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Il sindaco di Amantea, Vincenzo Pellegrino

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La preoccupazione del sindaco di Amantea Vincenzo Pellegrino sulla recente approvazione della riforma dell’Autonomia differenziata


AMANTEA – Vincenzo Pellegrino è il sindaco che due anni fa ha preso in mano il dissestato Comune di Amantea (oltre 40 ml il debito ereditato), dopo uno scioglimento per infiltrazioni mafiose e un lungo periodo commissariale, con una squadra di consiglieri con nessuna esperienza di politica amministrativa alle spalle. Pellegrino non ha mai nascosto di essere un uomo di sinistra. In passato è stato anche coordinatore cittadino dei Democratici di Sinistra.

AUTONOMIA, LA POSIZIONE DEL SINDACO DI AMANTEA

Ad Amantea, tuttavia, c’è tutta un’area del Pd locale, che sta portando avanti un’opposizione, senza esclusione di colpi. Ultima polemica, la spinosa questione dell’Autonomia Differenziata, appena approvata in Parlamento. Un tema sul quale Pellegrino si è espresso chiaramente e pubblicamente in questi mesi, ritenendo l’intervento legislativo una iattura per il Sud, che finisce per dividere in modo irreversibile l’Italia tra regioni ricche e quelle storicamente lasciate in una condizione di povertà.

Lei è ancora fermamente convinto delle conseguenze negative per la Calabria e per il Sud che comporta la legge appena approvata?

“Non solo continuo ad esserne convinto ma ritengo la legge approvata il punto di arrivo per chi ha sempre avuto come obiettivo la secessione. Credo che siamo di fronte ad una fase cruciale della storia del Paese, in cui l’unità nazionale è messa in discussione nei suoi principi fondamentali, a cominciare da quello solidaristico. Il tutto dopo aver depredato il Sud di mezzi e soprattutto di saperi”.

Sindaco, allora perché alcuni ambienti politici del territorio di Amantea da alcuni giorni l’attaccano mettendo in dubbio questa sua posizione sull’Autonomia?

“Guardi la mia posizione è sempre stata chiarissima. E non è maturata solo in connessione con la mia esperienza di amministratore ma anche e soprattutto come medico. Ho passato una vita nel contrastare l’emigrazione sanitaria, rinunciando a maggiori soddisfazioni professionali ed economiche nel Nord del Paese e all’estero, proprio per rientrare in Calabria da calabrese e mettendo a disposizione dei pazienti la mia esperienza accumulata fuori dalla mia regione. Non siamo in tanti ad averlo fatto. Se ci rivolgiamo alla storia, dunque, le ennesime sterili polemiche fomentate da alcuni circoscritti settori della città non possono che apparire incomprensibili, illogici. In realtà dobbiamo guardare a questi fenomeni come strumento di banale e francamente inconsistente battaglia politica, portata avanti, mi lasci dire, da alcuni mestatori del nulla”.

E però l’accusano di non aver ancora firmato il documento, in queste ore già sottoscritto da tanti sindaci calabresi anche di città importanti come il capoluogo di regione, in cui si sollecita di impugnare la legge davanti alla Consulta…

“Non sono pregiudizialmente contro questa iniziativa, così come credo se ne stiano elaborando altre. La questione che mi lascia perplesso è il metodo. Non è il momento, secondo me, di mettere il cappello su questa o altra iniziativa che possono avere il loro significato ma sulle quali sarebbe auspicabile avere la massima convergenza. Nelle giornate del 10 e 11 luglio prossimi, come mi era già stato anticipato, la presidente dell’Anci, Rosaria Succurro, ha convocato l’assemblea regionale di Anci. Ritengo sia quella la sede opportuna per prendere le decisioni più utili di contrasto all’applicazione della legge appena approvata. Ci sarà da fare una battaglia complessa e lunga, ed è evidente che la coesione diventa fondamentale, non solo tra i sindaci, le forze sociali e i partiti calabresi, ma in accordo con le altre regioni del Sud. L’Anci, in questo, può e deve assumere un ruolo centrale di coordinamento, al di là delle appartenenze politiche, come mi pare, peraltro, stia avvenendo”.

Lei pensa che il Sud ce la farà a vincere questa battaglia?

“Si, se sarà unito senza fughe in avanti, interessi di bottega o malcelate aspettative elettorali. E poi, guardi, questa non è solo una battaglia storica per il Sud ma per l’Italia intera”.

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