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Cittadini, movimenti, associazioni e sindaci con la Cgil nel corteo in difesa della Sanità pubblica a Cosenza
COSENZA – «La salute è un diritto, la sanità un dovere». «Più investimenti e meno tagli»; «Cup in ospedale e guardia medica sempre presente». «La sanità pubblica non si svende, si difende», «Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto», «Servizi non garantiti, spopolamento assicurato», «Più diritto alla prevenzione, più diritto alle cure».
Tra slogan, cori e striscioni, è questa la fotografia del corteo di ieri mattina che ha attraversato la città di Cosenza su iniziativa della Cgil, forze politiche progressiste, movimenti, associazioni, comitati spontanei di cittadini. Erano tutti dalla stessa barricata per difendere il sistema sanitario pubblico e chiedere misure urgenti e necessarie perché è tutto alla deriva; dalle liste d’attesa interminabili, al pronto soccorso costantemente in affanno e spesso protagonista di storie poco felici; dalla carenza di personale medico, a strutture malfunzionanti o depotenziate come i consultori. Ma anche la lentezza nel far nascere la Case della salute e i ritardi sulla medicina di prossimità.
I SINDACI NEL CORTEO PER LA SANITÀ PUBBLICA A COSENZA
A tale scopo, tante voci ne fanno una, nasce il Comitato per la sanità pubblica della provincia, un’organizzazione che ha come principio base la mobilitazione, l’attivismo di massa, questo corteo il suo battesimo. Preso d’assalto dalle adesioni, a dimostrazione che con la salute non si scherza. Deve essere il bene primario dei cittadini garantito e tutelato. Circa 700 i manifestanti, presenti, tante personalità dell’amministrazione locale, regionale.
Tra i primi cittadini Franz Caruso (Cosenza), Paolo Pappaterra (Mormanno), Virginia Mariotti (San Marco Argentano), Domenico Lo Polito (Castrovillari), Fabrizio Fabiano (Zumpano) e Giuseppe De Santis (Rovito). «Scendere in piazza questa mattina significa sostenere una causa essenziale, la salute va difesa, è un obiettivo di civiltà e democrazia. I nostri cittadini vivono situazioni emergenziali per cui sono costretti ad emigrare e, non potersi curare nella propria città mette in evidenza un esodo sanitario che è in continuo aumento, tanto da far registrare una spesa di 264milioni di euro.
«HO CURATO IL MIO TUMORE ALL’ESTERO PER PAURA DI MORIRE»
Questo non è ammissibile, come non lo è la carenza di personale, la mancanza di posti letto, di investimenti adeguati», riferisce Caruso, il quale ribatte la sua posizione sull’ospedale HUB, così come la necessità di un dialogo con più parti a livello regionale, questo essenziale non solo nel settore sanitario: «La Calabria ha bisogno di tutto», conclude.
Un corteo che è partito da piazza Loreto, si è snodato per le vie del centro città con fermate davanti la Prefettura, l’Asp e l’ospedale dell’Annunziata. Gente adirata, tanto malcontento: «Ho curato il mio tumore all’estero per paura di morire», ci dice una signora. Partecipano famiglie con bambini, tanti giovani, lavoratori, passanti che si uniscono in corsa e c’è chi applaude dal balcone di casa.
LA RABBIA DELL’ESARO: «L’OSPEDALE PIÙ VICINO È A 50 KM DA NOI»
I manifestanti venuti dalla Valle dell’Esaro esaltano la loro disperazione: «Per l’ospedale più vicino dobbiamo fare 50 chilometri, siamo in una valle di lacrime». Una protesta che “contamina”, che fa rivoluzione contro l’involuzione e la negazione di un diritto essenziale. Manifestare “in festa” sarà stato visto da molti come qualcosa di anomalo, per la presenza di una street band che accompagnava il cammino, in verità ha reso l’idea di una città unita, che sa condividere che sa fare battaglia per difendere, per pretendere il giusto, per salvare il salvabile e stimolare a ricostruire perché la sanità calabrese, ha bisogno di questo: soluzioni e non prese in giro, concretezza e non finzione.
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