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L’analisi del voto e dell’astensione in Calabria alle Elezioni Europee nel seminario organizzato dall’Osservatorio Politico-Istituzionale dell’Unical.


Nell’aula SSP1 dell’Università della Calabria, si è tenuto il seminario “Il voto dei calabresi per l’Europa”, organizzato dall’Osservatorio Politico-Istituzionale del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. I docenti e ricercatori Antonio Costabile, Roberto De Luca, Giorgio Giraudi e Valeria Tarditi, con il coordinamento del professore emerito Piero Fantozzi, hanno presentato una prima analisi dei comportamenti elettorali dei calabresi in questa recente tornata elettorale europea, evidenziando tendenze, variazioni rispetto alle precedenti elezioni e l’impatto delle campagne elettorali locali sui risultati finali.

CALABRIA AL VOTO, IL NODO DELL’ASTENSIONE NELL’ANALISI UNICAL

Roberto De Luca ha confrontato la partecipazione alle elezioni europee del 2024 con quelle del 2019 e del 2014. In questa tornata, la Calabria ha registrato un’affluenza del 40,3%, ben al di sotto del fatidico 50%. Tuttavia, è tutta l’Italia a essere scesa sotto questa soglia con il 49,7%. De Luca ha inoltre evidenziato le differenze tra Province: Cosenza ha registrato il 45%, mentre le altre sono rimaste sotto il 40%. Come spiegare il dato di Cosenza? La maggiore partecipazione è legata al fatto che, contemporaneamente alle elezioni europee, si sono svolte le comunali. Dopodiché, il professor De Luca ha illustrato i dati della partecipazione elettorale dal 2000 al 2024 alle elezioni regionali, politiche ed europee.

RISULTATI ELEZIONI EUROPEE, LE IMPLICAZIONI

Giorgio Giraudi ha focalizzato il suo intervento sulle implicazioni dei risultati in chiave europea ed ha constatato che: «La politica nazionale delle questioni di sostegno o di opposizione al governo, quindi la politica tipica all’interno dei singoli Stati, prevale sulle questioni e sulle grandi sfide europee». Dopo aver precisato che l’EPP (European People’s Party), i Popolari, è uno dei partiti che ha vinto le ultime elezioni europee, Giraudi ha osservato che «Il dato politico più importante di tutti riguarda l’indebolimento sostanziale dell’asse franco-tedesco che potrebbe allargarsi ed estendersi alla Polonia. Non tanto l’Italia ma la Polonia potrebbe diventare il cavaliere bianco che va in soccorso dell’asse terremotato franco-tedesco. Potrebbe così crearsi un nuovo asse che cambierebbe le politiche. Si sposterebbe l’attenzione sulla difesa dell’est Europa».

L’esperto ha spiegato che «questa legislatura vedrà la creazione di maggioranze ad hoc su una serie di provvedimenti legislativi. Verranno fuori in maniera più importante, non solo nelle istituzioni comunitarie ma anche nel Parlamento europeo, quegli interessi nazionali che, a volte, tendono ad essere mascherati e compressi». Ulteriore focus sull’euroscetticismo ideologico che «troverà maggiore spazio rispetto ad un euroscetticismo di stampo radicale, soprattutto se Donald Trump vincerà le elezioni degli Stati Uniti d’America. L’asse del conservatorismo internazionale esiste e negli Stati Uniti andrebbe così a influenzare questi gruppi fortemente euroscettici».

Ultimo elemento da sottolineare: «questa legislatura è stata indicata dal Parlamento europeo uscente come una legislatura che doveva essere costituente. Ci sono una serie di allargamenti all’orizzonte, anche problematici». L’esperto ha precisato che solo riformando le istituzioni e ritoccando i trattati si potrà avere una legislazione costituente; al contrario, «in queste condizioni, ho forti dubbi che potrà aprirsi un processo di riforma che possa portare avanti un processo di integrazione».

L’IMPATTO DELL’ASTENSIONE IN CALABRIA SECONDO L’UNICAL

Antonio Costabile ha aperto il suo intervento con una riflessione sulla partecipazione elettorale, evidenziando i trend storici e le novità di questa tornata. «Ha votato il 49% dell’elettorato. Quindi, teoricamente se esistesse il “partito del non voto” sarebbe il partito di maggioranza assoluta con il 51% degli elettori». Perché i non votanti decidono chi governa? «Perché la distribuzione dei seggi viene fatta sulla base di un corpo elettorale molto ristretto. Quindi, anche con una percentuale di consensi bassa, sostanzialmente pari al 10-15% dell’elettorato totale comprendente i non votanti, un candidato, una formazione politica, con tecniche elettorali sapientemente utilizzate, coalizzandosi con altri potrebbe raggiungere il 26% del totale dell’elettorato. Il 26% sul 50% dei votanti diventa la maggioranza assoluta. Quindi, chi viene votato da un elettore su quattro può diventare il governante, sia egli presidente di regione, capo del governo nazionale o rappresentante di altro organismo. Pertanto, quando le percentuali di astensione raggiungono questi livelli, indirettamente, è l’astensionista che decide chi vince».

Ma qual è il punto chiave? A proposito delle elezioni europee, «il partito della presidente Meloni ha avuto il 28,8 % dei votanti. Resta il fatto che l’intero centro-destra, Fratelli d’Italia, più Forza Italia, più la Lega, e Noi Moderati, la formazione unita in queste elezioni a Forza Italia, ha ottenuto 11milioni di voti, pari al 22,7% dell’elettorato nazionale. Quindi, stiamo parlando della completa modifica del nostro modello abituale di ragionamento su vincitori e perdenti e di processi elettorali».

COME SUPERARE IL FENOMENO DELL’ASTENSIONISMO

Costabile ha lanciato un appello: «In democrazia bisogna cercare di condividere i progetti, costruire un futuro comune. Non sottovalutiamo questo messaggio che proviene dal popolo degli astensionisti che rappresenta la maggioranza nel Paese». Per superare il fenomeno dell’astensionismo, Costabile ha sottolineato l’importanza di una rinnovata mobilitazione dalla base, senza lasciarsi condizionare da antagonismi pregiudiziali e bandendo qualsiasi forma di violenza: «È dalla capacità di ritessere legami all’interno della società che passa un rinnovamento della politica».

IL CONTESTO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE

Per concludere l’incontro, Valeria Tarditi ha messo in luce il contesto profondamente mutato delle elezioni europee, sia a livello nazionale che internazionale: «Tra pandemia, crisi climatica, tensioni in Ucraina e Medio Oriente, unite alla cosiddetta policrisi, le democrazie sono indebolite da diversi decenni». L’esperta ha enfatizzato la crescente distanza tra elettorato e rappresentanti, la divisione politica tra Nord e Sud, e ha richiamato l’attenzione sul tema dell’astensionismo.  «Il non voto è dovuto all’apatia e alla protesta. E non finisce qui. Ci sono vari fattori, ma sicuramente c’è un ruolo determinante dei partiti che hanno perso la capacità di organizzare la partecipazione. Sono macchine ipertrofiche dal punto di vista della comunicazione, specialmente quella mediatica».

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