Giacomo Mancini al Comune con il sindaco Stancati che accoglie Pietro Nenni e Michele Cozza
5 minuti per la letturaHA fatto discutere i lettori la nostra radiografia sui vent’anni della morte di Giacomo Mancini. Una piccola inchiesta per comprendere chi in Calabria in questi lustri è stato nel solco dello statista socialista che concluse la sua carriera politica come sindaco di Cosenza, lasciando un profondo segno nella storia della sua città e della regione.
Come criterio si è utilizzato i ruoli ministeriali dell’ultimo ventennio, i presidenti di Regione e sindaci che si sono fatti notare per opere e buona attività amministrativa.
Una perimetrazione che ha mancato delle personalità che meritano di stare in questo quadrante per risultati, storia personale e carisma. Ne ho identificato quattro, che hanno in comune due costanti. Provenire dalla tradizione socialista e aver avuto in qualche modo lo stesso percorso di Giacomo Mancini, ovvero passare da ruoli più importanti a quello di sindaco del proprio luogo d’origine.
Un identikit che si adatta alla perfezione a Sandro Principe, figlio d’arte di Cecchino, ma che proprio sulle questioni della loro amata Rende, hanno interpretato con diversa personalità un modello urbanistico molto apprezzato (ne abbiamo ancora riverberi di attualità con la recente cittadinanza onoraria assegnata all’architetto Malara autore del Prg scelto da Principe senior).
Sandro Principe, carattere coriaceo, formato dal basso, arriva in Parlamento e diventa sottosegretario nella tempesta di Mani Pulite come sottosegretario dei governi Amato e Ciampi.
Dopo essere stato sindaco dal 1980 al 1987, ritorna da primo cittadino tra il 1999 e 2004 esercitando il mandato con decisionismo e buona amministrazione. Consenso ed affetto radicato. Un virtuoso rapporto con l’Università, l’abbandono del campanilismo ristretto per una visione pianificatrice che lo vide dopo anni di lotte tra socialisti gran collaboratore del Mancini sindaco di Cosenza. La programmazione di area vasta nei Pit ne è la prova calzante. Sandro Principe ha avuto una visione dell’urbanistica realizzata avendo presente il modello del ring viennese. Servizi efficienti, parchi e verde, ha modellato un’identità rendese in un territorio vasto e variegato. Merito anche delle 30 scuole costruite, delle molte chiese realizzate, e un progetto culturale che tra Settembre rendese e creazione di Musei hanno evitato la periferia ad un luogo che ha visto crescere una popolazione residente che si è integrata con i numerosi universitari fuori sede. Anche la sua stagione da assessore alla cultura regionale nell’amministrazione Loiero ha prestato attenzione alla valorizzazione delle aree archeologiche con spettacoli di teatro classico, ascolto alle esigenze delle case editrici, un fecondo dialogo tra operatori del settore e un politico attrezzato sul settore.
Non si può dimenticare il tragico attentato del 29 maggio del 2009, quando fu vittima di un colpo di pistola alla tempia mentre inaugurava la chiesa di San Carlo Borromeo. Un vero miracolo gli salvò la vita, registrando un affetto collettivo ancora oggi nella memoria di tutti.
Anche Sandro Principe, come Mancini, ha dovuto scontrarsi con inchieste giudiziarie. Fu inquisito da Agostino Cordova, mentre era uomo di governo. Pagò caro il fatto di aver preso un caffè in una campagna elettorale nel posto sbagliato a Rosarno, e una raccomandazione per il servizio militare alla persona con parentele imbarazzanti. La vicenda finirà archiviata. Ad anni di distanza, è invece, tutt’ora in corso un processo che vede Sandro Principe, oggi capo dell’opposizione di Rende, imputato di concorso esterno e corruzione elettorale, secondo accuse di collaboratori di giustizia dei clan di Cosenza. Nell’opinione pubblica c’è molto sconcerto su un uomo politico specchiato che ha creato “un modello Rende” e ora viene accusato di aver supportato “un sistema Rende”. Nella Calabria delle sentenze contraddittorie bisogna attendere i verdetti. Esprimo molte perplessità sulla presunta mafiosità di Sandro Principe legata alla concessione di una licenza di una sorta di bugigattolo ad un “malamente”. I suoi consensi molto alti a Rende avevano bisogno di un indicibile scambio? Se ne dovrebbe parlare di più.
Altro socialista calabrese che dopo lusinghiera carriera romana si è pienamente dedicato al borgo delle sue radici è Sisinio Zito. Enfant prodige della politica, il più giovane senatore della Repubblica a 40 anni, inglese fluente appreso a Cambridge, poliglotta, assistente universitario di Giuliano Amato, condirettore di una straordinaria stagione della rivista “Mondoperaio”, porta il merito di aver inventato sulla costa Jonica “Roccella jazz” vero modello di attrattore di turismo culturale che ne ha fatto una qualificata rassegna nota e frequentata da molti appassionati. Non mancarono nei suoi confronti minacce di ‘ndrangheta che lo hanno fatto vivere sotto scorta per lungo tempo. Per dieci anni sindaco a Roccella ne ha fatto un’eccellenza calabrese e della Costa Jonica. Servizi efficienti, un lungomare che porta il suo nome e la creazione di un porto turistico sono il lascito alla sua comunità, oggi retta dal nipote Vittorio secondo una tradizione delle famiglie politiche socialiste.
Viene dal popolo Saverio Zavettieri, in Parlamento con Craxi e protagonista di un’altalenante sopravvivenza politica tra i diversi poli. Fu assessore alla cultura regionale poggiandosi al prezioso supporto eretico di Pasquino Crupi. Anche lui è scampato ad un attentato che lo voleva uccidere, salvato in questo caso dal vetro blindato di casa sua. Disse che quel progetto di morte era maturato nell’alleanza politica di centrodestra che governava. Misteri di Calabria. Anche lui è oggi sindaco della sua Bova Marina con consenso e apprezzamento dei suoi cittadini, e molta difficoltà a far chiarezza sulle gestioni commissariali di molti comuni calabresi.
E’ sindaco della bella Diamante il senatore Ernesto Magorno. Proviene direttamente dall’esperienza manciniana, essendo la mamma una celebre pasionaria del socialismo dell’Alto Tirreno. E’ stato segretario regionale del Pd, per poi approdare alla sponda scissionista renziana (Martelli alla recente commemorazione di Mancini ha detto che Renzi è un riformista).
Ha un importante ruolo al Copasir, dopo essere stato in Commissione antimafia, ma come sindaco di Diamante fa valer al meglio le sue relazioni romane per rendere la perla del Tirreno attraente ed efficiente. Roma non lo distrae dall’amministrazione locale (che registra spesso polemiche legate alle appartenenze familiari). Sindaco anche sceriffo con provvedimenti draconiani in tempi di pandemia, non lesina pugno duro e mobilitazione quando l’ordine pubblico viene turbato da episodi criminali. Ha un’idea chiara del turismo dei tempi attuali.
La nostra ricerca della buona politica continua.
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