Ernesto Carbone
2 minuti per la letturaSALTATO il nome dell’ex deputato e avvocato cassazionista reggino Giuseppe Valentino, su cui si era creato un vespaio di polemiche per le notizie di un suo coinvolgimento in una vecchia indagine, alla fine tra i nove dei dieci membri laici eletti ieri dal Parlamento in seduta comune c’è un altro calabrese, l’avvocato cosentino Ernesto Carbone, ex deputato del Pd poi passato con Italia Viva di Renzi e eletto in quota Terzo Polo.
Il Parlamento ha nominato ieri, oltre a Carbone, Isabella Bertolini (in quota FdI), Daniela Bianchini (FdI), Rosanna Natoli (FdI), Claudia Eccher (Lega), Fabio Pinelli (Lega), Enrico Aimi (FI), Roberto Romboli (Pd), Michele Papa (M5S). Si dovrà procedere ad una ulteriore votazione per l’elezione del decimo componente il prossimo 24 gennaio.
Ernesto Carbone, classe 1974, avvocato dal 2022, era stato eletto deputato del Pd nelle elezioni del 2013. Dal 2014 al 2017 aveva ricoperto incarichi nazionali nel suo partito, lasciato nel 2019 per passare a Italia Viva di Matteo Renzi, a cui è da sempre molto legato. Alle politiche del 2018 non era stato rieletto.
Il suo nome è collegato dalle cronache politiche anche alle furibonde polemiche divampate dopo un suo tweet (il noto “ciaone”) all’indomani del fallimento, per mancato raggiungimento del quorum, del referendum sulle trivelle.
Episodio peraltro citato dal leader di Italia Viva nel suo libro del 2022 “Matteo Renzi. Il mostro”; scrive Renzi in un passaggio: “La Puglia è in prima fila contro lo Sblocca Italia e negli ambienti legati al presidente della Regione si sussurra a mezza voce in tante circostanze che prima del referendum «accadrà qualcosa». Difficile capire se fosse tutto già scritto e l’unico ignaro fosse l’allora premier. Quello che è certo è che il clima di odio suscitato da quel referendum – di cui fa le spese anche chi, come il parlamentare Ernesto Carbone, prova a sdrammatizzare con un tweet e viene inchiodato al suo “ciaone” da un’aggressione social troppo cattiva per essere spontanea – non solo blocca ogni tipo di iniziativa parlamentare sull’energia ma soprattutto ogni ambizione di sovranità energetica per anni”.
Tornando all’elezione di ieri dei membri laici del Csm, il nome di Valentino, indicato da Fratelli d’Italia, è saltato dopo le polemiche nate dalle perplessità sollevate da M5S e parti del Pd. Lo stesso Valentino si era fatto da parte: «Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda – ha detto – nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm».
«Un galantuomo come Peppino Valentino si è tirato fuori dalla corsa per il Csm dopo essere stato mascariato con un vergognoso metodo goebbelsiano dai Cinquestelle. Valentino ha dimostrato ancora una volta dì essere un signore, un nobiluomo integerrimo con un forte senso dello Stato che ha anteposto gli interessi della Nazione rinunciando a un’elezione meritata ed essendo vittima dell’ennesima, triste pagina del giacobinismo», ha commentato Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
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