stesso iter e la stessa severità del primo.

 

Il cammino verso gli altari di don Gaetano Mauro vivrà ancora di tante fasi ma la grande partecipazione alla celebrazione di ieri è il segno che il suo carisma è entrato nei cuori di molte persone anche attraverso l’opera dei padri ardorini. Don Mauro ha lasciato una grande eredità «Egli ha saputo anticipare i tempi – ha detto ancora il vescovo Nunnari – per la considerazione rivolta ai giovani e agli uomini impegnati nel lavoro della terra». Nel duomo della Serra ieri accanto a Nunnari e al superiore generale degli ardorini padre Ermolao Portella c’erano il vescovo emerito di Benevento Serafino Sprovieri, il vescovo di Melfi Gianfranco Todisco, il superiore generale dei Cappuccini padre Antonio Urso, Giuseppe Gallo, sindaco di Rogliano, luogo natale di Don Mauro e il sindaco di Montalto Ugo Gravina insieme al giudice delegato monsignor Francesco Marigliano, il postulatore della causa Don Francesco Maria Ricci ed il promotore di giustizia Monsignor Pietro Maria Del Vecchio con il notaio che ha dato lettura al verbale, Domenico De Rasis. 

 

E poi tantissimi fedeli perché sono i fedeli quelli che riconoscono nella vita e nelle opere delle persone la manifestazione dei doni di Dio.

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