La conferenza stamap di Carlo Guccione e Giuseppe Mazzuca
3 minuti per la letturaCOSENZA – «La campagna elettorale non ci aiuta, ma siamo chiamati tutti, nessuno schieramento escluso, a lavorare con il governo per riformare il piano di rientro della sanità. All’orizzonte c’è un altro triennio di commissariamento, almeno fino al 2028».
Carlo Guccione, della direzione nazionale del Pd, lancia il sasso nello stagno. Lo fa a chiusura di una conferenza stampa rovente sullo stato della sanità calabrese. Incontro aperto con un punto ormai chiaro a tutti. Quattordici anni di commissariamento, cinque leggi speciali e altrettanti piani operativi «in deroga alla Costituzione» e il risultato non c’è. La Calabria condannata mentre altre dieci regioni, in tre anni, sono riuscite a chiudersi alle spalle la stagione dei commissari.
Guccione non fa sconti al commissario-presidente, al «dejà vu» dello scontro con il governo, stavolta sul Pnrr, ai tempi di Oliverio con l’allora commissario Scura. «Siamo un’anomalia – dice – abbiamo avuto cinque decreti Calabria che hanno rafforzato i poteri del commissario. Più poteri, più risorse, sono state approvate norme discutibili che hanno portato al via libera di bilanci senza quelli precedenti approvati nelle Asp di Reggio e Cosenza». Due aziende che da sole «pesano circa 2 miliardi e mezzo sui 3,5 che ci dà il governo. Cosa succederà sulla tenuta dei conti quando i bilanci saranno approvati?».
Non ci sono giudizi positivi su Occhiuto. A quasi tre anni di gestione da commissario la fuga dei calabresi per le cure è arrivata a 280 milioni di euro, il 12% dei cittadini non si cura, i Livelli essenziali sono a picco. «E il disavanzo non si riduce. Quella che vediamo è finanza creativa». Il riferimento è a quanto sostengono i ministeri. L’avanzo di gestione accumulato in questi anni è frutto di mancata spesa per i servizi sanitari. E poi c’è la rete ospedaliera, «un decreto modificato tre volte che forse non verrà approvato dai ministeri». In mezzo quanto accade ormai dal lontano 2016. Posti letto rimasti sulla carta che Occhiuto vuole ulteriormente aumentare.
«Sono tutte riforme sulla carta – insiste Guccione – dobbiamo affrontare la questione con molta determinazione, non basta dire che il sistema è fallito. Non basta fare una sala operativa del 112 quando poi non ci sono i medici nelle ambulanze». Il paragone è duro: «Gli stessi problemi che c’erano nel 2008 sono presenti ancora oggi. Bisogna aprire una vertenza per cambiare le regole del piano di rientro della sanità calabrese perché non ne potremo uscire. Se prevarrà sempre l’aspetto economico e finanziario non saremo in grado».
L’altro punto di vista è quello di Giuseppe Mazzuca, presidente del consiglio comunale di Cosenza. «Di questi 14 anni commissariati ben 9 sono stati gestiti dal centrodestra e i risultati della gestione Occhiuto rimangono fallimentari. Non garantiti i Lea, mancano le cure essenziali, i nuovi ospedali esistono solo sulla carta e sulla rete ospedaliera siamo dovuti scendere in piazza». Il punto dolente è il nuovo ospedale: «Due anni fa ne abbiamo deliberato come Consiglio l’ubicazione in virtù di uno studio costato oltre 700mila euro. Sono passati 24 mesi non c’è ancora risposta ufficiale. Si è voluto fare melina con un nuovo studio di fattibilità. La delibera, addirittura, indica un luogo a discrezione della società vincitrice. Il vero scopo è chiaro: fare un policlinico universitario e lasciare l’attuale ospedale, costruito nel 1939, ancora aperto e con 300 posti letto che mancano».
Questioni che generano anomalie gravi: pazienti in attesa anche per giorni di un posto, garantito solo da dimissioni di altri cittadini. E poi il punto politico: «Non ho mai visto un commissario che minaccia di dimettersi per ciò che i suoi alleati non vogliono dargli. A Roma il colore è uguale a quello del governo regionale, il ministro Fitto è dello stesso partito del vicesegretario Occhiuto. Una barzelletta».
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