Mare sporco nel Cosentino
3 minuti per la letturaCOSENZA – Fra i tanti paradossi che si verificano in Calabria, forse il più irritante è quello relativo alla depurazione. Abbiamo centinaia di milioni da anni fermi nei cassetti della Regione perchè i comuni non hanno le capacità tecniche per progettare la realizzazione o l’efficientamento di nuovi impianti. I soldi così restano fermi, mentre l’Unione Europea continua a rifilarci multe salatissime per infrazioni ambientali. Tanto per capire l’ampiezza del fenomeno: su circa 900 procedure di infrazione aperte dall’Ue in Italia circa 180 sono della Calabria, la regione che dovrebbe fare dei suoi 800 km di costa il volano dello sviluppo futuro.
Il presidente Roberto Occhiuto ha deciso di aggredire il problema. Come ha ribadito ieri nel convegno organizzato dall’istituto Nautico di Pizzo sta ragionando in pieno inverno come sciogliere i nodi della depurazione per avere i primi risultati in estate.
Presidente, a che punto siamo con i lavori di realizzazione dei depuratori?
«Ovviamente a rilento, bisogna premere sull’acceleratore. Nei giorni scorsi abbiamo fatto una ricognizione dello stato degli interventi e ci sono diverse opere già in fase di realizzazione, altre in cui siamo alla progettazione esecutive, altre ancora in alto mare».
E lei cosa intende fare per velocizzare i lavori?
«Vorrei utilizzare la stessa modalità che abbiamo seguito per accelerare i lavori dell’ospedale di Vibo Valentia. Lì c’era ad esempio un problema con Rfi allora abbiamo fatto un tavolo con Perfetto e Procuratore e abbiamo coinvolto Rfi che effettivamente ha risolto il problema dopo che abbiamo interloquito con il Ministero della Salute e la dottoressa Adduce. Insomma dobbiamo aggredire i problemi mettendo attorno ad un tavolo tutti i decisori o i soggetti coinvolti».
Il problema però non riguarda solo i depuratori da realizzare, ma anche quelli esistenti…
«In questo senso si colloca la convenzione che ho sottoscritto con la stazione marittima di Amendolara “Anton Dohrn”. Lì ad esempio hanno una tecnologia che permette di rilevare la provenienza dei fanghi e risalire all’origine. Guardi io penso che al di là delle infrastrutture, servono più controlli sulla gestione degli impianti che nella maggior parte dei casi sono affidati ai privati. Quello che ho in mente è creare una task force con le Procure e gli esperti del centro di Amendolara e dell’Arpacal per una verifica costante sui luoghi. Io penso che se riusciamo a mettere in campo un’azione del genere, riusciamo a mitigare il problema del 40/50% con un grandissimo beneficio per il nostro mare e quindi anche per il nostro turismo, la nostra economia».
Per l’altro pezzo che manca servono i depuratori nuovi?
«Sì, in Calabria abbiamo diversi impianti che sono tecnologicamente obsoleti, altri che sono tarati sulla popolazione invernale e non su quella estiva e quindi in agosto vanno in pesante sofferenza. E’ chiaro poi che dobbiamo intervenire anche sulle aree interne che sono il vero problema visto che poi i nostri fiumi rischiano di portare a mare di tutto. Per rendersene conto basta guardare il Mesima com’è ridotto. Aggiungo che le sanzioni che ci commina l’Europa spesso sono dovute a problemi di collettamento. Secondo la legge almeno il 95% degli edifici dovrebbe essere collettato alla rete fognaria, in Calabria abbiamo piccoli paesi e anche quartieri di città medio/grandi che hanno percentuali di collettamento davvero molto, ma molto basse. Su queste cose interverremo dando una mano ai comuni nella fase di progettazione ed esecuzione dei lavori».
Insomma quella della depurazione è l’altra scommessa importante di Occhiuto dopo ovviamente quella della sanità. Una sfida altrettanto impegnativa e dagli esiti certamente non scontati per i ritardi storici su un settore che finora è costato un mare di quattrini ai calabresi senza risultati tangibili. Lavorarci in pieno inverno e non a ridosso dell’estate sicuramente è un primo buon viatico.
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