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Il Planetario di Cosenza

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«ANCORA nulla» è la risposta della delegata alla Cultura di Palazzo dei Bruzi Antonietta Cozza alla domanda riguardante l’eventuale riapertura del planetario che svetta in zona Gergeri. Diciassette anni per la progettazione e la realizzazione, insomma, ma uno scarso per il funzionamento dell’imponente struttura che avrebbe dovuto far sentire cosentini e visitatori tre metri sopra il cielo.

Del resto il cubo bianco, intitolato all’astronomo cosentino Giovan Battista Amico, voluto da Giacomo Mancini (2002) e inaugurato da Mario Occhiuto (2019), è secondo per dimensioni solo al planetario di Milano. Quattromila stelle riflesse sulla cupola interna dall’avanguardistico proiettore ottico starmaster della Zeiss, centotredici poltroncine roteanti, sei proiettori digitali capaci di riprodurre l’aspetto del cielo a seconda dello scorrere del tempo: questo e altro come un gioiello desiderato, poco sfruttato e poi dismesso e abbandonato.

Certo, dopo la grande festa d’apertura e dopo i primi eventi rivolti al pubblico e nella specie alle scuole grazie al coinvolgimento di un apposito comitato scientifico e dell’Unical, di mezzo c’è stata una pandemia. Pandemia che, oltre alla vita di pianeti e costellazioni posti di fronte al ponte di Calatrava, ha bloccato anche i lavori della società crotonese risultata vincitrice della manifestazione di interesse del 2020 relativa alla locazione dello spazio. In particolare, dal momento che il privato avrebbe dovuto corrispondere oltre 6mila euro di canone mensile al Comune per l’appunto in pieno lockdown, la consegna formale del Planetario alla citata società mai è avvenuta.

Risultato: in base a quanto appreso revoca della procedura, rescissione del contratto. E adesso? Adesso «ancora nulla», mentre l’erba cresce senza direzione, i cancelli sono insormontabili e Saturno, tra l’altro staccatosi dal soffitto a cui si trovava appeso all’interno del planetario, si conferma, inevitabilmente, contro.

UNA “POSSIBILE” SOLUZIONE

Davvero non c’è nulla da fare per il planetario della città bruzia? Qualcuno, anche recentemente, una soluzione l’aveva trovata, nonché illustrata circa un mese fa alla commissione consiliare Cultura del Comune. Si tratta di Francesco Valentini, docente di Fisica della materia all’Università della Calabria, senatore accademico e coordinatore della commissione Ricerca per lo stesso Senato, oltre che membro del Solar System and Exploration Working Group (Ssewg) che è un organo consultivo del Direttorato dell’Esa, composto da dodici scienziati degli Stati membri dell’Unione Europea. Insomma, qualcuno che di astrofisica se ne intende.

«Ho chiesto io – spiega Valentini – di essere ascoltato in commissione e proprio in quell’occasione, insieme al collega Pierfrancesco Riccardi, ho avanzato l’ipotesi dell’Unical come gestore, senza costi per l’amministrazione, del planetario. Del resto, al tempo dell’apertura della struttura – prosegue il professore – in base a una convenzione ad hoc, alcuni docenti del dipartimento di Fisica si erano già occupati con grandi risultati delle attività riguardanti le scuole. A oggi, poi, abbiamo moltissime richieste di studenti e studiosi affinché possano visitare la struttura; studenti e studiosi che, se solo ci venisse affidata la responsabilità scientifica del progetto, noi porteremmo in gran numero al planetario anche per svolgere orientamento in ingresso: coi costi dei biglietti – precisa – pagheremmo i dottorandi e le lezioni da loro impartite durante le attività programmate e, qualora avanzassero ricavi, daremmo naturalmente una percentuale al Comune. C’è un gruppo di astrofisica ad Arcavacata – conclude Valentini –, allora perché non sfruttarlo?».

Grande l’entusiasmo dopo l’audizione del professore in seno alla commissione presieduta da Domenico Frammartino. Tuttavia sono passati oltre trenta giorni e nulla è accaduto.

IL RETROSCENA

E se nulla è accaduto forse un motivo c’è, e va rintracciato nei 60mila euro ottenuti dal Comune, risultato vincitore dell’avviso per la manifestazione d’interesse Pac Calabria 2014-2020 “Esplorando lo spazio celeste”. Questa (buona) notizia l’amministrazione guidata da Franz Caruso non sembra averla mai pubblicizzata: d’altronde al bando regionale, considerato che il termine di presentazione delle domande era quello dell’11 settembre 2021, non vi partecipò l’attuale primo cittadino, quanto il suo predecessore.

Ora gli interrogativi sono due. Il primo: entro quale data si avrà intenzione di spendere tali risorse? Il documento sottolinea che «le attività previste per il progetto proposto dovranno concludersi, salvo proroghe, entro 12 mesi dalla pubblicazione sul Burc del decreto di approvazione della graduatoria definitiva» e cioè entro la fine del 2022.

Il secondo: dato che le attività da realizzare, indicate dallo stesso avviso, si sostanziano in «workshop e seminari; laboratori esperienziali; attività di edutainment; allestimenti e/o esposizioni e/o ambienti virtuali» e dato che si presuppone siano queste le attività del progetto approvato, i fondi dovranno essere destinati allo scopo pena la revoca del contributo (tra le cause di revoca «l’inerzia, intesa come mancata realizzazione dell’intervento, e/o realizzazione difforme da quella autorizzata e/o realizzazione parziale»).

Se questo dunque parrebbe assodato, se cioè i 60mila euro dovranno venire spesi in attività culturali e analoghe, dove si reperiranno le risorse per i lavori – necessari – di manutenzione del planetario che, visto lo stato in cui si trova, ha bisogno almeno di una ripulita? Le risposte probabilmente stanno nelle stelle.

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