Il dibattito nella sede centrale del Quotidiano del Sud
3 minuti per la letturaCOSENZA – Aprire un dialogo con l’Asp di Cosenza, lavorare sui problemi della sanità in Calabria: dal Cup alle aggregazioni di medici di medicina generale, il taglio dei reparti, il paradosso del punto nascita Sacro Cuore che chiude. Comunità competente guarda alla provincia più grande della Calabria, ai suoi bisogni e alla necessità di cambiare il “volto” della sanità in Calabria. Lo fa con un incontro «di lavoro» nella sede del Quotidiano del Sud a Castrolibero, assieme al direttore generale dell’Asp di Cosenza Antonello Graziano.
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Si inizia dalle liste d’attesa e dalla carenza di personale, nodo centrale dell’introduzione di Elena Hoo dell’Auser di Cosenza, che annuncia l’apertura di sportelli assieme alla Cgil «per facilitare l’accesso alle cure» e far conoscere quanto già c’è ma scarsamente si conosce, a partire proprio dalle Aft. Il punto è rimarcato da Rubens Curia, portavoce di Comunità competente, la realtà fondata assieme a don Giacomo Panizza di progetto Sud che raccoglie attorno a sé 105 associazioni. Curia insiste su quegli strumenti di partecipazione che dovrebbero essere presenti nel sistema sanitario calabrese, dalla consulta delle associazioni e il tavolo del volontariato, aspetti che Graziano è chiamato a introdurre nelle prossime settimane. In una Calabria che taglia i punti nascita «abbiamo proposto che si facciano le case della maternità, non aspettiamoci un quarto parto in ambulanza o a casa». Stesso vale sugli screening «siamo disponibili a collaborare perché si incrementino».
Un punto «a favore» della nuova rete ospedaliera: «sono previsti – dice Curia – gli ospedali territoriali». Il punto è a monte: in una Calabria con al centro gli ospedali bisogna offrire un nuovo paradigma. Le cure prima a casa, fuori dai Pronto soccorso. «In 12 anni non è cambiato nulla – dice don Giacomo Panizza – non è cresciuta la salute. Quanta gente di Calabria viene ancora nella mia Lombardia, non solo come paziente ma anche come primario». Panizza insiste fortemente sulla necessità di organizzarsi, di creare una sorta di raccordo tra la cittadinanza e il “sistema”.
Una connessione che ha uno scopo: riconsegnare ai cittadini la partecipazione attorno ad un tema collettivo. La salute. Tema che è al centro dell’intervento introduttivo del direttore del Quotidiano Massimo Razzi: «Sostenere la partecipazione, raccontare le vostre “gesta” e magari tra un anno organizzare degli stati generali sulla sanità in Calabria. Un po’ come avvenne nel 2012 con la “marcia del 40mila” organizzata da questo giornale a Reggio Calabria contro la ’ndrangheta». Poi si entra nelle questioni tecniche, quelle che riguardano più da vicino la comunità della provincia di Cosenza. Il presidente dell’Ordine provinciale degli infermieri, Fausto Sposato, ritorna su una proposta che porta avanti da tempo. «La maggior parte degli interventi che bloccano le liste d’attesa potrebbero benissimo farli gli infermieri. lasciamo ai medici la possibilità di fare i medici». «Se è vero che la casa deve essere il primo luogo di cura c’è bisogno che qualcuno cambi il paradigma, che si faccia in modo che un infermiere di comunità bussi a casa dei pazienti, che faccia prevenzione nelle scuole. In Calabria ci sono 85mila anziani soli».
Da una parte gli infermieri, dall’altra i medici di medicina generale riuniti nelle Aft. Antonio D’Ingianna (Fimmg) annuncia delle novità in arrivo: «In ogni Aft sono stati assunti collaboratori di studio e infermieri, ora dobbiamo farle funzionare». A partire dagli screening oncologici, dove la Calabria registra numeri pessimi per adesioni e controlli. «La prossima settimana verrà deliberato proprio su questo nell’Asp di Cosenza. Saranno i medici a sensibilizzare e chiamare i pazienti, faremo una grandissima campagna informativa». Nel frattempo, vanno potenziate, avvicinando la salute al territorio. Anche su questo si sta lavorando.
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Ottimo articolo