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Giorgia Meloni a piazza Kennedy, a Cosenza

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COSENZA – Tappa a Cosenza del tour elettorale di Giorgia Meloni a 26 giorni dalle elezioni. Militanti e simpatizzanti di Fratelli d’Italia ieri pomeriggio hanno riempito piazza Kennedy per ascoltare le parole di colei che potrebbe essere il prossimo premier. I sondaggi infatti rivelano un elevato gradimento tra gli elettori per il partito della Meloni, con il centrodestra che resta favoritissimo. Nella folla, molto variegata in termini d’età, spiccavano molti personaggi della destra cosentina e della provincia. Persone che tra gli anni Novanta e il primo decennio del Duemila hanno sostenuto Alleanza Nazionale e poi il Popolo della Libertà e che successivamente hanno resistito alle sirene leghiste e berlusconiane. Tra i più attempati non è mancato qualche nostalgico che custodisce gelosamente nel portafoglio la tessera del Movimento sociale italiano.

Solito piglio determinato che cela il tipico stress da campagna elettorale per la Meloni, che, a margine del comizio, non ha disdegnato strette di mano e selfie con i sostenitori. Sostenitori che l’hanno attesa a lungo (circa un’ora di ritardo), ma che hanno avuto modo di intrattenersi con i vari gadget a disposizione, tra cui spiccava “L’enigmistica dei patrioti”.

La folla a piazza Kennedy, a Cosenza, per Giorgia Meloni

Dopo una breve introduzione della coordinatrice regionale Wanda Ferro la leader di Fratelli d’Italia ha preso la parola. L’incipit non poteva non essere dedicato alla Calabria: «Qui c’è un entusiasmo in più. Voglio spiegare che il declino non è il destino bensì una scelta». La Meloni si toglie poi qualche sassolino dalla scarpa ricordando i difficili esordi: «Dicevano che saremmo stati cancellati dai radar della politica ma oggi potremmo essere il primo partito». Le frecciatine, che in alcuni casi diventano delle vere e proprie scudisciate, sono riservate soprattutto al M5s e affini. «Chi ci accusa di non avere una classe dirigente ha fatto ministri Di Maio, Toninelli, Speranza e Azzolina», ha tuonato la Meloni. Grande spazio dedicato poi al caro bollette «colpa di chi ha scelto di dipendere da nazioni inaffidabili senza puntare su una strategia energetica». Poi una serie di proposte sul tetto del prezzo del gas, sulla necessità di svincolare quest’ultimo dall’energia elettrica, sulla produzione nel Mar Adriatico e contro la “speculazione” di Stato. Sulle infrastrutture commerciali giunge, in particolare, l’esortazione a investire nel porto di Gioia Tauro.

Per quanto riguarda le politiche sociali è stato affossato senza remore il reddito di cittadinanza: «Sarebbe bello promettervi 780 euro al mese ma non è questa una soluzione. L’unica vera sfida è investire affinché le persone abbiano un lavoro». Proposte anche sulla valorizzazione del made in Italy e sulle storture del mercato globale: «Se vuoi il marchio di un prodotto italiano lo fai in Italia e lo fai fare agli italiani». Attacco frontale alla gauche per quanto riguarda l’istruzione. «La scuola progressista è stata uno strumento di diseguaglianza». Ecco quindi un elogio «al modello americano» e alle borse di studio per i più meritevoli.

Meloni non poteva, ovviamente, non toccare il piatto forte della casa, ovvero l’immigrazione e la sicurezza con un’affannata giustificazione della pubblicazione del video dello stupro di una donna ucraina a Piacenza. «Non abbiamo ancora vinto nulla, non avete idea di quello che scateneranno contro di noi in questa campagna elettorale, ho bisogno del vostro aiuto», ha evidenziato. L’inno di Mameli, cantato solennemente dalla folla e dalla stessa Meloni, è stato l’epilogo della serata agostana a Cosenza della leader di Fratelli d’Italia.

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