Flavio Stasi, candidato da una parte del Pd alla presidenza della Provincia di Cosenza
3 minuti per la letturaCOSENZA – Il Pd calabrese non si limita più a toccare il fondo, ma ha iniziato a scavare. Così domenica sera è riuscito nel miracolo di consegnare la Provincia di Cosenza al centrodestra. Un’istituzione simbolica dal punto di vista politico visto che in quel palazzo si sperimentò per la prima volta un governo di centrosinistra Dc-Psi. Presidente era Guarasci, l’anno era il ‘62 e avvenne prima che simile esperimento venne fatto a Roma.
Ma se la sconfitta è imbarazzante e dimostra che il Pd, come abbiamo scritto in occasione delle elezioni dei consiglieri provinciali, non è più il partito dei sindaci, ancora peggio sono le analisi post voto. In particolare quella partita dalla Federazione provinciale del Pd in cui tutte le colpe della sconfitta sono caricate sul sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, e alla sua tenace volontà di candidarsi.
Ma chi fa una simile analisi? Mistero. La nota è firmata da un fantomatico ufficio stampa che, fino a prova contraria, non ci pare esattamente un organo politico. Tace il commissario della federazione, Francesco Boccia, e tace anche la sua vice, Maria Locanto. Altri esponenti del Pd, come il presidente del consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, puntano invece, senza se e senza ma, il dito proprio sulla coppia che dovrebbe governare il partito cosentino. Nei corridoi del partito e non della federazione fantasma, si dice che Stasi non si sia candidato per un capriccio, ma perchè sollecitato proprio da Boccia che aveva stretto un accordo con il sindaco di Corigliano-Rossano. L’accordo passava per l’elezione, che in effetti è avvenuta, di Aldo Zagarese in consiglio e nella candidatura di Stasi a presidente. Prima, però, si doveva consumare il passaggio di Stasi nel Pd.
A quel punto, è scattata la solita guerra intestina con il gruppo che fa capo a Nicola Adamo che si è messo di mezzo con la candidatura di Nociti. L’accordo prevedeva il via libera all’elezione di Maria Locanto a segretario provinciale del Pd. Boccia pare abbia preferito questa seconda opzione, provocando l’irrigidimento di Stasi e la consegna della vittoria al centrodestra, che sosteneva in maniera compatta il sindaco di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, che così è diventata la prima donna a governare la Provincia di Cosenza.
Purtroppo i guasti interni al Pd rischiano di non fermarsi qui perché una situazione molto simile si sta verificando a Catanzaro, città chiamata al voto in primavera. Anche in questo caso si è partiti dal congresso provinciale sul quale è stato trovato faticosamente l’accordo sul nome di Giampà. Per il candidato sindaco, invece, le cose si sono un filino complicate e sono sbocciate diverse candidature fra cui quella del docente universitario Valerio Donato, che con il suo nome ha bruciato tutti sul tempo. Boccia però, non si capisce bene a che titolo se non quello di responsabile enti locali del Pd, mentre qualcuno provava a suggerire lo strumento delle primarie, ha detto che il candidato sindaco era l’altro docente universitario, Nicola Fiorita. Anche questa scelta ha creato un piccolo terremoto nel partito più per il metodo che per il merito. Ci sono state dimissioni eccellenti e lunghi coltelli nel partito, mentre Donato, col suo profilo civico, cresce giorno dopo giorno. Fra l’altro sottraendo spazi ad un centrodestra che non riesce ad uscire dall’impasse nel quale è piombato.
Insomma anche con un centrodestra a pezzi, a Catanzaro il Pd rischia di brutto per via di un concorrente interno. Sarebbe l’ennesimo miracolo politico di un partito che, come l’Inter di Inzaghi, sembra davvero aver dimenticato come si vince.
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