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COSENZA – «Purchè se ne parli». Giacomo Mancini jr se la cava con una secca citazione di Oscar Wilde su Facebook, ma delle celebrazioni in programma a Cosenza nei prossimi giorni per ricordare la figura di Giacomo Mancini senior se ne parla eccome. Diciamo che sono diventate un vero e proprio caso dopo che il direttore Matteo Cosenza, che era stato chiamato ad intervenire nel dibattito previsto al teatro Rendano, ha scritto un editoriale dal titolo eloquente “Non ci vado in omaggio a Giacomo Mancini”.

Le prese di posizione dopo l’editoriale di ieri si sono moltiplicate fra favorevoli e contrari, fra chi ritiene che la tre giorni di celebrazioni (che si terranno a Cosenza a partire dal 31 marzo) siano totalmente fuori quadro rispetto alla storia politica e personale del vecchio leone socialista e chi invece asserisce che le polemiche dell’ultim’ora siano assolutamente prive di senso.

«Riteniamo sgradevoli e del tutto fuori luogo le polemiche sugli eventi organizzati per il decennale della scomparsa di Giacomo Mancini dalla Fondazione a lui dedicata». È quanto si afferma in una nota della Fondazione Giacomo Mancini che è organizzatrice dell’evento. 

«A Cosenza – prosegue la nota della Fondazione – saranno presenti personalità della cultura, del giornalismo e della politica che non hanno bisogno di presentazione tanta è la loro fama, e non solo a livello nazionale. Siamo grati che tutti abbiano accolto in maniera entusiastica il nostro invito. Alcuni dei nostri ospiti hanno un proprio percorso politico e legittimamente esibiscono la propria militanza. C’è chi viene dalla sinistra più estrema e chi da destra. Oltre naturalmente a chi ha una storia e una appartenenza socialista».   

Insomma per la Fondazione quello organizzato non è un dibattito a senso unico, ma un confronto corale fra persone che hanno nel corso degli anni avuto contrasti o alleanze con il vecchio leader socialista. E poi ci sono giornalisti la cui fama travalica i confini nazionali come Renato Farina, opinionista, già vicedirettore del Giornale e Libero e che ha ammesso di aver collaborato con il Sismi. Un tema che effettivamente al vecchio Mancini stava molto a cuore.

«Per parte nostra – riporta ancora la nota – siamo felici che tutti abbiano compreso e condiviso il nostro unico intento: sottrarre la figura di Giacomo Mancini dalle maldestre strumentalizzazioni contingenti e locali, e far discutere del leader socialista e delle sue battaglie, del suo pensiero e delle sue intuizioni i suoi compagni di sempre insieme ai suoi avversari, di far confrontare chi lo ha sempre sostenuto con chi lo ha combattuto anche aspramente. Consentendo a tutti, a dieci anni della scomparsa, di offrire una lettura (o anche una rilettura) dei fatti che hanno visto protagonista Giacomo Mancini e che hanno caratterizzato il primo mezzo secolo di vita repubblicana. Soltanto chi è mosso da un miope provincialismo o chi si fa guidare da modesti interessi, non riesce o non vuole percepire il portato culturale delle iniziativa che la Fondazione ha voluto realizzare. Anche con il sostegno di alcune importanti istituzioni cosentine e calabresi (non tutte, nostro malgrado) i cui rappresentanti ci onoreranno della loro presenza e del loro indirizzo di saluto». (m.cl.)

 

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